Per Papa Francesco l’iniziativa del Comitato Nazarat di Rimini è un esempio da seguire e diffondere

Per Papa Francesco l’iniziativa del Comitato Nazarat di Rimini è un esempio da seguire e diffondere

"Mi congratulo per la sensibilità e la partecipazione alle sofferenze dei cristiani perseguitati e per aver risposto alla loro drammatica situazione nel Vicino Oriente, con un corale appello alla preghiera, ed auspico vivamente, a nome del Santo Padre Francesco, che tale iniziativa si vada sempre più diffondendo e ottenga copiose grazie celesti". Così il card. Parolin, segretario di Stato Vaticano, in una lettera a Marco Ferrini. L'Appello all'umano è nato a Rimini tre anni fa e si è già moltiplicato in molte città in Italia e all'estero.

Il Comitato Nazarat, nato a Rimini nell’estate del 2014 e che ha generato decine di iniziative dello stesso tipo in Italia e nel mondo, ha ricevuto un riconoscimento altissimo. Con una lettera a Marco Ferrini, che insieme ad un gruppetto di amici riminesi ha ideato questo semplice ma contagioso gesto pubblico, il segretario di Stato Vaticano benedice, anche a nome di papa Francesco, l’Appello all’umano, e si augura che l’esempio possa essere seguito.

“Mi congratulo per la sensibilità e la partecipazione alle sofferenze dei cristiani perseguitati e per aver risposto alla loro drammatica situazione nel Vicino Oriente, con un corale appello alla preghiera, ed auspico vivamente, a nome del Santo Padre Francesco, che tale iniziativa si vada sempre più diffondendo e ottenga copiose grazie celesti”, scrive il card. Pietro Parolin. “Nell’unirmi spiritualmente alla vostra catena di preghiera, volentieri trasmetto a Lei e a tutti i componenti del “Comitato Nazarat” la mia benedizione”.

Più volte i messaggi comparsi sui manifesti che annunciano, il 20 di ogni mese da ormai tre anni, gli attesi e molto seguiti incontri di preghiera in piazza Tre Martiri, hanno utilizzato le parole del papa sul valore della testimonianza offerta alla Chiesa dai cristiani perseguitati in Medio Oriente. Da Rimini l’Appello all’umano ha raggiunto una ventina di città italiane (in Romagna, anche Cattolica, Cesena e Forlì), da Napoli a Udine, passando per Roma, Milano, Siena, Perugia e diverse altre località. Ma anche all’estero crescono sempre di più le catene di preghiera, come a Erbil, Damasco e Lugano.

Il rosario e i testimoni che di volta in volta si avvicendano in piazza Tre Martiri, sono i due elementi costitutivi dell’Appello all’umano. Una idea scaturita nell’agosto del 2014 a casa di Marco Ferrini e che ha fatto breccia fra cattolici e laici. Più volte in piazza anche il vescovo di Rimini, che ha sempre accolto e sostenuto la proposta del Comitato Nazarat. Davanti ai fatti drammatici di Mosul e della Valle di Ninive che le cronache cominciavano a raccontare, alcuni amici si sono lasciati investire da una domanda: cosa c’entra tutto questo con noi. Marchiati da questo interrogativo, come le case dei cristiani delle terre martoriate con la “N” di Nazarat prima di subire violenze di ogni genere per i loro abitanti, sono partiti ed hanno continuato con un appello che bussa alle porte del cuore e della ragione, nelle calde serate estive o sotto la pioggia e il freddo invernale.

Il seme è cresciuto e il vento della condivisione grazie al passaparola si è sparso in luoghi vicini e lontani. “Subito dopo l’invasione di Mosul da parte dell’ISIS, allo scopo di implorare la pace e la salvezza delle comunità cristiane, ogni 20 del mese, si è dunque organizzato un incontro di preghiera svoltosi contemporaneamente in diversi luoghi pubblici, sia in Italia che in altri Paesi, compresi l’Iraq e la Siria, a cui si sono uniti diversi monasteri di Clausura”, scrive il segretario di Stato della Santa Sede nella sua lettera. La lista dei monasteri si allunga continuamente e sono arrivati ormai a trenta, fino alle Carmelitane del Portogallo e al monastero cistercense S.Maria Nassoma Y’Ombembwa dell’Angola.
Ora il papa dice: l’Appello all’umano merita di radicare ovunque. Non è poco.

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