Politica

Il governo diviso anche a Reggio Calabria, approva il decreto sblocca cantieri

Consiglio dei ministri in Calabria. Salvini arriva da solo. L'esecutivo decide il commissariamento della sanità regionale

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REGGIO CALABRIA. Se da tempo a Roma si respira aria di crisi fra Lega e Cinque Stelle, cucita sempre a fatica dal premier Conte, a Reggio Calabria la maretta è manifesta. Divisi sui guai più o meno giudiziari dei rispettivi esponenti di partito, sull’apertura dei porti, sulle grandi opere, le due anime del governo giallo-verde a Reggio Calabria si dividono anche sul programma della visita.

Salvini gioca da solista. Da solo atterra a Lamezia e da solo si presenta a San Ferdinando, la zona della Piana di Gioia Tauro dove da tempo si concentrano i braccianti africani sfruttati in campi e agrumeti. Di recente sono stati sfrattati dal ghetto in cui per anni hanno trovato rifugio e di quello sgombero il ministro dell’Interno rivendica meriti e attuazione. “Abbiamo promesso pulizia, abbiamo fatto pulizia. Avevamo promesso le ruspe e così abbiamo fatto”, dice Salvini, soddisfatto per la diminuzione dei braccianti presenti nell’area. Dopo la distruzione della baraccopoli, chi non è andato via, è stato costretto a spostarsi nella tendopoli “istituzionale” messa in piedi circa due anni fa a pochi passi dall’area in cui sorgeva il ghetto. Ed è lì che il 22 marzo scorso un altro migrante è morto nell’ennesimo incendio, ma il ministro nulla dice al riguardo. “Entro la scadenza del mio mandato qui non ci dovrà essere nessuna tenda”, garantisce, specificando però che “non posso promettere casa e lavoro a tutti gli stranieri che mi chiedono aiuto”.

A rovinare la festa a Salvini però è l’inchiesta che ha travolto il suo sottosegretario Armando Siri. Mentre da Roma il vicepremier Di Maio ne invoca le dimissioni e Toninelli annuncia il ritiro delle deleghe, Salvini lo difende. E non risparmia le frecciate all’alleato di governo. “Siri indagato? Anche la Raggio lo era e i 5stelle l’hanno lasciata lì”. Il problema però sembra sufficientemente spinoso da tenerlo lontano da folle e microfoni. Arrivato a Reggio, Salvini dribbla i manifestanti assiepati di fronte alla prefettura, limitandosi a salutare da lontano e fare un cenno per dire “passo dopo”. Promessa non mantenuta. Alla fine del Consiglio dei ministri, va via dal retro, per la delusione di quel gruppo di vigili del fuoco precari che per ore si è sgolato in piazza per ricordargli “ci avevi promesso la stabilizzazione e noi ti abbiamo votato”.
(agf)


Del tutto diverso il programma dell’anima pentastellata del governo, decisa a rivendicare – soprattutto pubblicamente – l’ennesimo commissariamento della sanità calabrese. “Scortata” dal premier Conte, la ministra Giulia Grillo si presenta prima al grande ospedale metropolitano, poi al Museo archeologico, con bagno di folla annesso, quindi in prefettura, dove torna ad intrattenersi con la gente in piazza prima del Consiglio dei ministri. I punti all’ordine del giorno sono pochi: approvazione dello Sblocca-cantieri, “un passaggio consigliato da Mattarella” sottolinea il premier Conte, e il decreto Sanità per la Calabria.

Per decisione della ministra Grillo, la politica regionale viene totalmente esautorata dalla gestione degli ospedali. Una soluzione emergenziale e di durata limitata (18 mesi) per una situazione “unica in Italia”, spiega Grillo, “per tre fattori: l’enorme debito accumulato, le infiltrazioni della criminalità organizzata nelle aziende ospedaliere, come dimostrato da quelle rilevate all’Asp di Reggio Calabria che ha portato al nuovo commissariamento e i livelli dei Lea tra i peggiori d’Italia”. Da oggi, tutte le nomine manageriali passeranno al vaglio dei commissari “che potranno rimuovere una o più figure apicali e sostituirle, d’intesa con la Regione”, tutti gli acquisti dovranno passare per la Consip o saranno soggetti a controlli Anac, e i manager avranno la possibilità di gestire i bilanci in dissesto, separando la gestione fallimentare dal nuovo corso.

Il nodo del blocco delle assunzioni, nonostante la strutturale carenza di medici e personale infermieristico sia forse fra le principali cause dell’incapacità di assicurare i livelli minimi di assistenza, tuttavia non viene sciolto. “Proveremo a salvare quelle già deliberate – dice la ministra – ma il tetto di debito è stato sforato ed è scattato il blocco del turn over. È la legge”. Per l’annunciato rilancio, la sanità calabrese dovrà dunque aspettare. È ancora tempo di tagli. Per adesso – sanità sempre nota dolente e al contempo storico bacino di voti – cambia padrone.  
 
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