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Cronaca

Da Mafia Capitale a clan Spada: le indagini di Simonetta D'Alessandro, il giudice morto a Roma

I funerali del giudice Simonetta D'Alessandro alla chiesa San Rocco all'Augusteo

Una donna eccezionale, caparbia e senza maschera. È così che amici e i colleghi ricordano Simonetta D'Alessandro, giudice morta a Roma nella serata di sabato. Dai clan Spada alla corruzione in Mafia Capitale. Dalla criminalità organizzata agli episodi di mala amministrazione quotidiana. D'Alessandro, 58 anni, era, come ricorda il procuratore aggiunto Francesco Caporale "sempre in prima linea".

I funerali del giudice D'Alessandro

Martedì pomeriggio alle 15 nella chiesa di San Rocco all'Augusteo si terranno i funerali. Secondo quanto si è appreso domani sarà allestita nell'aula Occorsio del tribunale di piazzale Clodio la camera ardente.

I primi riscontri autoptici non avrebbero evidenziato nulla di anomalo: la D'Alessandro, che da qualche mese ricopriva il ruolo di presidente della X sezione penale, è morta per un malore.

Le inchieste di Simonetta D'Alessandro

Originaria di Foggia, laureata a Pavia, è stata tra le altre cose il giudice per le indagini preliminari che ha firmato l’ordinanza di arresto per 32 membri del clan Spada lo scorso gennaio. Si era occupata anche delle vicende penali dell'ex presidente della Camera Gianfranco Fini e del cognato Giancarlo Tulliani, delle tangenti sui campi rom e più indietro negli anni di terrorismo e Brigate Rosse nonché della morte del banchiere Roberto Calvi, mentre da qualche mese era presidente della X sezione penale del tribunale.

Costantino De Robbio, anche lui giudice, la ricorda così: "Non indossava maschere". Giuseppe Cascini, consigliere del Csm e a sua volta procuratore aggiunto di Roma, la ricorda come una "persona solare, seria, appassionata e impegnata. Un punto di riferimento".

Di lei ha parlato anche Federica Angeli, giornalista di Ostia sotto scorta: "Dagli arresti dei Fasciani per mafia nel 2013 a quelli degli Spada sempre per 416bis lo scorso gennaio. Portano la tua firma queste grandiose operazioni contro la mafia. Perché tu sei stata la prima a riconoscerla. Che la mia gratitudine e il mio amore arrivino ovunque tu sia grandissima Donna. Sono felice di averti resa eterna col mio libro".

Chi era il magistrato Simonetta D'Alessandro

"Giudice rigorosa e coraggiosa che ha avuto il merito di riconoscere le nuove mafie romane quando per molti erano solo delle piccole bande di quartiere. Sue infatti le ordinanze di arresti per i vertici dei clan Fasciani e Spada. - ha scritto il presidente dell’Osservatorio della legalità del Lazio Giampiero Cioffredi - Una donna colta brillante, colta e curiosa. Sono sconvolto per la morte prematura di Simonetta D'Alessandro, protagonista degli uffici giudiziari di Roma nel contrasto alle mafie. Riposa in pace".

Simonetta D’Alessandro è molto ricordata anche nella sua Puglia specie dopo il terribile caso Marcone, l’omicidio del direttore dell’ufficio di registro assassinato il 31 marzo 1995 in pieno agguato stile mafia: porta la sua firma la prima richiesta di archiviazione del caso, come ricorda a Foggia Today

Daniela Marcone: "Avevamo dieci giorni per opporci e non ci era stata neanche rilasciata copia della documentazione. Erano tempi diversi per le vittime, in cui la giustizia non aveva la stessa attenzione e tutela che riserva oggi, a seguito di direttiva europea. Il pm era la nostra garanzia e non si era abituati a familiari che volevano leggere, approfondire. Ricordo che ci riunimmo in una stanzetta del Tribunale. Eravamo confusi. Fu lei, tramite Oreste De Finis, nostro amico fraterno in questa battaglia, a chiedere di incontrarci. Aveva firmato in quanto gip la richiesta di archiviazione ma ci volle rasserenare, dire che la giustizia stava lavorando, che dovevamo credere in ciò che si stava facendo".  

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