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Addio a Tullio Gregory

E' morto a 90 anni uno dei più grandi studiosi italiani di storia della Filosofia. Era professore emerito alla Sapienza di Roma

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Filosofo, storico delle idee - più che della filosofia, preferiva dire lui - Tullio Gregory, morto a Roma a 90 anni, è stato anche uomo di “azione”. Perché, spiegava, “chi invita alla ragione, chi pretende venga messa al centro dei problemi e delle riflessioni dovrebbe sentirsi poi in dovere di impegnarsi usandola nei confronti degli altri e con gli altri''. E, infatti, passava dalla parola alla pratica. Una delle sue grandi iniziative, a partire dal 1964, è stata la fondazione, all’interno del CNR, dell’istituto del Lessico Intellettuale Europeo, una banca dati fondamentale di ricerca avviata con Tullio De Mauro. La lingua era il punto di partenza delle sue riflessioni. E infatti lamentava: “L’eloquio dei politici in Parlamento rivela la scarsa familiarità con i libri e la cultura”. Non si tirava indietro quando si trattava di dare battaglia per la cultura e l’università nelle commissioni ministeriali. Studioso del platonismo, Gregory si era laureato a Roma, dove era nato il 28 gennaio 1929, con il dantista Bruno Nardi nel 1950. L’anno successivo era già alla Treccani, dove ha diretto la sezione di storia della filosofia e del cristianesimo. E dove, fino all’ultimo, ha curato un progetto dedicato alle parole chiave del XXI secolo. Socio dell'Accademia dei Lincei, aveva insegnato alla Sapienza e alla Sorbona e fu nel "cda dei professori" della Rai, tra il 1993 e il 1994.

In oltre sessant’anni di pubblicazioni, ha firmato saggi come “Platonismo medievale” (1958), “Etica e religione nella critica libertina'' (1986), ''Mundana sapientia. Forme di conoscenza nella cultura medievale'' (1992), ''Origini della terminologia filosofica moderna. Linee di ricerca'' (2006), ''Principe di questo mondo. Il diavolo in Occidente'' e “Michel de Montaigne o della modernità'' (2016).

Ma non solo: Gregory era anche un grande gourmet: ogni anno al Festival della filosofia di Modena curava i suoi speciali “menù filosofici” perché, precisava, “a tavola forse troviamo davvero quella verità intera, piacevole, morbida, profumata che possiamo non solo contemplare ma gustare, come volevano i mistici medievali''. Come la buona cucina, per lui la filosofia stessa doveva essere, nel solco della tradizione dei pensatori tardoantichi, consolazione. “Non deve dare soluzioni, ma offrire valore consolatorio e strumenti utili per il nostro orientamento nel mondo”.

La camera ardente di Tullio Gregory sarà allestita domani, lunedì 4 marzo, a Roma, nella sede della Treccani, dalle 10.30 alle 19.