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Elezioni europee, la foto di Salvini che esulta sui social: dal tapiro al poster del Milan nulla è lasciato al caso

(ansa)
Il leader della Lega si fa ritrarre con un cartello di ringraziamenti confezionato alla buona, in un soggiornino modesto, con trofei e oggetti di scarso valore affastellati in modo disordinato. Il sospetto è che una tale scenografia naif sia in realtà il risultato di uno studio accurato
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Un dubbio ti assale, osservando la foto con la quale Matteo Salvini ha annunciato su Twitter di aver stravinto. Perché il primo pensiero che ti viene è che i consiglieri del vicepremier leghista fossero usciti per andare a prendere una pizza proprio nel momento in cui c'era più bisogno di loro, lasciando che il vincitore delle europee se la sbrigasse da solo con un tweet casereccio.

Chi ricorda l'accuratissima scenografia del primo videomessaggio di Berlusconi - davanti a una libreria ordinatamente disordinata, con le cornici d'argento, i soprammobili di marmo e il calamaio di cristallo - o l'indimenticabile scena di Di Maio che dopo il sì al reddito di cittadinanza si affacciò trionfante con tutti i ministri grillini al balcone di Palazzo Chigi, davanti a una finta folla radunata da Casalino, non riusciva a credere che il nuovo Uomo Forte si mostrasse così agli italiani. Da un soggiornino assai modesto, davanti agli scaffali di un mobile a buon prezzo sul quale erano affastellati i trofei di un tifoso, non quelli di un leader (la foto di Putin, il cappellino di Trump, la foto di Baresi, il tapiro d'oro, l'ampolla con l'acqua del dio Po, il berretto dei carabinieri), confusi tra soprammobili dozzinali come la civetta di ceramica, l'icona del Cristo incorniciata a sbalzo e il bastone colorato che pende dall'ultimo ripiano. E in quella libreria con pochissimi volumi qualcuno ha subito notato la singolare compresenza di un libro di Lilli Gruber e di quello su «La crociata di Himmler», tra i quali c'è un abisso non solo culturale.


Raramente s'era vista un'immagine meno carismatica di un vincitore che celebra il suo successo con un cartello come quelli dei tabaccai che annunciano la vendita del biglietto vincente, mostrandoci un angolo di una casa che somiglia a milioni di altre, con il suo disordine naif e i souvenir al posto dei libri. Non è possibile, pensi.

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Ed è qui che ti assale il dubbio. Ovvero il sospetto che non ci sia nulla di casuale in quella foto, e che il furbissimo politico che in un anno ha raddoppiato la sua percentuale di voti con una grandinata di selfie nei quali la mattina va a fare jogging con la scorta ma la sera si avventa su un piatto di rigatoni con la pajata, abbia voluto dimostrare agli italiani che lui, anche col 34 per cento, rimane sempre uno di loro. Uno che fa il ministro (quando lo fa: ma questo è un altro discorso) ma poi è un tifoso, un telespettatore, un militante, un turista per caso: come milioni di altri, come quelli che l'hanno votato.
Più guardi quella foto e più difficile diventa la risposta. Ce la daranno presto le prossime foto. Che non si faranno attendere, questo è sicuro.
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