Vaticano

Via Crucis al Colosseo, le meditazioni contestano porti chiusi e lager dei migranti: "Sono i nuovi calvari"

Migranti a bordo di una nave sul Mediterraneo (ap)
I testi per la cerimonia del Venerdì santo affidati da papa Francesco alla suora missionaria Eugenia Bonetti. Duri passaggi contro le "politiche egoiste che erigono muri" e contro la tratta di esseri umani: "Quanta crudeltà si accanisce su chi fugge: i viaggi della disperazione, i ricatti e le torture, il mare trasformato in tomba d'acqua"
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ROMA - La denuncia delle responsabilità per il dramma dei migranti morti riecheggerà al Colosseo tra le 14 stazioni della tradizionale Via Crucis solenne con il Papa. "Il deserto e i mari sono diventati i nuovi cimiteri di oggi", si legge nei testi delle meditazioni che Francesco ha affidato alla suora missionaria Eugenia Bonetti. E si evidenzia: "Di fronte a queste morti non ci sono risposte. Ci sono, però, responsabilità. Fratelli che lasciano morire altri fratelli. Uomini, donne, bambini che non abbiamo potuto o voluto salvare. Mentre i governi discutono, chiusi nei palazzi del potere, il Sahara si riempie di scheletri di persone che non hanno reistito alla fatica, alla fame, alla sete. Quanto dolore costano i nuovi episodi. Quanta crudeltà si accanisce su chi fugge: i viaggi della disperazione, i ricatti e le torture, il mare trasformato in tomba d'acqua".

Un atto di accusa senza riserve contro le "politiche egoiste che erigono muri" e vedono nel diverso "un nemico da respingere o da combattere", mentre "il povero, lo straniero, il diverso non sono un problema, bensì preziosa risorsa per le nostre cittadelle blindate dove benessere e consumo non alleviano la crescente stanchezza e fatica".
Suor Eugenia Bonetti durante il suo intervento del 2011 alla manifestazione "Se non ora quando?" di Roma (ansa)

Nelle 61 pagine si citano i "troppi calvari sparsi per il mondo, tra cui i campi di raccolta simili a lager nei Paesi di transito, le navi a cui viene rifiutato un porto sicuro, le lunghe trattative burocratiche per la destinazione finale, i centri di permanenza, gli hot spot, i campi per lavoratori stagionali". Ed evoca, quasi in controluce alla via crucis di duemila anni fa a Gerusalemme, uno dei viaggi di dolore che hanno popolato le cronache recenti: "Chi ricorda in quest'era di notizie bruciate alla svelta quelle 26 giovani nigeriane inghiottite dalle onde, i cui funerali sono stati celebrati a Salerno? E' stato duro e lungo il loro calvario. Prima la traversata del deserto del Sahara, ammassate su bus di fortuna. Poi la sosta forzata negli spaventosi centri di raccolta in Libia. Infine il salto nel mare, dove hanno trovato la morte alle porte della terra promessa".

Suor Bonetti, 80 anni, è nota per la schiettezza delle sue battaglie: da sempre in prima linea contro la tratta e le moderne schiavitù, è stata per 24 anni missionaria in Kenya e ora prosegue la sua opera alla guida dell'associazione Slaves no more Onlus (Mai più schiave). E nelle stazioni della cerimonia che ricorda la Passione di Cristo ha voluto riportare le storie incontrate nella sua esperienza. Cita i nomi di Mercy, costretta a prostituirsi Roma, dove la suora l'ha vista "accovacciata e addormentata sul ciglio della strada sfinita". Nomina Tina, "uccisa barbaramente sulla strada a soli vent'anni, lasciando una bimba di pochi mesi". Sono le ragazze "che non reggono alla fatica e all'umiliazione di vedere il proprio giovane corpo manipolato, abusato, distrutto, insieme ai loro sogni". Giovani donne che "si sentono come sdoppiate: da una parte cercate e usate, dall'altra respinte e condannate da una società che rifiuta di vedere questo tipo di sfruttamento, causato dall'affermazione della cultura dell'usa-e-getta". Loro, dice la suora incontrando i giornalisti in Vaticano, sono le "nuove crocifisse". E aggiunge: "Se abbiamo migliaia e migliaia di schiavi, siamo tutti responsabili. Nessuno si senta escluso nel dire mai più trattati da schiavi".

È il senso dell'appello che ha scritto nella meditazione per l'ottava stazione, quella in cui Cristo incontra le donne di Gerusalemme: "La situazione sociale, economica e politica dei migranti e delle vittime di tratta di esseri umani ci interroga e ci scuote. Tutti noi, specialmente i cristiani, dobbiamo crescere nella consapevolezza che tutti siamo responsabili del problema e tutti possiamo e dobbiamo essere parte della soluzione". Come auspicio per il futuro suor Bonetti cita in chiusura un'altra storia, quella della piccola Favour che ha 9 mesi ed era partita dalla Nigeria coi genitori "in cerca di un futuro migliore in Europa" ed è stata coinvolta in uno dei naufragi nel Mediterraneo: solo la bimba è sopravvissuta. "Come Mosè, è stata salvata dalle acque - scrive la religiosa -. La sua vita diventi luce di speranza nel cammino verso un'umanità più fraterna".