Grazie all’Agenzia Stampa Ansa, siamo venuti a conoscenza di una sentenza della Cassazione, la quale rafforza la protezione internazionale per le persone omosessuali che, in fuga dai loro paesi di origine, arrivano in Italia. Parliamo della sentenza numero 11176 secondo la quale non può essere negato lo status di rifugiato al migrante che dichiara di essere gay, non solo nel caso in cui nel Paese di provenienza ci siano leggi discriminatorie e omofobe – come già previsto -, ma pure nell’ipotesi in cui le autorità del suo Stato non garantiscano adeguate tutele contro le persecuzioni perpetrate dal nucleo familiare o da soggetti privati. Questa pronuncia della Suprema Corte è arrivata a seguito di un ricorso proposto da un uomo proveniente dalla Costa d’Avorio, il quale ha visto respingere, da parte della Commissione territoriale di Crotone, la richiesta di accoglienza. Bakayoko Aboubakar S., di religione musulmana, aveva raccontato ai giudici calabresi di essere scappato in quanto, a seguito di una relazione omosessuale, era costantemente minacciato sia da sua moglie che da suo padre, imam del villaggio, il quale, a suo dire, ha persino assassinato il suo partner. Tuttavia, la Corte territoriale ha rigettato la sua richiesta in quanto “in Costa d’Avorio al contrario di altri stati africani, l’omosessualità non è considerata un reato, né lo Stato presenta una condizione di conflitto armato o violenza diffusa”. È così intervenuta la Cassazione che ha stabilito la non conformità al diritto della suddetta decisione, per i motivi citati in principio dell’articolo, ovvero che, sebbene i gay in Costa d’Avorio non siano espressamente puniti dalla legge, comunque non viene garantita loro sicurezza. Ora, a maggior ragione che i giudici d’appello non hanno espresso dubbi sulla credibilità del ricorrente, si dovrà rivedere e riaprire il caso.
È una notizia che, chiaramente, apprendiamo con soddisfazione, la quale dimostra, ancora una volta, quanto la nostra Giurisprudenza sia attenta, competente e molto più avanti della politica.
Per tutti coloro i quali, invece, sui social stanno sfornando in serie commenti alquanto idioti del tipo: “ora tutti i migranti si spacceranno per gay”, sentiamo di rispondere che, in primo luogo, per un africano, purtroppo, non è così facile dichiararsi omosessuale e, in secondo luogo, questi, se proprio volesse, potrebbe fare appiglio a centinaia di altre scuse oltre all’omosessualità, per la quale, ciò che cambia è che ora si farà più attenzione; ma essa – e lo specifichiamo – è sempre stata nel novero delle ragioni per l’applicazione della protezione internazionale. Dipoi, a valutare i casi saranno sempre i giudici, ovvero persone che si sono formate per questa professione e che, di certo, non emanano sentenze approssimative come se ne leggono tante da parte degli utenti di Facebook.