Manca Giovanni Toti al comitato di presidenza degli Azzurri: Forza Italia alla resa dei conti

30 Mag 2019 18:07 - di Domenico Bruni

È iniziato a Palazzo Grazioli il comitato di presidenza di Forza Italia convocato da Silvio Berlusconi per la prima analisi del voto europeo. Sarà l’occasione per un chiarimento interno dopo il 9% del partito alle elezioni del 26 maggio e l’avvio, come annunciato da Berlusconi, di una riorganizzazione del movimento da lui fondato nel ’94. Sono 29 i componenti del comitato, compreso il presidente Berlusconi, chiamato a decidere la prossima strategia politica. La riunione è allargata ai coordinatori regionali che però non hanno diritto di voto. Non è presente il governatore della Regione Liguria, Giovanni Toti. Prima del Comitato di presidenza Berlusconi a quanto apprende l’Adnkronos ha riunito a palazzo Grazioli i capigruppo di Camera e Senato Mariastella Gelmini e Annamaria Bernini. Al pranzo sono presenti anche la vicepresidente della Camera, Mara Carfagna e il vicepresidente di Fi, Antonio Tajani. Gelmini ha annunciato ieri sera, alla riunione del gruppo di Montecitorio, le sue dimissioni da coordinatrice regionale del partito in Lombardia.

Ravetto: basta che non spunti un congresso finto…

C’è qualche malumore: “Spero che da questo direttivo non se ne escano con la convocazione di un congresso finto in cui andiamo tutti ad applaudire come foche ammaestrate. Ne serve uno vero. Dobbiamo stabilire una linea politica chiara: è l’ultima chiamata per la sopravvivenza del partito”. Così Laura Ravetto, deputata di Forza Italia, intervistata da Libero. “Ci scanneremo, ma chi vincerà indicherà la linea, naturalmente avvallata da Berlusconi, che rimane il leader e l’unico vero campione di preferenze del partito: ha preso mezzo milione di voti e non era nemmeno candidato nella circoscrizione centro”, conclude Ravetto. Insomma, Forza Italia vive forse il momento più difficile dopo la “traversata del deserto” del ’96. Il 9% alle europee ha avuto l’effetto di uno tsunami su un partito già disorientato dall’alleanza con la Lega nel centrodestra e l’opposizione al governo Conte guidato dalla coppia Salvini-Di Maio. Come in un vaso di Pandora, basta qualche scintilla a far implodere tutto. In queste ore si è vista plasticamente la guerra in corso da tempo tra l’ala nordista filosalviniana e quelle ortodossa, dove spiccano i sudisti che fanno capo a Gianfranco Miccichè e Mara Carfagna, determinanti a chiedere pari dignità politica a Berlusconi negli organismi che contano. I parlamentari campani, protagonisti ieri di uno scontro con la senatrice Licia Ronzulli, restano sul piede di guerra. Così come i siciliani e i calabresi, forti di ”oltre il 50% dei voti attuali azzurri” ottenuto alle elezioni del 26 maggio. Molti chiederanno al Comitato di presidenza di indire un Congresso nazionale, già a luglio.

Berlusconi pensa a un team di saggi

Berlusconi è convinto che ora serva una gestione collettiva e, raccontano, penserebbe ad una squadra, una sorta di team di saggi, che avranno il compito di guidare il partito in questa fase di transizione. C’è chi teme, però, che questa soluzione sia una riedizione del vecchio direttorio, che di fatto non apporterebbe nulla di nuovo al movimento forzista, ormai ridotto solo al peso del suo leader, che ha incassato oltre 500mila preferenze. C’è chi pronostica che il triumvirato (Nord-Centro-Sud), e chi propone la soluzione del coordinatore unico.I sondaggi sono allarmanti. Ce n’è uno, in particolare, che stima Fi senza contare il suo presidente calata 4%. Pochi scommettono su una resa dei conti proprio oggi. Certo, il clima è molto teso. Ieri sera Mariastella Gelmini ha annunciato le dimissioni da coordinatrice regionale della Lombardia, lasciando vacante un posto strategico e al contempo difficile da gestire, di fronte alla crescita della Lega e alla rimonta del Pd. Prima del Comitato di presidenza Berlusconi ha pranzato con i capigruppo Gelmini e Anna Maria Bernini, il numero due del partito, Antonio Tajani, Carfagna e Ronzulli. Spetterà ancora una volta a lui sbrogliare la matassa e dare un segnale di svolta per scongiurare un pericoloso ‘tana liberi tutti’.

Toti: il disastro non è certo dovuto a me…

“Forza Italia ha mancato un appuntamento importante con il rinnovamento da cui sono passati tutti i partiti, da Fratelli d’Italia alla Lega allo stesso Pd. Fi è rimasto un po’ una cosa che assomiglia a un attrezzo del passato, ha fallito ad adeguare il suo messaggio politico, è mancato il principio di democrazia interna, è mancata un po’ di selezione meritocratica nella classe dirigente”. Lo dice a Adnkronos Live il governatore azzurro della Liguria, Giovanni Toti, che ha aggiunto:  “Non ho fatto campagna elettorale per nessuno, da governatore di una regione non ho incarichi esecutivi nel partito, rappresento una coalizione di 5 partiti”, ha detto replicando ad Antonio Tajani che l’ha accusato di aver fatto campagna elettorale per altri partiti e non per Forza Italia alle europee. “Detto questo, io voglio bene a Antonio e ho anche una discreta autostima, ma non credo che il disastro al Centro sia dovuto a Toti”, rimarca il governatore azzurro della Liguria.

Commenti

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  • Emilio 31 Maggio 2019

    Sempre troppo critici verso coloro che sono o dovrebbero essere i Vostri migliori alleati.

  • Pasquino Taiocchi 31 Maggio 2019

    Vedo una grande disarmonia all’interno di F.I. Chi deve governare il Partito deve essere una personalità influente e manageriale, certamente con il beneplacito di Silvio Berlusconi. Consiglio di spostare l’attenzione su organizzazione che includa una nutrita schiera di lobbisti, che mantengano contatti strettissimi con gli operatori del lavoro e della comunità nell’insieme.