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Il confine d'Europa è ad Agadez

L'Algeria sta operando, dal 2017, respingimenti forzati. I migranti del Niger vengono caricati sui camion. Gli altri lasciati nel Sahara

  • 20 agosto 2018, 07:57
  • 8 giugno 2023, 22:41

Cacciati dall'Algeria

RSI/Giacomo Zandonini - Francesco Bellina 20.08.2018, 10:43

  • ©Francesco Bellina

Il destino di Agadez, antica tappa carovaniera nel centro del Niger, sembra essersi capovolto nell’ultimo anno: da snodo per i transiti verso nord si è trasformato a precaria mèta per chi fugge o è espulso violentemente dal Nord Africa. Così, sotto il minareto in terra battuta più alto del mondo, patrimonio dell’UNESCO, i viaggiatori diretti a nord sono sempre meno, dopo l’applicazione di una legge - la 35 del 2015 - che criminalizza il trasporto e l’alloggio di migranti, dal Niger verso Libia e Algeria. Dai circa 330.000 registrati dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni lungo le piste principali del Sahara, nel 2016, si è scesi a 20.000 persone nei primi sette mesi del 2018.

“L’Unione Europea ha spostato qui la sua frontiera - sostiene Rhissa Feltou, sindaco di Agadez, spiegando che - la legge anti-immigrazione è una delle più impopolari della storia del Niger, perché sottrae una fonte di reddito fondamentale per una comunità già impoverita”. In un contesto di fragilità e tensioni sociali, l’arrivo di duemila rifugiati sudanesi a inizio 2018 e la ripresa delle espulsioni collettive dall’Algeria, hanno creato ulteriori preoccupazioni.

Abbandonati nel deserto

Sono oltre 26mila, secondo Amnesty International, i respingimenti forzati effettuati dall’Algeria verso il Niger da quando, nell’agosto 2017, queste operazioni sono riprese in modo massiccio. Un accordo del 2014 tra Niger e Algeria prevede il rimpatrio, a spese di Algeri, dei cittadini nigerini intercettati oltre frontiera senza titoli di soggiorno. Da fine 2017, sono però sempre più - almeno 9mila - i cittadini di paesi terzi espulsi dall’Algeria e abbandonati nel Sahara, a decine di chilometri dal confine con il Niger. “Queste persone - spiega Debora Delpistoia, ricercatrice di Amnesty International - sono state arrestate in massa in strada, nei cantieri dell’edilizia o tramite raid nelle abitazioni, sulla base esclusiva del colore della pelle, spesso senza verificare la loro situazione legale”.

Mentre i nigerini sono accompagnati al posto di frontiera di Assamakka, stipati in camion per il bestiame, e da lì trasferiti ad Agadez, prosegue Delpistoia, “i cittadini di altri paesi vengono sistematicamente abbandonati nel deserto e costretti a incamminarsi a piedi verso il Niger e in alcuni casi verso il Mali, in zone controllate da gruppi armati”. Le autorità algerine negano qualsiasi violazione dei diritti umani, ma lo scorso maggio le Nazioni Unite hanno chiesto di mettere fine a queste operazioni. “Abbiamo registrato casi di violenze in detenzione, separazioni forzate di famiglie, esposizioni a rischi per la vita - conclude Delpistoia - e ci preoccupa l’utilizzo, da parte di alcune autorità algerine, dei migranti come capro espiatorio in un momento di crisi economica per il paese, con le elezioni politiche alle porte”.

Cittadini del Niger e di tutta l’Africa occidentale continuano a arrivare stremati e senza nulla alle porte di Agadez. Dopo un primo supporto, da parte di ONG internazionali e agenzie ONU, per molti l’unica opzione è il ritorno a casa. Ma c’è chi resta in città, sperando di riprendere la strada del nord. La loro storia nel video.

Giacomo Zandonini

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