Politica

Migranti, sfida 5s-Lega. Conte e Toninelli: "Politica dei porti chiusi non basta". Trenta: "Io non vaneggio come altri"

Giuseppe Conte  (ansa)
Da Salvini nuova stretta sulle Ong mentre il ministro delle Infrastrutture sostiene che bisogna puntare sulla cooperazione europea, e la ministra della Difesa polemizza apertamente con il Viminale. Dal premier allarme foreign fighters
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Porti chiusi. Sigillati. Matteo Salvini ripete il suo mantra ogni giorno: "Chi parte dalla Libia non è un rifugiato". Ma dal fronte 5Stelle, per il secondo giorno di seguito, fioccano i distinguo. A parlare oggi è lo stesso premier, Giuseppe Conte. Che dice: "La politica sull'immigrazione dell'Italia non si è mai ridotta a porti aperti sì o porti aperti no. Questa è una semplificazione bellissima per il grande pubblico, ma chi la segue può scoprire che la politica italiana sull'immigrazione è molto più complessa". E lancia l'allarme foreign fighters: "Siamo molto preoccupati per la crisi libica, abbiamo sempre lavorato e continueremo a lavorare per scongiurare una crisi umanitaria che può esporre al rischio dell'arrivo di foreign fighters sul nostro territorio".

Anche Danilo Toninelli  lascia capire che la politica dei porti chiusi non è più adeguata. Mentre la responsabile della Difesa, Elisabetta Trenta, è la più dura. "Non ho tempo di vaneggiare come fa qualcun altro", dice con intento polemico. E sembra proprio riferirsi al Viminale.


Tutto questo mentre il ministro dell'Interno rilancia. Come anticipato da Repubblica, interviene con una direttiva ad hoc per una ulteriore stretta sulle Ong, legata alla crisi libica. Avverte la nave Mare Jonio che non tollererà violazioni della normativa nazionale e internazionale. Perché il caos libico accresce il rischio terrorismo. Il suo obiettivo è chiaro: fermare l'ingresso in acque territoriali di navi italiane con migranti a bordo.
 

Toninelli: Sea Watch? Non me ne vanto

Dal fronte 5Stelle stamattina parla Danilo Toninelli, ministro delle Infrastrutture, cioè colui che dovrebbe avere la competenza sui porti. E parla una lingua diversa rispetto al ministro dell'Interno. "Sicuramente solo chiudere i porti non basta più: devono essere aperti gli altri confini e la parola d'ordine è cooperazione", ha detto ospite di Radio anch'io.


E ancora, sempre riferendosi all'aggravarsi della crisi in Libia: "Se dovessero arrivare migliaia di richiedenti asilo non può bastare l'approccio porti chiusi, se cambia la situazione dobbiamo andare a bussare alla porta agli altri Paesi. L'Italia deve tornare al centro dell'attenzione e l'emergenza migranti deve essere il fulcro del dibattito europeo". Quindi i porti italiani a quel punto sarebbero 'aperti' "come quelli degli altri paesi europei", spiega. E Luigi Di Maio aveva attaccato direttamente Salvini per le sue alleanze. "Non ci si può lamentare dei migranti se poi si stringono accordi con le stesse forze politiche che ci voltano le spalle".


Sull'inchiesta Sea Watch, che lo vede sotto indagine insieme a Salvini, Di Maio e Conte, Toninelli dice: "Non me la vendo come una medaglia al valore, come fa Salvini. È un'iniziativa del Governo intero. Siamo convinti di aver operato per il bene dell'interesse pubblico". Ieri Luigi Di Maio era stato ancora più netto. "Sono indagato, ma non mi sento Napoleone", aveva detto smarcandosi dal capo del Viminale.


Trenta: "Io non vaneggio come altri"

Sulla politica dei porti chiusi, ieri era arrivata la dichiarazione tranchant della ministra della Difesa, Elisabetta Trenta. "Se si dovesse arrivare alla guerra, non avremmo migranti ma rifugiati. E devono essere raccolti". Frasi che avevano scatenato l'irritazione di Salvini. Oggi Trenta puntualizza, seccata: "Mettiamo un punto a questa storia che sta diventando ridicola. Non ho mai detto di aprire i porti, bensì ho evidenziato i possibili sviluppi che potrebbero esserci da un eventuale inasprimento delle tensioni in Libia. È un dovere di un ministro informare i cittadini. Poi la scelta spetta agli italiani: si può scegliere di essere presi in giro o meno". E infine, con una chiusura al veleno: "Non ho tempo di vaneggiare come fa qualcun altro, preferisco lavorare".






 
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