sese98
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In questo appunto viene descritto il Novecento in letteratura italiana. Di seguito vengono riportate alcune informazioni generali sul primo Novecento e quali sono i maggiori protagonisti della letteratura di questo periodo.

Primo Novecento nella letteratura italiana

Dopo i primi anni di benessere scoppiò nel 1914 la Prima Guerra Mondiale, che portò una grave crisi economica in tutta l'Europa e molti morti. Davanti a questa situazione così tragica, tanti letterati utilizzarono la letteratura come mezzo per conoscere sé stessi e per riflettere su sé stessi.
I romanzi più famosi di questo periodo sono: "La Coscienza di Zeno" di Italo Svevo e "Il fu Mattia Pascal", "Uno, nessuno e centomila" di Luigi Pirandello.
Questi due letterati furono influenzati dallo studio della psicoanalisi, scienza che analizzava la mente umana inventata da Freud. I letterati crearono personaggi che fecero un viaggio dentro sé stessi, rivelando i loro pensieri, le loro manie, le loro riflessioni che rendono la loro vita angosciosa e piena di paure. Alla fine, però nonostante questa negatività sia Svevo che Pirandello trovano una soluzione. Il protagonista del romanzo di Svevo (Zeno) capisce che il segreto sta nell'accettare se stessi per quello che si è. Il Mattia Pascal di Pirandello va alla ricerca della propria identità. Alla fine del romanzo sente di aver perso la propria individualità come persona, ma la ritrova in tutte le cose della natura con una dimensione religiosa della vita, basata sui sentimenti e sulla solidarietà.
Per quanto riguarda la poesia, invece, si caratterizza per il rifiuto della tradizione e la ricerca di forme libere e nuove da parte delle Avanguardie. Il primo Movimento è quello dei Crepuscolari, poi dei Futuristi, che vogliono la rottura col passato attraverso un linguaggio rivoluzionario.
A partire dalla seconda parte del 1800, comincia a svilupparsi una concezione più romantica dell’ uomo nella letteratura. Si lascia spazio alle narrazioni non più in prima persona e i racconti cominciano ad essere espressi in modo oggettivo. In questo periodo si affermano: Giovanni Verga e Luigi Capuana con la corrente verista, che cerca di dare voce ai protagonisti dei propri romanzi raccontando la realtà e la semplicità delle loro vite.

Per ulteriori approfondimenti sul 1900 in letteratura vedi anche qua

Protagonista della letteratura del Novecento: Italo Svevo

Svevo è stato uno scrittore, uomo d'affari, scrittore di romanzi italiani e tragediografo. Svevo era molto amico del poeta irlandese James Joyce. Similmente a Joyce in Inghilterra, Svevo era considerato un pioniere del romanzo psicologico in Italia ed è meglio conosciuto per il suo classico romanzo modernista La coscienza di Zeno, scritto nel 1923. Si tratta di un'opera che ebbe un profondo effetto sul movimento. Svevo iniziò a scrivere racconti nel 1880. Assunse lo pseudonimo di "Italo Svevo" per la pubblicazione del suo primo romanzo dal titolo “Una Vita” nel 1892 ma il romanzo non ebbe successo. Nel 1923 Italo Svevo pubblicò il romanzo psicologico La Coscienza di Zeno. L'opera, che mostra l'interesse dell'autore per le teorie di Sigmund Freud, è scritta sotto forma di memorie di Zeno Cosini, che le scrive su insistenza del suo psicanalista. Il romanzo di Svevo non ricevette all'epoca quasi nessuna attenzione da parte di lettori e critici italiani.

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Protagonista della letteratura del Novecento: Luigi Pirandello

Tra gli altri protagonisti del Novecento si ricorda il celebre Luigi Pirandello. È ricordato per essere stato un drammaturgo, romanziere, poeta e scrittore di racconti italiano i cui maggiori contributi sono stati i suoi drammi. È stato conferito il Premio Nobel per la letteratura nel 1934 con la seguente motivazione: "il suo potere quasi magico di trasformare l'analisi psicologica in un buon teatro". Le opere di Pirandello includono romanzi, centinaia di racconti e circa 38 opere teatrali, alcune delle quali scritte in siciliano. Le tragiche farse di Pirandello sono spesso considerate come precursori del Teatro dell'Assurdo. La sua personale esperienza dell'"irreale", attraverso la sua disastrosa vita familiare e la pazzia di sua moglie, gli ha permesso di vedere i limiti del realismo. Dall'iniziale scrittura di racconti, in cui esplorava la contraddizione della personalità, la mancanza di comunicazione tra gli individui, i confini incerti tra sanità mentale e follia o realtà e apparenza, e la relatività della verità, si è rivolto al dramma come mezzo migliore di esprimendo l'assurdità della vita e il rapporto ambiguo tra realtà e finzione.

Per aumentare la frammentazione dei livelli di realtà, Pirandello cercò di distruggere le strutture drammatiche convenzionali e di adottarne di nuove: un dramma nel dramma dal titolo “Sei personaggi in cerca d'autore” del 1921 e un'improvvisazione sceneggiata in “Questa sera si recita a soggetto” del 1930. È stato questo un modo per trasferire la dissociazione della realtà dal piano del contenuto a quello della forma, raggiungendo così un'unità quasi perfetta tra idee e struttura drammatica. Le opere di Pirandello, tra cui forse la sua migliore è “Enrico IV” in cui all’interno si possono incontrare spesso argomentazioni logiche. Vari critici, tra cui il Croce, furono indotti a pensare che egli intendesse esprimere in tal modo una filosofia coerente , mentre usava la logica come simbolo drammatico.

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