Mondo Solidale

Addis Abeba, cittadino del Niger in trappola nell’aeroporto: espulso da Israele, l’Etiopia non lo vuole, Il Niger neanche

Un po' come nel film «The Terminal», dove Tom Hanks interpretava un ingegnere bloccato per motivi burocratici nell’aeroporto  JFK di New York

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ROMA - Sembra di rivivere le scene del film The Terminal, dove Tom Hanks interpretava un ingegnere bloccato per motivi burocratici nell'aeroporto internazionale John Fitzgeral Kennedy di New York. Ma qui - come si apprende dal sito della rivista del continente nero "Africa, Missione e Cultura" - non c'è di mezzo la Cracozia e neppure Catherine Zeta Jones. "Vivo nell'aeroporto in pessime condizioni - ha detto il giovane di 24 anni Eissa Muhamad - qui non c'è niente, niente di niente". Eissa Muhamad era fuggito dal Niger nel 2011. Aevva 16 anni e cercava una vita migliore. Dopo aver attraversato Libia ed Egitto (ed essere scampato ai terribili trafficanti del Sinai) era arrivato in Israele nel 2011. A Tel Aviv, Muhamad era sopravvissuto facendo lavoretti saltuari negli ostelli e in una fabbrica di dolci.

Avanti e indietro tra Niamey e Tel Aviv. Nell'aprile dello scorso anno, però, la polizia lo ha arrestato perché privo di documenti. Dopo mesi di detenzione, le autorità israeliane, dopo avergli notificato l'espulsione, lo hanno imbarcato su un aereo della compagnia aerea etiope diretto in Niger. Arrivato a Niamey, la capitale del Niger, gli agenti alla dogana gli hanno però negato l'ingresso affermando che il documento di viaggio era falso. Dopo più di una settimana di detenzione in Niger, è stato quindi rimandato in Israele. Ma Israele si è rifiutata di accoglierlo e lo hanno trattenuto per diverse settimane. Poi, una notte, lo hanno legato e incappucciato e lo hanno imbarcato nuovamente su un aereo etiope.

E infine, in trappola ad Addis Abeba. Nel frattempo, il documento di viaggio emesso da Israele è scaduto e, quando è arrivato in Etiopia, Addis Abeba si è rifiutata di farlo entrare nel Paese. Così si è trovato intrappolato. L'Etiopia non lo accoglieva. Israele non lo voleva indietro. Il Niger neppure. L'aeroporto è diventato casa sua. Eissa Muhamad passa le giornate vagando per i corridoi dell'area partenze. "A volte le compagnie aeree mi danno da mangiare e sono loro grato", ha raccontato alla Bbc. Dorme nella sala preghiera musulmana dove si è accampato in un angolino. Da mesi non riesce a indossareabiti puliti e, soprattutto, a farsi una doccia. "Mi manca casa mia, tutti amano la propria casa, la tua casa è casa tua. Vivere in queste condizioni è difficile", ha spiegato.

La versione degli israeliani. Il dipartimento di immigrazione israeliano si difende dicendo che Eissa Muhamad è stato espulso perché immigrato irregolare. E, secondo le autorità di Tel Aviv il documento di viaggio rilasciato non è falso. L'Etiopia, da parte sua, è tra due fuochi. Addis Abeba ha sempre accolto i rifugiati e attualmente ne ospita quasi un milione. Il nuovo governo ha anche varato una nuova politica che offre ai rifugiati l'accesso all'istruzione e al lavoro. Ma un funzionario dell'immigrazione ha spiegato che può intervenire solo se Muhamad fa una richiesta di asilo. Ma lui non l'ha fatta.

Il rischio di restare un fantasma. Muhamad non vuole rimanere in Etiopia e dice che preferirebbe tornare in Niger o tornare alla sua vita in Israele. Un'organizzazione israeliana non governativa che lavora con migranti e rifugiati ha detto che il caso di Muhamad è simile a quello di altri migranti espulsi da Israele: "Altri migranti espulsi con il documento di viaggio israeliano sono stati rifiutati nei loro Paesi di origine o in altri Paesi perché le autorità locali sostengono che i documenti di viaggio israeliani sono falsi". La matassa è ancora ingarbugliata e Muhamad rischia di rimanere a lungo ad Addis Abeba. Come un fantasma.

* Enrico Casale scrive per Africa Rivista