Il Gusto

Cozze, vongole e germogli di bambù: la cucina italiana incontra la Cina

 Cristina Bowerman e Jiang Bo
 Cristina Bowerman e Jiang Bo 
La chef Cristina Bowerman ha rappresentato il nostro Paese durante la settimana di celebrazioni a Pechino, voluta dal ministero delle Politiche Agricole. Seguici anche su Facebook 
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Da una parte calamaretti ripieni, con cozze, vongole e ricci. Dall’altra pesce lungo di mare con funghi invernali e germogli di bambù. Da una parte una chef italiana stella Michelin per la sua Glass Hostaria, Cristina Bowerman. Dall’altra uno chef cinese con altre stelle, le cinque della bandiera nazionale: Jiang Bo, che ha lavorato a lungo nelle cucine dei ministeri comunisti.

È un confronto di tradizioni quello andato in onda giovedì mattina negli studi di Hui Jia Chi Fan, più o meno “torno a casa e cucino”. Una specie di Prova del cuoco cinese, uno dei programmi di cooking show più seguiti dai telespettatori del Paese. "Abbiamo fatto la spesa ieri al mercato qui a Pechino, mi ha stupito la qualità e la varietà dei prodotti, soprattutto dei vegetali", racconta Bowerman mentre i truccatori del programma le sistemano i capelli rosa e nella stanza affianco una schiera di assistenti sbuccia teste di aglio per il collega cinese. "Se ci fosse un mercato del genere a Roma ci andrei sempre".
Cristina Bowerman e Jiang Bo con il presentatore di Hui Jia Chi Fan
Cristina Bowerman e Jiang Bo con il presentatore di Hui Jia Chi Fan 

Nel mondo questa è la Settimana della cucina italiana, terza edizione della rassegna creata dal ministero delle Politiche agricole. E a Pechino Bowerman, è l’ospite d’onore del programma di incontri organizzato da Ambasciata e Camera di commercio. Giovedì la chef ha spiegato come tirare la pasta e cucinare dei ravioli (italiani) a una schiera di media e blogger cinesi, in un Paese dove ogni nuova tendenza parte dai social. "La cucina cinese ha una grande influenza su di me, sia per gli ingredienti che sulle preparazioni – racconta -. Qualche tempo fa in menù avevo un piatto di ravioli cinesi con verza fermentata, brodo di mela e ricotta affumicata. E la prima volta che sono venuta qui, a Kunming, ho imparato una tecnica di distillazione del brodo che poi ho portato in Italia, facendomi realizzare un apposito tegame da un ceramista". 

Tema molto complesso, quello della cucina italiana in Cina. Come ogni settore, anche la ristorazione è un mercato in crescita esponenziale nel Dragone; qui i cittadini sono abituati a mangiare ogni giorno fuori casa. "La figura dello chef qui non ha ancora raggiunto i livelli di riconoscimento occidentali, ma sta crescendo di importanza" conferma Jiang Bo, un enorme anello di giada verde al dito e ascendenti nobili che tiene a menzionare ("Ma siamo tutti un solo popolo", precisa poi). Eppure sfondare nei gusti dei cinesi, molto tradizionali, per i ristoratori stranieri è un problema. E ancora più per la cucina italiana, che è arrivata dopo rispetto a francesi o tedeschi e resta una delle tante cucine “etniche”, da provare una volta ogni tanto. "Le preparazioni qui sono diverse, molto lunghe – dice Bowerman -. Eppure mi sembra che siano anche molto genuine, c’è grande rispetto verso la materia, di cui non si butta via nulla". Un’attenzione che dovrebbe favorire la qualità dei prodotti e del cibo tricolore.
Cristina Bowerman e Jiang Bo con il presentatore di Hui Jia Chi Fan
Cristina Bowerman e Jiang Bo con il presentatore di Hui Jia Chi Fan 

Così l’idea di questa settimana è provare a far assaggiare un po’ di Italia alla nuova borghesia cinese. In Ambasciata va in scena una cena a cura della Fondazione Gualtiero Marchesi. Il gala della Camera di commercio in Cina presenta un menù composto dalla stessa Bowerman, oltre che un’esposizione dedicata al foodtech, la tecnologia applicata al cibo. Si è tenuto anche un incontro sulla leadership femminile, problema chiave in un Paese in cui le donne faticano ancora a sfondare il soffitto di cristallo. In attesa di capire se l’Italia riuscirà a recuperare posizioni nei menù dei cinesi, Bowerman descrive una tendenza diversa: "Vedo la Cina, sull’onda della sua potenza economica, imporsi all’estero come una forza culturale. Anche culinaria".