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La rivoluzione dell'agricoltura solidale parte da Scampia: "Sporchiamo la terra con la legalità".

La rivoluzione dell'agricoltura solidale parte da Scampia: "Sporchiamo la terra con la legalità".
Napoli, una rete per far nascere una filiera innovativa. Firmato l'accordo tra Funky Tomato, da sempre in prima linea contro lo sfruttamento nelle campagne, e La Fiammante. Seguici anche su Facebook 
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Il pomodoro è la terra. Una delle sue massime espressioni. La stessa terra e la stessa agricoltura sulla quale da decenni le mafie lucrano e dalla quale deve partire un messaggio di cambiamento e rinnovo. Una ventata di aria nuova che ha trovato casa a Scampia, periferia Nord di Napoli nota per le faide di camorra, che il 22 novembre 2018 ha scelto, ancora una volta, di dare un megafono alla sua parte migliore. E' stato firmato qui, nella sede di Cooperativa (R)esistenza - associazione a stampo sociale - il primo contratto per la fondazione di una “comunità economica solidale” tra la cooperativa stessa, Funky Tomato e La Fiammante, aziende impegnate in prima linea per la produzione di pomodori solidali e la promozione di un'agricoltura equa. 
Si scrive contratto, ma si intende progetto di vita e di rinascita. La Rete creata da queste semplici firme, vuole essere sistema, vuole essere mani intrecciate a creare un cordone di supporto per tutte quelle realtà agricole che ne hanno bisogno. Un'alleanza di buone volontà, come sottolinea Ciro Corona, rappresentante di (R)esistenza, che parla di "vera economia sociale che è sinonimo di valorizzazione" della terra ma anche di una "riappropriazione della nostra cultura culinaria" che parla di convivialità e che deve ripartire "dall'inserimento sociale di detenuti e migranti e soprattutto dalla creazione di figure professionali retribuite" in tutta la filiera. I pomodori prodotti grazie al contratto di rete serviranno a "finanziare la nascita di una piattaforma editoriale che possa promuovere concretamente una nuova narrazione del cibo e delle filiere agroalimentari", attenta agli impatti sociali e ambientali. 
 Alcuni momenti della firma del Contratto di rete
 Alcuni momenti della firma del Contratto di rete 

Parole, suggestive, ma soprattutto fatti concreti che parlano di una bellezza reale e potente. Perché se la firma di questa condivisione di intenti è arrivata su un terreno confiscato alla camorra, quello del Fondo Rustico "Amato Lamberti", grazie al contratto i pomodori coltivati in quei terreni che un tempo erano proprietà di mafia, verranno trasformati in barattoli "Funky Tomato”. Un progetto che parla soprattutto di cultura, in quanto è questa che deve essere rinnovata "per contrastare il lato oscuro del mondo del cibo", come ama sottolineare Paolo Russo, che racconta come nasca tutto da un gioco di parole. Perché lì dove "funk" era il termine usato dai jazzisti per raccontare la musica nera di strada, sporca, sgraziata e controcorrente, Funky Tomato riparte dalla terra, la stessa di quei musicisti afro, per sporcare con la legalità un sistema oggi marcio. Un sistema che è sinonimo di caporalato, sfruttamento, morti bianche e soprattutto morti anonime, di persone che perdono la vita sui campi e nelle "camionette" dei caporali.
I rappresentanti delle realtà coinvolte nel Contratto di Rete
I rappresentanti delle realtà coinvolte nel Contratto di Rete 

Già impegnati in una rete di trasformazione del pomodoro che impegni anche "consumatore e lavoratore", solitamente "soggetti passivi" della filiera, i ragazzi di quello che oggi diventa - grazie al contratto - Funky Tomato Project lavoreranno esclusivamente "pomodori del sud"  provenienti da filieri virtuose, come quelli della produzione pugliese de La Fiammante. Una filiera virtuosa nata "dieci anni fa, con OP Mediterraneo,  per la necessità di costruire accordi diretti con gli agricoltori che riconoscessero un giusto compenso e promuovessero buone pratiche", come racconta il patron Francesco Franzese. E che oggi si rinforza grazie a questo nuovo incontro. Un incontro nel solco della "necessità di sensibilizzare i consumatori e attuare meccanismi" di contatto diretto con le persone e con la loro consapevolzza. Tutto per "contrastare le attuali anomalie del sistema distributivo, come il “sottocosto”, che finiscono per schiacciare tutta la filiera", ovvero "la qualità del cibo" e della vita delle persone.

Quello nato a Scampia può diventare un modello virtuoso di vita e sfruttamento - legale - dei campi. Ovvero un modo di far incontrare il noprofit - e la volontà di un vantaggio culturale - al profit e quindi alla necessità umana di dare dignità al lavoro degli uomini e delle donne impiegati in agricoltura. Perché solo così comunità e territori possono rinascere.