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I nazionalismi tra ieri e oggi, due film e un'attrice per "non distogliere lo sguardo"

Arrivano in sala due titoli tedeschi 'Opera senza autore' del premio Oscar von Donnersmarck e 'La donna dello scrittore' di Christian Petzold che hanno in comune la protagonista Paula Beer, ma anche il tema del legame tra passato e presente in un'Europa sempre più assediata
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A distanza di una ventina di giorni arrivano in sala due film tedeschi che fanno i conti col passato nazista per parlare dell'Europa di oggi con i suoi nazionalismi, la sua chiusura al diverso, la sua precarietà. Sono Opera senza nome del premio Oscar Florian von Donnersmarck, che arriva in sala dopo la presentazione a Venezia, e La donna dello scrittore di Christian Petzold, al cinema dal 25 ottobre. In comune hanno anche la protagonista femminile, Paula Beer già vista nel poetico film in bianco e nero Frantz di François Ozon.

'La donna dello scrittore', il trailer in anteprima


Paula è Marie, donna dello scrittore. Nel film La donna dello scrittore Paula Beer interpreta Marie, la giovane moglie di un celebre scrittore di nome Weidel, che deve fuggire dalla Francia occupata e ha già un biglietto di transito per emigrare in Messico, ma mentre è a Marsiglia in attesa della sua nave lo scrittore per paura delle persecuzioni si toglie la vita. Con le vene dei polsi tagliati in un piccolo albergo della città portuale lo trova Georg, rifugiato tedesco che cerca anch'egli di fuggire oltre Oceano. Aveva delle lettere della moglie e dei documenti da consegnarli ma finisce per prendere la sua identità, le sue lettere di transito e anche innamorarsi di Marie, che ha finito per incontrare senza che lei sappia nulla di tutto questo e sia ancora in cerca del marito seppure lo abbia lasciato lei. Petzold adatta romanzo Transito di Anna Seghers ambientato nel '42 spostandone le vicende ai giorni nostri con un suggestivo accostamento tra ieri e oggi: veste Marie, Georg e tutti quelli che loro incontrano sulla loro strada in abiti anni Quaranta ma li riprende nella Marsiglia contemporanea fatta di gendarmi con cani poliziotto, autombulanze che passano a sirene spiegate, macchine moderne.

Sul set di 'La donna dello scrittore', il regista Christian Petzold e il protagonista Franz Rogowski 

Il cinema come pietra di inciampo della storia. "Ci sono rifugiati in ogni parte del mondo e viviamo in una Europa in cui riemergono i nazionalismi, non volevo ritrovarmi nella comfort zone della ricostruzione storica - dice il regista - Intanto avevo realizzato due film per la televisione ambientati ai giorni nostri, un'epoca che mi è più familiare. I motivi per cui sono ritornato a La donna dello scrittore sono essenzialmente due: tempo fa stavo parlando con un architetto che mi spiegava che l'aspetto affascinante dell'architettura della Ddr è che gli edifici, risalenti a quel periodo, non sono stati demoliti ma li possiamo osservare ancora integri, accanto alle nuove costruzioni. La storia della Ddr non è nascosta sotto altri strati ma è rimasta visibile integralmente. C'è un dibattito a Monaco sulle Stolpersteine, le pietre d'inciampo, ciottoli di ottone placcato incastonati sui marciapiedi in ricordo degli ebrei deportati nei campi di sterminio. Considero le pietre d'inciampo una delle più grandi forme di arte moderna, ci rendono testimoni del passato mentre attraversiamo il presente. Hanno qualcosa di spettrale e questo mi ha fatto pensare a Transito. Una zona di transito è per definizione un luogo di passaggio. Come il check-in di un aeroporto, consegni il tuo bagaglio ma non sei ancora andato da nessuna parte".

'Werk ohne Autor', l''Opera senza autore' del premio Oscar von Donnersmarck


Paula è la donna dell'artista. In Opera senza autore Paula Beer è invece una bellissima studentessa di moda che si innamora di un giovane artista, la cui zia è morta in un campo di concentramento perché giudicata malata di mente. Cresciuto è diventato un pittore affermato della Ddr e nonostante l'avversione del padre, l'ambiguo professor Seeband, un genetista del Terzo Reich intepretato dal Sebastian Koch de Le vite degli altri, i due giovani coltivano il loro amore senza sapere però che i loro destini erano già uniti primi di conoscersi e il legame tra loro è un terribile crimine commesso da Seeband durante il nazismo. "Questo film racconta tre decadi della storia tedesca dal punto di vista di un artista. L'artista le attraversa e come un lottatore di aikido prende le energie, comprese quelle negative, e le trasforma in potere artistico - dice Koch - Oggigiorno è importante capire come talvolta sia necessario non contrastare una situazione ma comprenderla e reagire anche con qualcosa di molto personale e apparentemente piccolo. Mai rimuovere lo sguardo è il sottotitolo del film e ne è anche il cuore, anche di fronte a qualcosa di terribile non dobbiamo girarci dall'altra parte".
 

Koch in 'Opera senza nome': "Non dobbiamo mai voltarci dall'altra parte"


Un film sulle follie del secolo scorso (e anche di questo). D'altronde se Petzold ha scelto una messinscena straniante per far fare allo spettatore il confronto tra ieri e oggi, il premio Oscar di Le vite degli altri fa fare al suo pubblico un viaggio attraverso quarant'anni di storia, un arco di tempo che va dal Nazismo agli anni Settanta, ma che ci parla anche di oggi. "Ho scelto di raccontare la vita di un pittore tedesco che è stato formato durante l'epoca nazista, è cresciuto sotto i comunisti e poi è fuggito a Ovest e lì ha dovuto liberarsi di tutto quello che lo aveva formato. Mi sembra che questo riguardi un po' tutti noi, che siamo giornalisti o registi o pittore, tutti dobbiamo in qualche modo liberarci delle cose che abbiamo vissuto nella nostra infanzia per trovare la nostra coscienza - ha detto von Donnersmarck - Ero felice che questa storia mi desse l'opportunità di raccontare la storia della Germania e tutte le follie del secolo scorso attraverso le vicende di una persona che cerca la sua verità artistica".