Tratta delle nigeriane, il 61 per cento fugge dalla violenza. E in Italia si ritrova schiava

19 Apr 2019 15:07 - di Redazione

La violenza di genere è «il fattore principale che spinge le donne nigeriane a lasciare il proprio Paese per raggiungere l’Italia, diventando vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale». È la triste fotografia scattata dal rapporto “Mondi connessi. La migrazione femminile dalla Nigeria all’Italia e la sorte delle donne rimpatriate” realizzato dalla cooperativa BeFree insieme all’ong ActionAid.  «La violenze di genere», scrive l`organizzazione non governativa in una nota, rappresenta così «un vero e proprio fattore di espulsione che relega la donna ai margini della societa nigeriana fino a costringerla alla partenza».

Tratta, la violenza spinge le donne nigeriane alla fuga

Lo studio è stato realizzato analizzando 60 verbali di audizioni di donne nigeriane segnalate come presunte vittime di tratta presso la Commissione territoriale di Roma, tra il 2016 e il 2017, per il riconoscimento della protezione internazionale. Nel 61% dei casi analizzati la ragione principale dell’espatrio è  proprio la violenza di genere (tra cui violenza dentro e fuori le mura domestiche e tentativi di matrimonio forzato) –  si legge nel documento – il 33,3% delle donne fugge da situazioni di estrema povertà. Nel 66% dei casi sono donne con un’età compresa tra i 19 e i 24 anni e il loro arrivo in Italia è molto recente, l’l86,7% tra il 2015 e il 2017.

Nella quasi totalità provengono dallo Stato di Edo, dove la tratta è un fenomeno strutturale ed endemico dovuto alle condizioni economiche, politiche e socio-culturali.  «Indipendentemente dai contesti – dichiara Livia Zoli, Responsabile dell’Unità Global Inequality & Migration di ActionAid – essere donne significa avere meno potere, risorse più  scarse, maggiori ostacoli nell’accesso all’istruzione, all’occupazione». «Per questi motivi – aggiunge l’esperta – l’approccio di genere è indispensabile per comprendere le diverse forme di espulsione dalla società, sia nel contesto d’origine che in quello d’approdo». L’ong, neanche a dirlo, attribuisce il peggioramento della situazione al recentissimo  Decreto sicurezza.

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«Inadeguatezza delle normative, insufficienza di posti nelle strutture protette, ricorso sistematico al rimpatrio, svilimento del binario sociale per l’ottenimento del permesso di soggiorno per motivi di protezione sociale ai sensi dell`articolo 18 del Testo Unico sull`immigrazione» concorrerebbero alla mancata concorrerebbero alla mancata ecessaria protezione e al non rispetto dei diritti umani delle donne trafficate.

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