Politica

Salvini: "Si sciacqui la bocca chi accosta Lega alla mafia". Conte: "Su Siri decido io". Di Maio: "Garantismo non è paraculismo"

Armando Siri e Matteo Salvini (ansa)
Il premier sul sottosegretario indagato: "Voglio incontrarlo e guardarlo negli occhi". Il leader M5S: "Chi è indagato lasci o lo mettiamo alla porta". Sull'intervento per la capitale, Raggi: "Certa che ci penserà il Parlamento". Meloni : "Voterò la norma". Zingaretti: "Litigano e non decidono"
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È lite continua tra Lega e M5S sia sulle norme Salva Roma e sul caso Siri. Matteo Salvini canta vittoria dopo aver ottenuto lo 'stralcio' dei commi più importanti del provvedimento dedicato alla Capitale, e punzecchia Virginia Raggi. "Roma ha bisogno di una amministrazione migliore". Si difende da sé la sindaca: "Deciderà il Parlamento". Ed è difesa dal leader politico del movimento: "Stanco di questa lite, io penso a lavorare", taglia corto Luigi Di Maio.

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Lo scontro si sposta poi sul caso Siri. "Il  mio nome - tuona Salvini - non può essere accostato in alcun modo alla mafia. Chi parla di Lega deve sciacquarsi la bocca perché con la mafia non abbiamo nulla a che vedere. Non c'è stata richiesta di dimissioni da parte di Giuseppe Conte". E più tardi aggiunge: "Su Siri io aspetto la magistratura. Né io né il premier siamo giudici". Poi, davanti a Palazzo Chigi, parla con i giornalisti:  "Ascolterò il sottosegretario Siri, lo guarderò negli occhi e prenderò le mie decisioni tenendo conto del principio di innocenza a cui come giurista sono molto sensibile. Tuttavia preciso che esiste un principio di etica pubblica, per cui è possibile prendere una decisione politica anche prima di una sentenza definitiva".

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"Se non lo allontanano comincio a preoccuparmi", ribatte il vicepremier grillino. E poi aggiunge: "Sulla legalità passi indietro non ne faremo mai. Se qualcuno crede che il MoVimento 5 Stelle possa diventare come tutti gli altri partiti si sbaglia. C'è una gran bella differenza tra garantismo e, diciamola così, paraculismo. Per noi se una persona viene arrestata o indagata per corruzione deve lasciare. Per noi se una persona viene arrestata o indagata per corruzione deve lasciare. Se non lascia, lo accompagniamo noi fuori dalla porta".  E il ministro M5S Danilo Toninelli incalza: "Se fosse del M5S sarebbe già fuori".
 


Conte seccato: "Su Siri decido io"

Molto seccato il premier che sembra rispondere a Salvini. "Sul caso Siri sarà il premier a decidere - riferiscono fonti di Palazzo Chigi - il presidente del Consiglio sentirà il sottosegretario Siri prima della sua partenza per la Cina, lo incontrerà al suo ritorno e poi prenderà una decisione". Conte interviene anche sul Salva Roma: "Nel decreto crescita c'è un percorso normativo sul quale il Parlamento potrà intervenire". Infine smentisce di avere mai detto "sì" allo stralcio del provvedimento dal decreto crescita.

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Insomma, è caos tra alleati di governo. Il vicepremier grillino, intuendo la gravità della situazione, tenta di gettare acqua sul fuoco: "Stop alle polemiche - è il suo appello - avanti per altri quattro anni".
 

Lo scontro sul Salva-Roma

Il fuoco alle polveri l'aveva acceso in mattinata Salvini sul caso Salva Roma. "Tutta la Lega - aveva dichiarato - è al lavoro per aiutare concretamente i cittadini romani che non hanno bisogno di regali, ma di una amministrazione cittadina concreta ed efficiente". "Ci sono centinaia di Comuni italiani in difficoltà, da Nord a Sud, e da prima forza politica del Paese è nostro dovere aiutarli ed ascoltarli tutti".

Dura era stata la replica della sindaca di Roma. "Salvini - aveva risposto Raggi - aveva una occasione per fare qualcosa di buono per gli italiani con il Salva Italia. Avrebbe cancellato 2 miliardi e mezzo di debiti a carico di tutti gli italiani. Sono certa che il Parlamento riuscirà ad intervenire e a correggere tutto questo".

Al consiglio dei ministri, dei sette commi previsti erano stati tolti il 2, 3, 4, 5 e 6 che, secondo l'ottica di Salvini, costituivano la polpa del provvedimento. È rimasta in sostanza una cornice che non cambia dal punto di vista finanziario, e quindi la Lega lo ha visto come un successo.

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L'attacco del ministro dell'Interno alla sindaca della Capitale, sostenendo che i romani meritano una amministrazione migliore rispetto a quella attuale, ha suscitato la reazione del leader politico M5S.

"Come commento il nuovo attacco di Salvini alla Raggi? - dichiara Luigi Di Maio all'Ansa - mi ha stancato questa lite permanente tra un membro del governo e il sindaco di Roma. Si chiariscano se ne hanno bisogno, io penso a lavorare".


L'attacco di Grillo e Morra a Salvini

Resta una situazione di grandissima tensione tra alleati di governo, in casa Lega, fanno sapere fonti del Carroccio, c'è la sensazione che il M5S voglia aprire in modo energico una discussione, ma non si sa fino a che punto i 5S vogliano tirare la corda e come potranno poi tornare indietro perché, aggiungono le fonti, se continuano a dire che la Lega e Salvini sono il peggiore dei mali è poi singolare che continuino a governarci insieme.


Un pesante attacco personale al ministro dell'Interno arriva direttamente dal fondatore del movimento, Beppe Grillo. "Uno che diventa ministro dell'Interno in Italia, regno della criminalità organizzata - osserva Grillo - ma parla solo di immigrati, ovviamente ha paura delle vere sfide che il ruolo gli porta a competenza".


Duro - nei confronti di Salvini - anche il presidente della commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra: "L'antimafia si fa con Placido Rizzotto, con Gesualdo Bufalino, con Peppino Impastato, con Pino Puglisi con tutti coloro che hanno minato alle radici il mito assolutamente falso dell'ineluttabilità e della accettabilità della mafia dimostrando che parola, cultura, studio sono più potenti delle armi. Altro che mitra", scrive su Fb con riferimento evidente alla foto del vicepremier Salvini con il mitra in mano.

Meloni contro Salvini sul Salva-Roma

Sulla norma che alleggerisce il debito di Roma e che divide il governo gialloverde, Giorgia Meloni si schiera con il M5S. "Siamo pronti a votare il provvedimento in Parlamento - dice la presidente di Fdi in un'intervista al 'Messaggero' - e non capisco la posizione della Lega: su questi temi mi sembrava che avesse fatto importanti passi avanti".

Attacca il segretario dem. "Sul decreto Salva Roma non si capisce nulla - twitta Nicola Zingaretti - perché non hanno deciso nulla. Questo governo continua a litigare e a non decidere. Lo fanno solo perché sono attaccati alle poltrone. E intanto l'Italia (e Roma) affondano".
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