“Siamo inchiodati alla Rimini di cinquant’anni fa, ma la riscossa è possibile”

“Siamo inchiodati alla Rimini di cinquant’anni fa, ma la riscossa è possibile”

Bruno Paternò agita il bastone sugli attori del turismo di casa nostra

Sbagliato chiudere gli occhi sull'oggettivo declino della nostra città in termini di qualità turistica. L'ex gestore e direttore di numerosi hotel in Italia e all'estero, non fa sconti sui vecchi e nuovi errori compiuti da più soggetti. La miopia imprenditoriale, gli stagionali improvvisati, gli eventi che danno un'immagine deleteria e folle della riviera, l'offerta commerciale e ricettiva che lascia parecchio a desiderare. "Ai nostri ospiti importa un fico secco che Rimini, tanto tempo fa, sia stata la Capitale del Turismo. Si deve pensare al presente e al futuro che, come sosteneva Einstein, è oggi".

In questa e nella foto d’apertura, Bruno Paternò

Conosco Bruno Paternò da troppo tempo per scriverne in terza persona sicché per una volta rinuncio all’impersonale formalismo di taglio giornalistico. Siamo seduti su una panchina davanti a un bar di Marina Centro. Mentre la stagione balneare saluta con il canonico tepore settembrino l’imminente ingresso dell’autunno, gli chiedo cosa pensi dell’attuale status turistico di Rimini. Prima di rivelare le sue risposte faccio presente a coloro che non lo conoscessero che Bruno Paternò è un elegante signore (anche d’animo), ex albergatore nonché stimato amico della mia famiglia da vecchia data. Negli anni, come direttore o in qualità di gestore di alberghi, ha operato in ambienti turistici nazionali ed esteri. Tiene subito a precisare una regola che reputa capitale per chiunque intenda accostarsi al mondo dell’ospitalità: “Il Turismo va considerato come un grande Amore, mai e poi mai come strumento finalizzato unicamente a far quattrini. Certo, l’intento imprenditoriale è pur sempre quello del guadagno, ci mancherebbe altro, ma la grande passione per questa affascinante attività è sempre stata il mio punto fermo; è una fonte di arricchimento che deriva dal contatto con culture diverse che hanno ambiti mentali differenti dal mio”. Gli domando quanti alberghi abbia diretto o gestito. Ne cita qualcuno, tra i tanti: “Hotel de France, Villa Rosa Riviera, Park Hotel di Ovindoli, Grand Hotel di Salsomaggiore, Grand Hotel International dell’Isola d’Elba, in Italia. L’Edward Hotel di Durban e il Cranbrook di Johannesburg, in Sudafrica”. Il medagliere è di tutto rispetto e conforta l’immagine di un Senatore del turismo con esperienza da vendere (e da condividere con chi intenda ascoltarlo).

Marina Centro. Notare le frecce

Bruno Paternò è la persona giusta a cui chiedere ragione del progressivo deteriorarsi della voce economica più importante di Rimini. Il declino della nostra città, in termini di qualità turistica è di disarmante evidenza.
Con Bruno, la conversazione scorre in libertà, senza pretese di risolvere in toto i problemi del turismo. No, questo no, ma l’ex albergatore tiene a focalizzare l’attenzione su più concause che hanno precipitato la primaria attività cittadina verso la zona bassa della “classifica dell’ospitalità” nazionale ed estera. Ecco la prima considerazione: “La fine del nostro turismo è iniziata con due cooperative che ci facevano vendere il nostro prodotto al 30% in meno dei valori storici. In più, la politica, bianca e rossa (leggi DC-PCI, ndr) entrò nel turismo a gamba tesa e lo danneggiò irreparabilmente. Non c’è mai stato un assessore al turismo e nemmeno un consigliere comunale espresso dall’AIA (Associazione Italiana Albergatori, ndr). Oggi paghiamo gli errori di allora, e oltretutto se ne sono aggiunti di nuovi: sono sotto gli occhi di tutti”.

“I negozi e i loro contenuti costituiscono l’arredamento di una città”

A quelli arriveremo tra breve, lo interrompo, e aggiungo: non ti pare che le strutture siano in larga parte da rivedere, volendo usare un caritatevole eufemismo, mentre alcune altre sarebbero da abbattere per oltrepassati limiti di decenza? “Certo che sì”, concorda “ce la siamo voluta. Per endemica miopìa imprenditoriale. Cosa che, come ho potuto constatare di persona, altrove non capita. E se capita, succede con minore frequenza. Nel 1978 fondai l’Associazione Albergatori Affittuari che in seguito divenne Nazionale. Cercavo di combattere il malcostume di affittare gli alberghi solo anno per anno aprendo la strada a tutti gli stagionali improvvisati e agli albergatori mordi e fuggi (senza pagare i fornitori, ndr). Pur avendo prodotto infiniti disastri al nostro turismo, la stessa prassi si ripropone all’inizio di ogni periodo balneare. Cose da pazzi. La struttura alberghiera va mantenuta in ordine, conservata e, se possibile, ciclicamente migliorata. Una quota di reinvestimento è parte imprescindibile di qualsiasi progetto imprenditoriale. Se per avidità metti il tuo hotel in mano al primo avventuriero che poi te lo massacra, come fai a tenere in efficienza il tuo bene? E’ un fatale circolo vizioso”.

