Giornata della Memoria al Teatro Biblioteca Quarticciolo

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    27 gennaio, in occasione della Giornata della Memoria al Teatro Biblioteca Quarticciolo sono presentati due spettacoli in anteprima regionale: ore 17.00, Auschwitz, una storia di vento della Compagnia Mamarogi con la regia di Fabrizio Pallara, spettacolo per le famiglie, che vede In scena Manuel Buttus e Roberta Colacino: ore 21, Autobiografia di un picchiatore fascista di e con Marco Brinzi, ispirato al romanzo di Giulio Salierno edito da Minimum Fax.

    Auschwitz_storia di vento, una storia di vento è uno spettacolo teatrale che trae ispirazione dall’omonima app interattiva per ragazzi ideata e realizzata da Franco Grego per la casa editrice il paragrafoblu. Lo spettacolo diventa un racconto multimediale di parole e immagini animate, nella prova scenica di due attori immersi e in continuo dialogo con il mondo di immagini animate. JouJou e Didier, due fratelli, due adulti; ma erano bambini ad Auschwitz. Attraverso i loro occhi il racconto della loro storia dentro la Storia: il viaggio verso il campo di concentramento e la vita all’interno, ricordi che affiorano da quel tempo tragico che negava la vita e poi se la portava via. Una storia tra mille: i giochi e la fantasia per sfuggire all’orrore, per vedere al di là del filo spinato, oltre la neve, oltre il vento che sempre soffiava e trovare una flebile speranza, il miraggio del ritorno a casa. Una storia che non dà risposte ma continua a creare domande, per riflettere su quello che è accaduto e che continua ad accadere, dentro un’umanità senza memoria. Uno spettacolo che diventa un diario, fatto d’immagini, emozioni, di suoni e musiche, di spazi, di persone e di vento e che affronta con delicatezza il tema della Shoah non solo come evento storico, ma come emblema di ogni discriminazione. (Età: dagli 8 anni –  Genere: Teatro d’attore, video proiezioni)

    Autobiografia di un picchiatore fascista ripercorre la biografia di un fascista per capire cosa possa muovere oggi le persone, soprattutto quelle più giovani, ad avvicinarsi, a giustificare e a riproporre un’ideologia tanto superata e sconfitta dalla storia, violenta e antidemocratica. Negli anni ’50 Salierno è attivista di spicco del Movimento Sociale Italiano romano e frequenta Graziani, Almirante, Rauti. Diciottenne è condannato a trent’anni di reclusione per omicidio a scopo di rapina, fugge in Francia, si arruola nella Legione straniera e va a combattere in Algeria dove finisce imprigionato. L’ideologia fascista comincia a vacillare già nelle carceri algerine, dove si sente molto vicino a quella che la società reputa feccia. Trasferito nelle carceri italiane, Salierno scopre l’appartenenza alla classe degli sfruttati e la solidarietà con altri detenuti più sfortunati di lui: sviluppa una nuova coscienza politica e arriva all’abiura del fascismo.

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