Politica

Chi è Armando Siri, l'ideologo leghista della flat tax

Armando Siri 
Ritratto dell'esperto economico di Salvini, oggi indagato per corruzione, che ha già alle spalle un'altra condanna patteggiata per bancarotta fraudolenta
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Responsabile economico della Lega, teorico della flat tax con aliquota unica al 15% che tanto piace agli imprenditori del Nord, giornalista dal 1998 e autore di un libro dal titolo emblematico "L'Italia nuova, l'inizio" pubblicato nel 2010. È il curriculum, in breve, di Armando Siri, genovese, 47 anni, senatore del Carroccio e sottosegretario ai Trasporti, oggi indagato per corruzione dalla Procura di Roma.



Un passato da giovane socialista craxiano (e di Bettino Craxi fu amico personale e collaboratore), che si evolve poi in ammirazione per Silvio Berlusconi e per la Lega di Umberto Bossi. Il libro del 2010 è la premessa del nuovo partito che proverà a fondare l'anno successivo, il Pin, il Partito Italia Nuova per l'appunto.

Il 2014 segna l'inizio della collaborazione con Matteo Salvini, allora semplice segretario federale della Lega, che sposa ufficialmente il suo progetto di flat tax portandolo all'attenzione dei media con un convegno internazionale dal titolo "Aliquota unica, si può". Da quel momento Siri viene ribattezzato come "l'ideologo della flat tax" e viene nominato responsabile economico e della formazione di "Noi con Salvini", ovvero il progetto salviniano di Lega nazionale.  
 
Ideatore e promotore di una Scuola di formazione politica del Carroccio giunta ormai alla quarta edizione, in un'intervista al "Populista" dice con orgoglio che il suo unico titolo di studio da esibire è la licenza elementare: "Io a 20 anni mi sono sposato, a 22 è nata mia figlia - racconta- e lavoravo già in redazione da qualche anno, dove ho imparato un mestiere bellissimo come quello del giornalista (a Mediaset, ndr.) Non ho mai avuto nostalgia per non avere terminato di riempire il libretto, perché nel frattempo riempivo la vita di esperienza, di entusiasmo e di passione".
 
Il padre della riforma fiscale promessa da Salvini qualche scheletro nell'armadio ce l'aveva già. Nel 2014, come rivelato dall'Espresso, patteggiò una condanna comminata dal tribunale di Milano a un anno e otto mesi di reclusione per bancarotta fraudolenta, in seguito al crack di "MediaItalia", società da lui presieduta e indebitata per oltre 1 milione di euro. Secondo i magistrati che firmarono la sentenza, prima del crack Siri e soci svuotarono l'azienda trasferendo il patrimonio a un'altra impresa la cui sede legale venne poco dopo spostata nel Delaware, paradiso fiscale americano.
 
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