Il Venerdì

Per salvare il gibbone cinese gli hanno dato corda

Un gibbone di Hainan (Nomascus hainanus) nella riserva di Bawangling, nell’isola cinese (Kadoorie Farm and Botanic Garden / Kadoorie Conservation China) 
La deforestazione aveva decimato i primati dell’isola di Hainan, che non riuscivano più a saltare da una pianta all’altra in cerca di frutti. Così si è deciso di aiutarli, costruendo ponti
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Il destino degli ultimi trenta esemplari di gibbone di Hainan, il primate più minacciato al mondo, è appeso a un filo, o meglio a delle corde. Se in passato era comune incontrare uno di questi gibboni nelle foreste dell'isola a sud della Cina continentale (negli anni Cinquanta erano circa duemila), con il tempo la perdita di habitat, la caccia alla loro pelliccia - che è di un vivace color oro nelle femmine e nera intensa nei maschi - e fenomeni meteo sempre più estremi hanno ridotto drasticamente le popolazioni di questi primati soltanto arboricoli a pochi esemplari, confinati nella riserva naturale di Bawangling, nel Nord di Hainan. Da alcuni mesi tuttavia i biologi segnalano importanti novità. Anzitutto sta tornando a crescere il numero dei gibboni e questi si stanno anche spostando verso nuovi areali, per la prima volta da decenni in qua. Negli ultimi anni infatti, a causa della deforestazione, i gibboni erano in pratica costretti a non muoversi più oppure, per trovare cibo, dovevano fare lanci spericolati tra alberi troppo distanti tra loro. Il merito dei loro nuovi traslochi va a una rete di "ponti" di corde fissati agli alberi che permettono di andare da un punto all'altro della canopia (lo strato formato dalle chiome degli alberi).

Una famiglia ha traslocato

Il primo ponte è stato realizzato nel 2015 dall'Hainan Gibbon Conservation Project, voluto dal centro di ricerca sulla conservazione Kadoorie Farm and Botanic Garden di Hong Kong. Finita l'installazione, due corde tirate su un canalone largo quindici metri, i biologi si sono messi a monitorarlo: per 176 giorni è rimasto vuoto, poi le prime femmine, con i piccoli, hanno cominciato a utilizzarlo. Da quel momento sono stati perciò costruiti diversi altri ponti e ora, a distanza di sei anni dal primo, il team ha pubblicato uno studio su Scientific Reports. Ce ne parla Bosco Pui Lok Chan, coordinatore per l'Asia dell'Unione internazionale per la conservazione della specie (Iucn) e primo autore dello studio.

"I gibboni si sono evoluti in foreste fittissime. Perciò hanno braccia forti, lunghe dita robuste e un peso medio di otto chili che permettono loro di danzare con grazia acrobatica tra alberi contigui". Oggi però il manto forestale di Hainan, così come quello di molte regioni del Sudest asiatico, è frammentato. "Oltretutto l'uragano Rammasun nel 2015 ha inferto alla riserva di Bawangling danni gravissimi, provocando frane e voragini. Per raggiungere areali dell'isola più ricchi di frutti, come i kiwi e i litchi di cui sono ghiotti, i gibboni da anni sono costretti a lanciarsi nel vuoto per troppi metri". Da un po', finalmente, le cose sono cambiate e qualche mese fa i ranger di Bawangling hanno sentito i dolci richiami territoriali dei gibboni - dotati dalla natura di corde vocali che permettono loro di cantare note elaborate - a Dongbengling, nella Contea autonoma di Li Baisha. Lì, a ben otto chilometri dalla riserva, è stato individuato un nuovo nucleo familiare di tre esemplari. "Le analisi sul Dna di feci e crine trovati nel sottobosco hanno confermato che questo nuovo nucleo, composto da una femmina, un maschio e un piccolo, ha utilizzato una strada arborea per esplorare una nuova macchia di foresta a nord del parco" spiega Chan.

Un nuovo parco nazionale

"Grazie a fotocamere installate nei pressi del ponte è stato anche scoperto che, invece di oscillare lungo le funi come fanno quando impugnano le liane, i gibboni ora vi si aggrappano come se fossero corrimano. Hanno insomma sviluppato in pochissimo tempo un modo completamente nuovo di muoversi" dice Samuel Turvey, biologo della Zoological Society of London, che da anni segue vari progetti di conservazione sull'isola di Hainan e nella Cina continentale.
Un'altra buona notizia è che il governo centrale cinese ha deciso di investire massicciamente nella tutela dei gibboni: su quest'isola poco più grande della Sicilia verrà istituito un nuovo parco nazionale che dovrebbe collegare le riserve esistenti e formare un'unica area protetta di 4.500 chilometri quadrati, pari a oltre un quinto del territorio complessivo. "Benché la Cina abbia subito un rallentamento economico a causa della pandemia, probabilmente manterrà il suo obiettivo di completare il nuovo Hainan Tropical Rainforest già entro il 2022" dice Rose Niu, biologa che collabora alla creazione di parchi nazionali in Cina dal 1997 e ora è responsabile della conservazione presso il Paulson Institute, un think tank con sede a Chicago che si dedica alla promozione delle relazioni tra Stati Uniti e Cina.

Intanto Chan e colleghi hanno già lanciato il progetto di riforestazione del parco di Bawangling e delle zone limitrofe, che partirà in primavera con l'impianto, sotto i ponti di funi, di alberi autoctoni subtropicali a crescita rapida come palme, mangrovie, bambù, castagni chinquapin e alcune mimosacee. "Dotare i parchi di ponti di corde" aggiunge Rose Niu "è un primo passo verso il ripristino della mobilità dei primati arboricoli non solo in Cina, ma anche in Vietnam, Laos, Thailandia, Birmania". E non mira a favorire soltanto i primati. Dice la biologa Jessica Bryant, della University of Roehampton di Londra: "Un'intera specie che sopravviva in un areale esiguo corre un rischio altissimo di essere spazzata via da un unico evento catastrofico, come un tifone o un incendio. Se i parchi australiani fossero stati dotati di strade aree, per esempio, molti koala sarebbero riusciti a fuggire più facilmente dall'inferno di fuoco dello scorso anno". 

Sul Venerdì del 5 marzo 2021