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Michael Jackson, 'Leaving Neverland', il doc che lo accusa di pedofilia è al Sundance: la famiglia attacca

Il film, di quattro ore, è stato proiettato in anteprima il 25 gennaio ricevendo una standing ovation. Protagonisti, Wade Robson e James Safechuck, due ragazzini - oggi adulti - che hanno accusato il cantante di abusi. Il documentario andrà in onda in Gran Bretagna su Channel 4 e negli Stati Uniti su HBO

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Tutti in piedi ad applaudire. Leaving Neverland, il docufilm che vede protagonisti Wade Robson e James Safechuck, i due uomini che svelarono di essere stati abusati da Michael Jackson dai 7 ai 14 anni, è stato accolto con il massimo dei riconoscimenti al prestigioso Sundance Film Festival: il gradimento dei presenti in sala.

Neverland 

La proiezione del lungometraggio della durata di quasi quattro ore, che raccoglie le rivelazioni degli ex ragazzini che hanno accusato il cantante dopo la sua morte avvenuta nel 2009, ha accontentato tutti, tranne i fan - che hanno protestato - e la famiglia - che ora promette una battaglia per fermare tutto.

Il poster del film 

Il film, intanto, verrà mandato in onda in Gran Bretagna da Channel 4 e, negli Stati Uniti, da HBO. La Michael Jackson's estate, la società che cura il busines tuttora milionario che ruota intorno al 'Re del pop', ha definito il lavoro un "omicidio di un personaggio in stile tabloid" e ha additato Robson e Safechuck come "due spergiuri".

Il lungometraggio, oltre alle testimonianze traumatiche dei due risalenti al periodo che va dalla fine degli anni Ottanta ai primi anni Novanta, raccoglie anche alcuni commenti dei famigliari degli abusati, incluse le madri. Nel film è presente inoltre la voce di Jackson, incisa e recuperata da un nastro di una segreteria telefonica, e una 'intervista' che Safechuck fece al cantante mentre si trovava in volo sul jet privato di quest'ultimo.

Michael Jackson 

"Non possiamo cambiare quello che ci è accaduto", ha spiegato Robson, augurandosi però che questi documenti possano, in qualche modo, far sentire meno isolati i 'sopravvissuti' e infondere in coloro che hanno sotto la propria responsabilità la tutela di minori una maggiore consapevolezza.