Reichstadt1946
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Colonialismo – Gestione francese delle colonie

Tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, l’impero coloniale francese rifletteva sia la dottrina rivoluzionaria dei diritti dell’uomo, sia il desiderio di dare alla Francia, mediante la creazione di un impero, un tale potere da consentire di continuare a fregiarsi del titolo di grande nazione. Nei secoli XVII e XVIII, la Francia rivaleggiava proprio per questi motivi con la Gran Bretagna nella caccia alle colonie, ma, sconfitta nelle guerre del XVIII secolo, perse grandissima parte dei possedimenti d’oltremare, soprattutto a favore degli Inglesi.

Solo pochissimi territori, in particolare le isole della Martinica e della Guadalupa nelle Indie occidentali passarono dal Primo al Secondo Impero, che fu creato nel XIX secolo.
Si cominciò con l’occupazione dell’Algeria nel 1830, per continuare, dopo la clamorosa sconfitta di Sedan del 1870, nell’Asia sud-orientale, nell’Africa settentrionale, occidentale e centrale e nel Madagascar. L’apice venne raggiunto con l’occupazione, nel 1919, di parte del Togo e del Camerun. Le motivazioni che spingevano i Francesi errano, come ovvio, di varia natura. Ma essi le analizzavano con maggiore lucidità rispetto ai britannici: avevano bisogno delle risorse di quelle colonie per restituire all’Europa un equilibrio, che volgeva ormai a termine a danno della Francia, dopo l’unificazione e lo sviluppo industriale e militare della Germania. La Francia si servì delle risorse minerarie e umane delle sue colonie proprio a questo scopo. Quando, nel 1923, la Francia impiegò le truppe senegalesi in parte della regione industriale della Ruhr, essa dimostro quanto potenti fossero le sue risorse umane e, contemporaneamente, dette alla Germania un vero e proprio schiaffo che i tedeschi non le perdonarono.
L’imperio francese è sempre stato fortemente centralizzato. I Francesi consideravano tutto l’impero come un’unica entità politica ed economica. Essi guardavano “a un futuro il cui grado di avanzamento dell’opera di civilizzazione dei popoli colonizzati si riconoscerà non dalla creazione di istituzioni rappresentative locali, ma da una più completa rappresentanza del governo centrale”. (Hailey) Un concetto come questo altro non era che l’espressione politica della dottrina dell’assimilazione. Le ex-colonie francesi, in moltissime delle quali l’assimilazione aveva fatto qualche progresso, vennero organizzate dalla Francia come “départements” e ottennero di avere dei rappresentati all’Assemblea nazionale francese.