Sestu

Carabinieri, la grande guerra e il banditismo in Sardegna: ecco la mostra

La mostra avrà luogo nei locali della Pro Loco in via Roma, dall’11 al 20 maggio 2018

Carabinieri, la grande guerra e il banditismo in Sardegna: ecco la mostra

Di: Alessandro Congia


Cimeli, uniformi, i documenti della Grande Guerra e dell’Arma dei Carabinieri: dall’11 al 20 maggio 2018, in collaborazione con la Legione Carabinieri di Cagliari e l’Associazione Culturale “La Storia e la Memoria” di Cagliari, i visitatori potranno ritrovarsi a Sestu nei locali “Faccin" in via Roma 26 per un evento dedicato alla storia dell’Arma.

L’inaugurazione è prevista per venerdì 11 maggio alle ore 18.30 alla presenza di autorità civili e militari. 

Il progetto nasce dalla collaborazione e dai comuni obiettivi perseguiti dall’Arma dei  Carabinieri, dagli Assessorati alla Pubblica Istruzione, alla Cultura e al Turismo deI  Comune di Sestu, dall’Associazione   “La Storia e la Memoria di Cagliari e da ll'associazione Turistica Pro Loco.

Una mostra di emozioni che fanno realmente “Vivere la Grande Guerra”, trasformando una  “epopea,” conosciuta dai più solo attraverso i libri di storia, in quello che la guerra in realtà fu.  L’esposizione è arricchita di immagini d'epoca, cimeli e documenti originali che raccontano il  contributo fornito dai Carabinieri durante lo sforzo bellico del Paese nel corso della Grande  Guerra.

Lo spirito e le tradizioni dei Carabinieri di Sardegna sono un sentimento vivo e profondo, il  legame che unisce l’isola e l’Arma ha radici antiche che rendono la nostra istituzione, una  parte fondamentale della società; l’attenzione che le istituzioni rivolgono alla presenza delle  Stazioni Carabinieri e la speranza che in esse ripongono, deriva da una dalle capacità che i  Carabinieri hanno saputo esprimere, sin dal 1822, pacificando un territorio aspro, povero di  ricchezze naturali ma ricco di orgoglio e rispetto delle tradizioni. La consapevolezza di ciò e il  rispetto di quanti, nei 204 anni di presenza dell’Arma in Sardegna, hanno donato la vita nel  rispetto del giuramento prestato, superando difficoltà di ogni genere, ci hanno indotto ad una  profonda ricerca storica degli eventi che hanno caratterizzato la storia dell’Arma, attraverso  documenti e cimeli storici che saranno approfonditi e poi utilizzati migliorare le conoscenze di  tutti i carabinieri, affinché ci si possa sentire realmente eredi di uomini splendidi che in tante  occasioni hanno dato la vita per l’arma e per la Sardegna. Le fotografie, le lettere e le  attestazioni di merito di centinaia di carabinieri che abbiamo raccolto e riportato, non lasciano  dubbi sul reale eroismo di uomini che, sul senso dello stato, hanno fondato la loro vita, nel  rispetto di valori quali PATRIA ONORE E GIUSTIZIA.  Il banditismo in Sardegna  L'Arma dei Carabinieri combatté a fondo il fenomeno criminoso, attuando operazioni che  furono caratterizzate da cruenti conflitti a fuoco che le costarono un alto tributo di vite e di  sangue. Nel decennio 1890-1900, 29 furono i carabinieri caduti nella lotta al banditismo in  Sardegna; una Croce di Cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia, una Medaglia d'Oro al Valor  Militare, 15 d'Argento, 72 di Bronzo, 223 Encomi Solenni bastano ad attestare il valore  dimostrato dai singoli ufficiali, sottufficiali, appuntati e carabinieri in quel decennio. Uno dei  risultati più ragguardevoli fu quello conseguito dal maggiore dei Carabinieri Eugenio  Baratono, comandante la Divisione di Sassari, che il 29 maggio 1894, alla testa di 16  carabinieri affrontò in una masseria i feroci banditi De Rosas - che per vendetta aveva il 14  novembre 1891 trucidato nello spazio di un'ora ben quattro persone - e Angius, catturandoli  con altro criminale dopo un violento scontro a fuoco che costò la vita al valoroso maresciallo  Vittorio Audisio.

