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Apple, il riconoscimento facciale dell'iPhone aiuta l'Fbi

Apple, il riconoscimento facciale dell'iPhone aiuta l'Fbi
È stato usato per sboccare telefono di un sospettato di pedopornografia. È bastato chiedere all'uomo di guardare il suo iPhone X
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ROMA - Il sistema di riconoscimento facciale degli iPhone - così come di altri smartphone - può semplificare la vita all'Fbi, perché consente di sbloccare il telefono anche se il legittimo proprietario non rivela la password. Per entrare nell'iPhone di un sospettato e analizzarne i contenuti, gli agenti si sono infatti limitati a chiedere all'uomo di guardare il suo iPhone X. Il caso, riferito da Forbes, risale al 10 agosto scorso e riguarda un 28enne coinvolto in un'indagine sulla pornografia infantile. Gli agenti, in possesso di un mandato, hanno potuto controllare chat, foto e file presenti sull'iPhone. Grant Michalski di Columbus, in Ohio, in seguito è stato accusato di ricezione e possesso di materiale pedopornografico.

La vicenda segna un evidente cambiamento rispetto al braccio di ferro che in tempi recenti ha coinvolto Fbi e compagnie tecnologiche. Caso emblematico è quello che nel 2016 ha visto contrapporsi il dipartimento di Giustizia americano e Apple: il primo pretendeva dall'azienda californiana un modo per entrare nell'iPhone di uno dei killer della strage di San Bernardino, ottenendo il rifiuto della Mala ad hackerare i sistemi di sicurezza dei suoi stessi prodotti. La vicenda si risolse quando l'Fbi trovò un sistema per entrare nell'iPhone, sistema fornito - secondo indiscrezioni - da un'azienda israeliana.