Cei: cambia la preghiera del Padre Nostro

Nuova versione anche per il Gloria

Cambia la preghiera del Padre Nostro. Il testo della nuova edizione del Messale Romano sarà sottoposto alla Santa Sede "per i provvedimenti di competenza, ottenuti i quali andrà in vigore anche la nuova versione del 'Padre Nostro ('non abbandonarci alla tentazione') e dell'inizio del 'Gloria' ('pace in terra agli uomini amati dal Signorè)". Lo ha comunicato oggi la Cei, al termine dell'assemblea generale dei vescovi in corso a Roma.

Il cambiamento del testo era stato auspicato dal Papa. Tanto che la nuova traduzione della Bibbia Cei e il Lezionario l'avevano già recepito, ma ancora mancava il via libera per quanto riguarda l’uso liturgico nel Messale.

Da oggi la preghiera insegnata da Gesù si potrà recitare con le parole "non abbandonarci alla tentazione" in tutte le occasioni.

In favore del cambio si erano espresse in passato anche due personalità di rilievo e di sensibilità differenti della Chiesa, ovvero i cardinali Carlo Maria Martini e Giacomo Biffi.

Ha scritto recentemente su Avvenire Riccardo Maccioni: "Se c’è una verità di cui nessun credente può dubitare è che il Padre celeste non ci abbandona mai. Tantomeno nei momenti di difficoltà, nella prova, quando la libertà delle creature deve fare i conti con i limiti della condizione umana. Il suo stile è la misericordia, il suo cuore si apre come una casa per i figli, la sua volontà rende felice chi lo segue con animo sincero. Per questo stona un po’ che la preghiera per eccellenza, l’invocazione che tutti conoscono, il Padre nostro parli, in italiano, di un Dio che 'ci induce in tentazione'. Un problema di traduzione certo, che nella logica della consuetudine rischia però di essere scambiato per sostanza. O, peggio, banalizzato come il ritornello di una canzone imparata da piccoli e che nemmeno ci interroga più. Proprio per questo diventa difficile cambiarla, superare la scorza del 'si è sempre detto così', andare più a fondo nella verità per consentire a tutti di gustarne il dolcissimo sapore".
 

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Mario Calabresi Sostieni il giornalismo Abbonati a Repubblica
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