Xylella: in Puglia 370 frantoi a rischio chiusura entro un anno, più di 130 nel foggiano

Coldiretti è lapidaria: se la situazione non cambia, gli impianti chiuderebbero entro un anno. «La Xylella rischia di far chiudere i battenti a 251 frantoi nel Leccese e a 120 nel Brindisino e nel Tarantino e più di 130 nel foggiano». Coldiretti Puglia lancia l’allarme al tavolo con il ministro Luigi Di Maio

La batteriosi è stata una sberla in pieno volto per l’olivicoltura regionale, un’emergenza approcciata male e gestita peggio fra tempo perso, errori, rimpalli di responsabilità, incertezze e scaricabarile. «Al tavolo nel ministero dello Sviluppo economico si sono accesi i riflettori sulle strutture di trasformazione, sui frantoi e sul lavoro, oltre che sull’urgenza di convertire in legge il decreto per le emergenze non prima di averlo emendato, perché il provvedimento è una scatola vuota per il Salento», dice Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia, a Di Maio. «In Puglia ci sono circa 939 frantoi oleari, che lavorano 53 varietà di olive, distribuiti in tutte le 6 province: Bari e Bat (228 impianti attivi), Lecce (251), Brindisi (143), Foggia (136), Barletta-Andria- Trani (84), Taranto (97)».

«Se non saranno subito snellite le procedure per espianti e reimpianti, in mancanza di misure straordinarie a sostegno dei frantoi e del lavoro, per il periodo necessario al ripristino delle potenzialità produttive del territorio – aggiunge Muraglia – è certa la chiusura dei frantoi in un periodo stimato di massimo 12 mesi, visto che negli ultimi anni, per le responsabilità e i ritardi regionali nella gestione della patologia, sono già state dismesse numerose (oltre la metà, ndr) linee di produzione, con l’azzeramento della forza lavoro». «Pertanto, se la situazione non dovesse cambiare – lancia l’allarme Coldiretti Pugliagli impianti chiuderebbero nella migliore delle ipotesi fra un anno. Se non si intervenisse con strumenti adeguati per affrontare l’emergenza e rilanciare l’olivicoltura, la più grande industria verde del Sud Italia, che lo scorso anno ha fatto registrare in Puglia una delle peggiori annate di sempre con una produzione crollata del 65%, con punte fine al 90%, per le gelate e la Xylella, si verificherebbe – ne è certa Coldiretti – una crisi irreversibile».

«Il Salento è un territorio dilaniato dalla batteriosi che continua ad avanzare. La malattia – denuncia Gianni Cantele, presidente di Coldiretti Lecce, a Di Maio – ha minato profondamente l’intero tessuto produttivo olivicolo e oleario del Salento con una perdita progressiva della produzione lorda vendibile dai 50 milioni di euro della campagna 2016-2017 ai 300 milioni della attuale. I frantoi cooperativi, aziendali e industriali, hanno registrato un calo significativo del quantitativo di olive molite del 50% nella campagna 2016- 2017, del 75% nella successiva e del 90% nella attuale, con l’equivalente crollo del fatturato e la riduzione del personale impiegato del 90%, oltre al danno stimato per difetto di 1,2 miliardi di euro al patrimonio olivetato».

Nel piano anti-Xylella, predisposto dal ministero delle Politiche agricole e approvato in Conferenza Stato-Regioni il 13 febbraio scorso, è stato tracciato per la prima volta il percorso che interessa anche strutture di trasformazione, frantoi cooperativi, aziendali e industriali, delineando linee di intervento, si legge testualmente «…ciò potrà avvenire attraverso una serie di iniziative che interessino l’incremento delle produzioni Dop, il potenziamento delle organizzazioni di produttori e forme più avanzate di cooperazione orizzontale e verticale lungo la filiera, in modo particolare attraverso il sostegno all’ammodernamento degli impianti di molitura (la misura è finanziata dalla regione puglia con il Psr 2014-2020); occorre inoltre prevedere agevolazioni per interventi di rottamazione, per coloro che vogliono uscire dal settore o di compensazione dei mancati redditi, in attesa del ripristino del potenziale produttivo», come richiesto da Unaprol e Coldiretti al tavolo con il ministro Gian Marco Centinaio.

Marco MANGANO
La Gazzetta del Mezzogiorno

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