Com’è ridotta l’ex passeggiata elegante di Marina Centro?

Veniamo agli aspetti negativi più recenti, gli propongo. Bruno non si lascia certo pregare; con tre dita si aggiusta il Panama e con il bastone da passeggio mira a un punto indefinito all’orizzonte: “Manca il controllo del territorio e come se non bastasse, organizzano manifestazioni che danno un’immagine deleteria e folle della riviera, del tipo imbriàcati e piscia dove vuoi. Messaggi sbagliati che attirano solo i buzzurri, gli spacciatori e un’umanità che non fa turismo, ma inciviltà. A completare la cartolina, seguono a ruota l‘arredo urbano deficitario e nessuna cura del verde e del floreale. Siamo divenuti la riviera dei cartoni abbandonati per giorni e giorni sui marciapiedi, fra negozi da terzo mondo. Viale Bangladesh, già viale Vespucci, ne è la mesta rappresentazione, pur con tutto il rispetto che si deve ad altre culture. Proprio per il fatto che sono civiltà diverse dalla nostra, queste si fondano su usanze e comportamenti inevitabilmente differenti dai nostri che vanno indirizzati con pazienza, ma con una certa fermezza, verso il solco delle nostre abitudini. Non siamo noi a doverci adeguare. Sono loro che giustamente devono allinearsi al nostro modus vivendi, non ti pare? Guarda com’è ridotta l’ex passeggiata elegante di Marina Centro, fatti un giro, osserva, guardati intorno, poi dimmi: credi che sia solo colpa dei nuovi imprenditori o c’è anche molta responsabilità di chi ci amministra? Lascia correre oggi, tollera domani per malinteso senso di accoglienza… Di recente, solo di recente, sottolineo, si sta ragionando sul decoro urbano. In verità, i negozi e i loro contenuti costituiscono l’arredamento di una città. Ti faccio io, una domanda: tu che ne pensi al riguardo?” Che non voglio querele sicché se taccio è molto meglio, è la mia immediata risposta.

Bruno incalza: “E vogliamo parlare della linea 11 dell’autobus Rimini-Riccione, il sardinificio, come lo chiamo io, regno incontrastato dei borseggiatori di lungo corso? Poi ci sono i questuanti molesti, le squadre di pallinari, quindi i venditori abusivi che battono la spiaggia in parallelo con le massaggiatrici cinesi. E signore, sempre cinesi, sono presenti già dal mattino in piazzale Carso. Loro non battono la spiaggia: battono e basta. E anche questo fa parte del decoro: quello che non c’è”.

Come se ne esce, quindi?, gli domando. “Arrivati a questo punto non è facile, me ne rendo conto, l’intera società italiana ha subìto un degrado importante, ma Rimini potrebbe intonare la riscossa a cominciare dai temi di cui ho parlato all’inizio. La riqualificazione deve passare da locazioni alberghiere lunghe e controllo-qualità in tutti gli alberghi. Al terzo reclamo, autentico e verificato, si sospende la licenza. E’ assolutamente essenziale un monitoraggio massiccio e puntuale del territorio. Ci dobbiamo liberare di parassiti e predatori che profittano della moltitudine per i loro loschi maneggi e infine ritengo sia necessario dare una sterzata significativa al tipo di eventi. Le manifestazioni pubbliche devono ripartire dalla Cultura. Le Giornate del Centro Pio Manzù di Filiberto Dasi o le mirabolanti mostre di Marco Goldin sono solo uno stropicciato ricordo sepolto nel cassetto delle buone iniziative: male. Naturalmente serve denaro, nota dolente e costante, ma ad esempio, la distrazione di alcune cifre recentemente impegnate per opere costose quanto inopportune, sarebbe già stato un utile esordio. Ai nostri ospiti importa un fico secco che Rimini, tanto tempo fa, sia stata la Capitale del Turismo. Si deve pensare al presente e al futuro che, come sosteneva Einstein, è oggi. Purtroppo, siamo inchiodati allo stereotipo “piada, sangiovese e pacche sulle spalle” che è tuttora in voga perché la grettezza, interpretata come spontaneità (e quindi compassionevolmente perdonata) sembra pagare ancora. Non è più così. E’ ora di cambiare. Il mondo è andato avanti. Il tempo è passato, ma da queste parti siamo inchiodati alla Rimini di cinquant’anni fa. Ci siamo addormentati come la bella Aurora di Charles Perrault. Oggi però, di prìncipi sbaciucchioni disposti a svegliare una vecchia principessa rintronata non se ne vedono proprio. E non è una favola. I turisti vogliono venire nella nostra città, stare possibilmente sereni, in sicurezza, riposare se lo vogliono e divertirsi se ne hanno voglia, senza che la vacanza sia disturbata da pseudo feste organizzate solo per fare un casino infernale e vendere fiumi di birra che trasmutano la città nell’orinatoio a cui accennavo prima. Beh, si è fatto tardi; ora ti saluto. Vado a farmi una pinta di birra!” Sorride sardonico, volta i tacchi, agita il bastone in segno di saluto e se ne va.

COMMENTI

DISQUS: 0