Politica

Pd, Scalfarotto contro Furfaro: "Che c'entra un vendoliano con noi?". La replica: "Ciclo finito"

Lite tra i due neo componenti della direzione dem 24 ore dopo l'assemblea

1 minuti di lettura
“Mi inquieta la nomina di Marco Furfaro nella Direzione del Pd. Furfaro è proprio uno di Sel, di sinistra tosta, di un altro pezzo di mondo”. Parola di Ivan Scalfarotto all’indomani dell’Assemblea nazionale del Pd, quella che ha ratificato ieri l’elezione di Nicola Zingaretti segretario. Scalfarotto è il deputato a cui Matteo Renzi ha affidato l’organizzazione dei comitati civici (ora affiancato da Ettore Rosato) extra Pd. Ha sostenuto alle primarie il renzianissimo Roberto Giachetti. Dice di sentirsi nel partito del neo segretario come un blairiano nel Labour di Corbyn: a disagio.
E fa un esempio per tutti: Furfaro, appunto. Cosa ci può essere di più distante sui temi e le questioni politiche? E invece nel listino della Direzione dem ecco che Zingaretti ha voluto il giovane politico, 36 anni, della sinistra, coordinatore dell’associazione Futura che ha come presidente Laura Boldrini, che è stato anche consigliere di Giuliano Pisapia, l’ex sindaco di Milano, per Campo progressista.
Furfaro, sfidato, risponde: “Definirei inquietante il risultato elettorale delle ultime politiche della sinistra in Italia, fuori e dentro il Pd. A Ivan vorrei solo consigliare di uscire dalla bolla di un ciclo finito. Perché è finito per tutti”.

Altro giro altra corsa. Nel nuovo Pd della svolta la sinistra pensa di tornare a casa. “Oggi si tratta di costruire l’alternativa alla ferocia di questo governo – continua Furfaro – Tante persone nelle piazze, alle primarie hanno mandato a tutti noi un messaggio di unità e di cambiamento, ignorarlo questo sì, sarebbe davvero inquietante”.  
Per Scalfarotto tuttavia le cose stanno diversamente. “Se tanto mi dà tanto, siamo a un Pd che si sta chiudendo in una ridotta identitaria. Un partito che si lecca le ferite nella sua tana e accarezza la sua identità, ma perde la curiosità. E’ un’altra filosofia, un ritorno indietro di linea. Anche se il gruppo dirigente resta sostanzialmente il medesimo… C'è un partito che critica aspramente i governi Renzi che è saldamente nelle mani dei ministri dei governo Renzi....”.
Ma Scalfarotto è con un piede fuori, quindi dal partito?. “Ma no, il Pd è casa mia”.
 
I commenti dei lettori