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Milan, attesa per l'incontro con la Uefa. Pronta la rogatoria in Cina su Yonghong Li

Il presidente del Milan Paolo Scaroni 
Sono ore febbrili in attesa del summit di venerdì che vedrà la dirigenza rossonera davanti alla Camera giudicante dell’Uefa per il fairplay finanziario. Intanto è pronta la rogatoria in Cina per ricostruire i flussi del denaro versato per l'acquisto del club da parte dell'uomo d'affari cinese ora indagato dalla Procura di Milano
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MILANO - Domani ennesimo appuntamento del travagliato rapporto tra Milan e Uefa sul fairplay finanziario. A Nyon è in programma un incontro tra i commissari del Club Financial Control Body  e la squadra legale di esperti della materia del fondo Elliott con la presenza dell'ad Ivan Gazidis, reduce da una riunione dell’Eca. Come sempre, vista la riservatezza imposta dall’hedge fund, filtra poco sulle rivendicazioni del Milan davanti al governo del calcio europeo.

ROGATORIA PRONTA SU LI - Proprio oggi pomeriggio l’Ansa ha rivelato che sarebbe pronta la richiesta di rogatoria della Procura di Milano in Cina, relativa ai flussi di denaro versato da Yonghong Li per l’acquisto del Milan. L’indagine relativa all’ex proprietario del Milan era nata in seguito al rapporto depositato l’anno scorso dalla Guardia di Finanza, che conteneva tre segnalazioni di operazioni sospette.

Queste ultime hanno fatto partire accertamenti e ipotesi di falso in bilancio nei confronti di Li. L’obiettivo di inquirenti e investigatori, attraverso le rogatorie cinesi, è quello di chiarire da dove provengono i soldi utilizzati da Li per l’acquisto del Milan. Nel mirino ci sarebbero anche alcuni conti in banche ad Hong Kong e Macao. La richiesta di assistenza giudiziaria internazionale, scritta dal pm Paolo Storati, è ora sul tavolo del procuratore aggiunto Fabio De Pasquale.

IN CERCA DI CHIARIMENTI – Domani il club rossonero spera di avere qualche chiarimento in più dall’Uefa sul margine di manovra concesso sul mercato di gennaio. Ed è possibile che si affronti la questione dell'annata 2017-18 ancora non sanzionata da Nyon. Il Milan nea di volere ingaggiare una guerra con la Uefa. Ma resta comunque il ricorso al Tas già presentato contro la sentenza della Camera Giudicante del mese scorso. La proprietà rossonera ritiene troppo penalizzante la necessità di raggiungere il breakeven entro il 2021 con la necessità quindi di chiudere il prossimo triennio al massimo con 30 milioni di euro di passivo.

Impresa titanica vista il rosso di partenza di 126 milioni dell'ultimo esercizio. Su tutta la vicenda pesa la nebulosissima cessione di Berlusconi a Yonghong Li che ha impedito di ottenere il voluntary agreement. Un passaggio che, fin dall’inizio, ha visto protagonista lo stesso fondo Elliott con il maxi-prestito da 303 milioni (una parte di questa somma servì proprio come leva economica per il maxi-mercato improduttivo dell’estate 2017) e il commissariamento di fatto della componente cinese del Cda.

VINCOLI DA ALLENTARE - Pur negando la volontà di fare guerra al fairplay resta la possibilità che il Milan lavori sotto traccia a livello politico per allentare i vincoli agli investimenti da parte delle proprietà per aumentare la competitività delle squadre. Elliott, in qualità di fondo finanziario, non ha la possibilità di ricorrere a sponsorizzazioni per aumentare i ricavi, come hanno fatto ad esempio le proprietà di Psg, City e Inter. Domani i legali del fondo americano potrebbero cercare di capire se la Uefa concederà qualche forma di flessibilità rispetto alla scadenza del 2021. Sarà determinante anche conoscere la sanzione nei confronti del City. Gli inglesi, in caso di punizione molto pesante, potrebbero diventare alleati dei rossoneri nel tentativo di costruire un fronte di club uniti contro i vincoli troppo stretti del fairplay. Un terreno sul quale la Uefa non è sorda perché anche Nyon si rende conto di dover concedere più facilità agli investimenti alle proprietà che intendono far emergere la propria squadra. Ma resta da capire perché un hedge fund come Elliott, nell’ottica di un investimento che teoricamente deve produrre un ritorno finanziario, non abbia ponderato bene gli effetti del fairplay sulla possibilità di rilanciare il club acquistato in breve tempo. E ora si trova invischiato in questo lungo confronto con l’Uefa dall'esito non scontato.

HIGUAIN PATRIMONIO DA DIFENDERE - Intanto il Milan prova a far rientrare il caso Higuain. Dopo la mazzata di Leonardo nei confronti dell’argentino, il club rossonero si rende conto di non poter perdere il Pipita adesso. Troppo difficile reperire sul mercato un altro centravanti di questo livello. La sua partenza libererebbe al massimo 20 milioni: seconda metà dell’ingaggio e quota residuale del prestito da pagare alla Juventus. Troppo poco per acquistare una punta davvero competitivo. La volontà del Milan è trattenere il giocatore fino a giugno. Ma bisogna vedere come si muoverà il Chelsea da qui al 31 gennaio nelle trattative con la Juventus che controlla il cartellino di Higuain. I compagni provano a rincuorare il numero 9: “Quando è arrivato Gonzalo, ho detto subito al mio procuratore che non avevo mai visto un attaccante così forte – racconta Calabria a Sky – un attaccante vive per il gol. Quando non segna si può deprimere. Non c'è un problema Higuain. Lui è il nostro Cristiano Ronaldo, ha dato prestigio alla squadra in generale”. Calabria carica la squadra in vista della Supercoppa con la Juventus: “Sarà difficile battere la squadra bianconera, ma non è impossibile. Quest'anno è migliorata ancora, quindi sarà ancora più difficile. Non è imbattibile comunque, lo abbiamo dimostrato a Doha due anni fa quando abbiamo vinto partendo da sfavoriti. La partita inizia dallo 0-0”.
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