Reichstadt1946
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La colonizzazione

Il Colonialismo Francese inizia verso il 1500, con l’obiettivo di fornire materie prime agricole e minerarie, e servire da sbocco per i prodotti manufatti, a cui se ne possono aggiungere altri: motivazioni religiose, necessità di aumentare il prestigio della monarchia e concorrenza con le altre potenze (Olanda, Inghilterra, Spagna e Portogallo). Nel tempo, la colonizzazione francese si è mossa verso l’America, le Indie e l’Africa: le colonie americane e asiatiche sono le più antiche, quelle africane più recenti.
La penetrazione francese nell'America settentrionale fu condotta da Jacques Cartier che nelle sue esplorazioni seguiva il corso di due fiumi: il Mississippi e il Saint-Laurent.
Si trattava di nuclei abitati dispersi che acquistavano maggiore consistenza intorno alle basi militari. Gli abitanti erano soldati, funzionari, pescatori e cacciatori di pellicce; i governi francesi si dimostrarono scarsamente interessati a favorire l'emigrazione nella Nuova Francia (o Canada), che, per questo, non riuscì a diventare una vera colonia di popolamento. Tuttavia le posizioni che i Francesi occupavano e i loro accordi con le tribù indiane costituivano una grande minaccia, per l’ espansione verso nord delle colonie inglesi. Con la pace di Utrecht (1713) la Francia cedette alla Gran Bretagna Terranova e Nuova Scozia, Assai maggiore l'importanza attribuita dai governi francesi ai possessi coloniali nel mare dei Caraibi adibiti a piantagioni di zucchero: le isole Guadalupa, Martinica e Dominica e la parte occidentale di Hispaniola.

Dopo l'America settentrionale e le Antille, una terza area di colonialismo francese si trovava sulla costa sudorientale dell'India, a Pondichérry. Con la guerra dei Sette anni (1756-1763) la Francia dovette cedere all'Inghilterra il Canada e abbandonare ogni progetto sull'India. Pur mantenendo il secondo posto nel commercio mondiale, la Francia rinunciava a una politica territoriale americana e cedeva la Louisiana. Solo nel XIX secolo la Francia riprenderà l’espansione in Asia interessandosi della penisola indocinese.
Il colonialismo francese in Africa è più recente e inizia nel v1830, quando Carlo X intraprese la conquista di Algeri. L'Algeria fu la prima vera colonia di popolamento francese e costituì il modello per la successiva espansione in Africa settentrionale. Nella conferenza internazionale di Berlino del 1885 si stabiliscono alcune linee direttrici. Le colonie ottenute dalla Francia furono organizzate nelle due grandi zone: l'Africa equatoriale francese (AEF) e dell'Africa occidentale francese (AOF), mentre la crisi di Fashoda (1899) induceva la Francia a rinunciare all'espansione nel Sudan a favore del Regno Unito. A nord si formò un'area di predominio francese (Algeria, Marocco, Tunisia). La Francia ebbe anche ampi possedimenti nelle regioni occidentali sud sahariano, facenti capo al Senegal. Francese fu anche gran parte dell'Africa centro occidentale, sino al fiume Congo. La Francia si stanziò anche sulle rive del Mar Rosso, a Gibuti e nell’ oceano Indiano, con l’isola del Madagascar, le Comores e la Réunion.
La penetrazione francese in Indocina, fu accelerata dalla guerra del Tonchino (1882), che condusse alla conquista di Hanoi e del Vietnam e più tardi al protettorato sul Laos e della Cambogia. L'impero coloniale francese raggiunse la sua massima espansione dopo la prima guerra mondiale, con il mandato sulla Siria e sul Libano (1920).

La decolonizzazione

La seconda guerra mondiale provocò la liquidazione dei possedimenti coloniali. Con la costituzione dell'Unione francese (1946), organismo analogo al britannico Commonwealth, la Francia tentò di mantenere il legame con le proprie colonie, ma dovunque dovette fronteggiare movimenti indipendentisti. La guerra dell'Indocina, durata otto anni dal 1946, condusse a un assetto provvisorio del Vietnam, mentre nel 1953 la Francia dovette concedere l'indipendenza al Laos e alla Cambogia. Nel Maghreb, la Tunisia e il Marocco ottennero l'indipendenza nel 1954 e nel 1956, ma il fallimento del tentativo di associare strettamente l'Algeria alla Francia condusse alla lunga guerra di liberazione algerina dal 1954-1962. La fine del colonialismo nell'Africa nera francese avvenne in forma meno traumatica nel corso degli anni cinquanta; dodici stati africani sorsero al posto delle colonie, entrando quasi tutti a far parte della Comunità francese, un organismo di cooperazione economica e politica costituito nel 1958 dal Generale De Gaulle. . Del dominio coloniale francese oggi resta la Guyana francese, le due isole Martinica e Guadaloupe nelle Antille e l'isola Réunion nell'oceano Indiano e alcuni gruppi d’isole nell'oceano Pacifico (Polinesia e Nuova Caledonia), tutte considerate dipartimenti d'oltremare con diritto di voto e partecipazione al parlamento nazionale. A queste si aggiunge anche l’isola di Saint-Pierre-et-Miquelon, al largo delle coste canadesi.
Per chi lo subì, il colonialismo ebbe molti effetti negativi: i modi di vita tradizionali furono cancellati, le culture distrutte e interi popoli soggiogati o sterminati. Anche il bilancio economico e politico non fu positivo, perché il colonialismo lasciò delle economie che producevano ciò che non consumavano e consumavano ciò che non producevano, restando quindi totalmente dipendenti dal mercato estero ed esponendo i paesi che avevano appena raggiunto l'indipendenza a forme di colonialismo economiche. Inoltre lasciò degli stati autoritari, diretti da élites autocratiche, che non furono capaci di trasformare le istituzioni ereditate in senso democratico. D'altra parte, il contatto con la cultura europea portò ai popoli colonizzati benefici nel campo della sanità, dell’istruzione e dell’accesso alle nuove tecnologie.