Politica

Arresto De Vito, Di Maio: "Fuori dal M5s". Il Pd: "Noi garantisti, ma Raggi si dimetta". La sindaca: "Avanti fino in fondo"

Marcello De Vito (fotogramma)
Il presidente dell'assemblea capitolina coinvolto nell'inchiesta sulle tangenti per il nuovo stadio della Roma espulso con un atto diretto del capo politico
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L'arresto del presidente dell'assemblea capitolina, il cinquestelle Marcello De Vito, nell'ambito dell'inchiesta sulle tangenti per il nuovo stadio della Roma, scatena dure reazioni politiche. Ma le critiche più forti arrivano non solo dal Pd (attaccato ieri dai grillini dopo la notizia dell'iscrizione nel registro degli indagati del segretario Nicola Zingaretti) che chiede le dimissioni della sindaca Raggi, ma proprio da esponenti del M5s e in nome dell'onestà, il pilastro portante del Movimento che appare piuttosto lesionato.

Al punto che il capo politico Luigi Di Maio decide l'espulsione, seduta stante, di De Vito senza nemmeno passare dai probiviri: "Marcello de vito è fuori dal movimento 5 stelle. Mi assumo io la responsabilità di questa decisione, come capo politico, e l'ho già comunicata ai probiviri", scrive su Facebook. Aggiungendo: "È un insulto a ogni attivista che si fa il mazzo".

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Da parte sua Raggi afferma di "aver fiducia nella magistratura". Ma precisa di voler andare avanti fino in fondo: "Ho dichiarato guerra alla corruzione e respinto i tentativi di chi vuole fermare l'azione di pulizia che portiamo avanti. Qui non c'è spazio per ambiguità. Non c'è spazio per chi immagina di poter tornare al passato e contaminare il nostro lavoro. Avanti fino in fondo, senza se e senza ma, per la legalità".

"È un episodio tristissimo - commenta il sottosegretario pentastellato al Viminale Carlo Sibilia -  Ma come gruppo politico dobbiamo avere una reazione immediata e dura. Questa è la differenza che ci sarà sempre tra il M5S e le altre forze politiche. Gli altri li coccolano, noi no".

Il presidente della Camera Roberto Fico aggiunge a margine di un evento in ricordo di Ilaria Alpi: L'arresto di De Vito è un fatto terribile. La corruzione è l'atto più deprecabile che un politico possa fare e va condannato al 100%. L'importante è che la magistratura vada avanti nelle indagini. Ho piena fiducia nella magistratura. Non si guarda in faccia a nessuno, senza se e senza ma, fermo restando il diritto di De Vito alla difesa".

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Anche Roberta Lombardi, consigliera regionale cinquestelle, scrive in un Tweet: "Gravissime le accuse che hanno portato all'arresto di marcello #devito. Ripongo la massima fiducia nel lavoro della magistratura con l'auspicio che si faccia chiarezza al più presto su questa inquietante vicenda. L'onestà deve essere sempre la nostra stella polare".

Pure il senatore m5s Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia, calca la mano sull'intransigenza: "I fatti contestati a Marcello De Vito sono gravissimi: in questo momento,ancor più di prima, è necessario ribadire la piena e totale fiducia nell'operato della magistratura e delle forze dell'ordine. Non si può rimanere in silenzio. La corruzione è un male che colpisce in qualsiasi forza politica e bisogna essere intransigenti".

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Tra le fila del Pd c'è chi chiede passo indietro della giunta Raggi, un invito che anche il sindaco di Parma ex grillino Federico Pizzarotti rivolge alla sindaca cinquestelle di Roma. Il deputato dem Michele Anzaldi scrive infatti su Facebook: "Il Movimento 5 stelle che ieri chiedeva in massa le dimissioni di Nicola Zingaretti per un'indagine dove viene accusato da una persona terza che finora non ha portato alcun riscontro alle sue accuse, ora per coerenza dovrà pretendere le dimissioni della sindaca Raggi e di tutta l'Amministrazione capitolina".

 
"Al di là delle responsabilità personali, che vanno sempre accertate, il disastro del m5s a Roma è definitivamente compiuto: prima Marra poi Lanzalone, oggi De Vito. Gridando onestà, proclamando pulizia, hanno portato la corruzione ai vertici del Campidoglio. L'inganno è finito" scrive su Twitter il deputato dem Luciano Nobili.

"Il partito del buffone #Giarrusso ora chieda scusa agli italiani per anni di giustizialismo manettaro, faccia mea culpa e impari il garantismo. Tutti innocenti fino a prova contraria", aggiunge su Twitter la deputata e vicepresidente Pd Anna Ascani ricordando il gesto delle manette fatto dal senatore pentastellato Michele Giarrusso ai senatori Pd dopo il no della giunta all'autorizzazione a procedere a Salvini sul caso Diciotti.

"Oggi ricordiamo al M5S l'articolo 27 della Costituzione che recita: L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Una regola di civiltà giuridica che vale per tutti. Anche per Marcello De Vito, presidente M5S del consiglio comunale di Roma. Chi usa i tribunali delle piazze, le condanne sommarie sui social, prima o poi se ne pente" scrive su Facebook il presidente dei senatori Pd Andrea Marcucci.

Su posizioni più garantiste è Giorgia Meloni: "È molto presto per dare un giudizio perché su queste cose deve lavorare la magistratura", spiega la leader di Fdi a Rtl 102.5. Ci hanno sempre detto che con loro non bisogna prendersela perché sono onesti, anche se spesso non sono capaci, non studiano, non sanno di cosa parlano e non sono competenti. Se anche l'onestà dovesse venire meno rimarrebbero veramente solo gli spettacoli di Beppe Grillo".






 
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