Tra le centinaia di operazioni compiute vanno ricordate l'uccisione in conflitto del bandito  Paolo Criscialuzzu (1893), la cattura dei famigerati Liberato Onano e Moro Torracorte, che  dal 1878 al 1881 avevano svolto un'impressionante attività delittuosa, l'uccisione del bandito  Salvatorangelo Dettori, avvenuta l'8 aprile 1899, e le operazioni condotte dal capitano  Giuseppe Petella, dal brigadiere Lussorio Cau e dal Brigadiere Lorenzo Gasco . Sotto le  rispettive voci vengono riportate la figura e l'opera dei tre suddetti militari dell'Arma, che si  distinsero particolarmente l' 11 luglio 1899 nella "battaglia di Morgogliai" presso Orgosolo,  conclusasi con l'uccisione di quattro feroci e temutissimi banditi e il ferimento di un quinto.  (Medaglia d'Oro al Valor Militare per il brigadiere Cau, Medaglia d'Argento per il capitano  Petella e per il Brigadiere Gasco. In quella operazione cadde valorosamente il carabiniere  Aventino Moretti.  Alcuni mesi prima (nei giorni 14-15 maggio) lo stesso capitano Petella aveva diretto nella  zona di Nuoro una vasta retata - definita dallo scrittore Giulio Bechi la "notte di S.Bartolomeo" - che portò alla cattura di un gran numero d'individui pericolosi 3 sospetti,  provocando l'allarme tra i banditi annidati nei covi montani. Alcuni di essi, i più temuti,  vennero intercettati presso Dorgali nel loro tentativo di fuga; nel conflitto notturno che ne  seguì con i militari dell'Arma furono uccisi il capobanda Fancello (alias Berrina) - affrontato in  colluttazione dal Brigadiere Gasco - e quattro altri briganti. Nel giro di qualche mese il  circondario di Nuoro si vide così liberato di ben 75 banditi.   Il 12 agosto 1949 tre carabinieri persero la vita e altri sei vennero feriti in modo grave in un   assalto dei banditi sardi. I carabinieri erano isolati: nei paesi era per loro difficile trovare  collaborazione nella popolazione impaurita; i pochi confidenti venivano eliminati.

Nell’agosto  1949 una vettura con le paghe per le maestranze della diga del Tirso fu assaltata. La scorta  fu massacrata: tre morti e un ferito gravissimo. L’Arma organizzò con metodo la reazione.  Nel maggio 1950 fu catturato il bandito Liandreddu, un nome famigerato e temuto. A luglio fu  la volta di suo zio, Giovanni Battista Liandru. Nell’aprile 1951 il più pericoloso latitante sardo,  Francesco Sini, fu assicurato alla giustizia. L’8 maggio1951, aGiana di Perda, una  campagnola passò sotto il tiro incrociato dei criminali in un canalone: due carabinieri persero  la vita e uno fu gravemente ferito. Ma anche questa volta i responsabili furono catturati.

La situazione nell’isola sarebbe rimasta tesa per molti anni. Nel settembre del1959, in un  agguato viene ucciso il maresciallo Ettore D’Amore, comandante della Stazione di Orgosolo.  Gli fu conferita la Medaglia d’oro alla memoria.  Furono, quelli, gli anni in cui i Carabinieri fecero da protagonisti sulle pagine illustrate dei  settimanali: non passava settimana senza che da qualche angolo d'Italia giungesse notizia  della cattura e dell'eliminazione delle più agguerrite bande criminali. Dopodiché, col  consolidarsi dello Stato unitario e col perfezionarsi degli organi della pubblica  amministrazione, la delinquenza assunse forme e proporzioni normali, anche se dissimili da  regione a regione. L'Arma, ormai saldamente organizzata, continuò a svolgere al servizio del  Paese la sua attività, caratterizzata dall'assoluto senso del dovere, che comportava insieme  fermezza e moderazione, donde le era già venuto da tempo l'appellativo antonomastico di  "Benemerita".

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