Blitz antiterrorismo, libanese arrestato: nel mirino anche la Brigata Sassari

Stava probabilmente pianificando un attentato  alla sede del Comando della Brigata Meccanizzata “Sassari” di stanza a Macomer  Amini Alhaj Ahmad,  il 38enne libanese di origini palestinesi arrestato a Macomer con l’accusa di essere affiliato all’Isis. È l’ipotesi che intendono verificare gli investigatori delle Digos di Nuoro e Sassari. Secondo gli specialisti della polizia, il 38enne aveva supportato un suo cugino in Libano per la pianificazione di un attentato nello stesso Paese medio-orientale.  È per questo che le indagini dell’Antiterrorismo proseguono anche per verificare se il piano del 38enne a Macomer potesse essere diretto proprio alla caserma dell’Esercito, anche se al momento la circostanza non è emersa.

L’arresto è scattato perché secondo gli investigatori il 38enne, dopo aver prelevato 5.700 euro dal suo conto ed essersi messo alla ricerca del suo passaporto, era pronto ad entrare in azione in occasione di una festività.

Amini Alhaj Ahmad deve rispondere di associazione con finalità di terrorismo internazionale. “Le indagini – spiega in una nota la polizia – sono iniziate alcune settimane fa a seguito della notizia, ripresa ampiamente dalla stampa mediorientale, dell’arresto in Libano di un militante di Daesh che aveva pianificato l’avvelenamento con la ‘ricina’ di una cisterna d’acqua da cui si riforniva una caserma dell’esercito libanese. Il progetto sarebbe stato supportato da un suo ‘cugino’ presente in Italia, il quale avrebbe avuto in animo di realizzare una simile operazione anche in Europa”.

Gli accertamenti sono scattati a settembre quando le autorità libanesi hanno informato quelle italiane dell’arresto di un uomo, cugino di Amini Alhaj Ahmad, che stava pianificando l’avvelenamento dell’acqua della cisterna. Quest’ultimo aveva poi confessato di essere stato supportato dal cugino che viveva a Macomer. Ottenute queste informazioni gli uomini dell’antiterrorismo – prosegue la nota della polizia – acquisivano nei suoi confronti elementi sia in ordine all’appartenenza al così detto islamic state sia riguardo una pianificazione per utilizzare agenti tossici con finalità lesive. Durante la perquisizione domiciliare i poliziotti hanno sequestrato alcuni campioni di sostanza che al momento vengono analizzati dalla polizia scientifica di Cagliari, mentre dall’esame tecnico del suo smartphone è stato trovato molto materiale riferibile al sedicente stato islamico e al suo califfo Abu Bakr Al-Baghdadi; inoltre, gli investigatori hanno riscontrato sul cellulare anche una vasta letteratura e documentazione inerente sostanze venefiche letali, come le aflatossine B1 e il metomil, un pesticida potentissimo che l’uomo ha tentato a più riprese di acquistare su siti di e-commerce”.

Il 38enne non lavorava ma percepiva assieme alla sua famiglia un sussidio a causa della sua condizione di indigenza. La moglie del 38enne, una donna marocchina, e i suoi due figli erano all’oscuro degli obiettivi criminali dell’uomo. Gli investigatori hanno “intercettato” alcuni messaggi che l’arrestato aveva lasciato nei forum di jihadisti . Dalla lettura è emerso che il 38enne aspettava “che i fratelli musulmani rifondassero Roma”. “Mi è piaciuta questa. La sto aspettando da prima di te” – rispondeva Alhaj Ahmad all’interno del forum di jihadisti ‘ghuraba.top’ a chi scriveva – “Attendendo che i nostri fratelli musulmani rifondino Roma”.

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