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Sotto lo stimolo dello sviluppo economico e militare delle potenze europee della seconda metà del XIX secolo, l'imperialismo divenne la forma assunta dalla conquista coloniale; essa era già cominciata da alcuni secoli, ma assunse connotati in qualche modo nuovi a partire dalla conferenza internazionale di Berlino (novembre 1884-febbraio 1885), in cui le principali potenze pianificarono la spartizione dell'Africa ed assunsero l'impegno di risoluzione diplomatica di ogni futura controversia insorta in ordine all'espansione coloniale.

L'imperialismo divenne insomma una forma universale dell'agire politico ed economico degli stati progrediti, all'interno dei quali vennero anche sviluppate delle "dottrine imperialiste", la cui tendenza comune fu quella di affermare la superiorità di determinate razze, nazioni e civiltà nei confronti degli altri popoli.
La padrona di questo complesso sistema era l'Inghilterra, il cui dominio coloniale copriva all'inizio degli anni 80 già oltre 22 milioni di chilometri quadrati e si sarebbe esteso sino ad oltre 33 milioni di chilometri quadrati entro il 1914; in secondo luogo si distinse la Francia, i cui possedimenti passarono nello stesso periodo da 900.000 km quadrati ad oltre 10 milioni.
Altre potenze come Russia, Germania, Italia, Olando, Belgio e Stati Uniti parteciparono in diversa misura ed in varie forme alla conquista di nuovi territori finché il dominio si estese a quasi tutte le aree disponibili ad eccezione, per il momento, dei poli.
L'Inghilterra
I veri grandi imperi coloniali inglesi si erano formati tra la fine del 700 e la prima metà dell'800, soprattutto privilegiando le vie commerciali con l'Oriente (ad esempio la penisola di Malacca, Aden sul Mar Rosso, Singapore, Hong-Kong e la Birmania), ed in particolare l'India, dal 1877 parte integrante dell'esteso dominio britannico. Tra Ottocento e Novecento l'espansione proseguì con la conquista della Malesia (1895 e 1909) e di una parte di Borneo e Nuova Guinea.
Nei primi anni del 900 venne inoltre rafforzata la presenza britannica in Africa (dove già gli inglesi possedevano colonie in Kenya, Nigeria, Gambia, Uganda, Sierra Leone, Ghana, Egitto e Sudan) assicurandosi il controllo della parte meridionale del continente dopo aver domato la resistenza dei preesistenti coloni boeri di origine olandese con la sanguinosa Guerra Boera (1899-1901); al termine di questo conflitto venne costituita l'unione sudafricana (1910) sotto la sovranità britannica.
Le mete dell'emigrazione britannica venivano chiamate "colonie di popolamento bianco" ed esse vennero molto estese nel XX secolo, soprattutto quelle di Australia (1901) e Nuova Zelanda (1907), che divennero domini indipendenti sotto la sovranità formale dei reali d'Inghilterra nell'ambito del Commonwealth, come era già stato fatto con il Canada sin dal 1867.
Erano poi parte integrante dell'impero anche molte isolette minori, dotate soprattutto di un'enorme rilevanza strategica grazie alla loro posizione nell'Oceano: le più importanti tra queste erano Malta e la roccaforte mediterranea di Gibilterra.
La Francia
La Francia si differenziò per molti aspetti dall'Inghilterra in questo periodo della sua storia, soprattutto per l'assenza di grandi colonie di popolamento bianco che invece erano molto importanti per il governo inglese; più che per esigenze demografiche, infatti, l'imperio coloniale francese era stato creato per motivi di prestigio internazionale.
I due grandi luoghi di proliferazione delle colonie francesi furono l'Africa (in cui erano presenti le colonie di Algeria, Tunisia, Senegal, Gibuti e Mauritania) e l'Indocina (Vietnam e Laos). Nel 1902 ci furono degli accordi tra i ministri degli esteri di Italia e Francia, Giulio Prinetti e Thèophile Decassè, che delimitarono le rispettive sfere d'influenza nell'Africa del Nord: all'Italia spettò la Libia mentre alla Francia spettò il Marocco, sul quale però riuscì a stabilire il proprio protettorato solo nel 1911 a causa dell'opposizione della Germania (si ricordi lo sbarco tedesco a Tangeri nel 1905, la Conferenza di Algesiras nel 1906 e l'invio di una nave da guerra tedesca di Agadir nel 1911). A queste colonie si aggiunse poi, tra il 1885 ed il 1910, il Congo francese che comprendeva gli odierni Gabon, Repubblica Centroafricana, Congo-Brazzaville e parte del Ciad).
Gli altri Paesi europei
Anche la Germania promosse la lotta coloniale e negli ultimi anni dell'Ottocento creò le sue colonie sia per motivi di prestigio internazionale (come la Francia) sia per la necessità di assicurarsi posizioni strategiche rilevanti. Dipendevano dal Reich germanico le colonie dell'Africa sudoccidentale tedesca (odierna Namibia), dell'Africa orientale tedesca (odierni Ruanda, Burundi e Tanzania), del Togo e del Camerun; nell'aera del Pacifico la Germania possedeva una parte della Nuova Guinea, l'arcipelago delle Bismarck, le isole Marianne e Caroline (acquistate dalla Spagna).
Per quel che riguarda l'Italia fu creato un progetto coloniale molto vasto soprattutto per raggiungere una posizione di grande prestigio internazionale, ma purtroppo ciò non fu sorretto da un adeguato potenziale economico. L'Italia possedeva nella regione del Corno d'Africa la colonia di Eritrea, ma il colonialismo Italiano subì una pesante interruzione dopo il disastro di Adua del 1896; nel settembre del 1911 l'Italia poté ricominciare con il proprio progetto ed infatti, proprio in questo anno, fu mossa la guerra alla Turchia per sottrarle la Tripolitania e la Cirenaica ( odierna Libia). Le operazioni militari vennero estese anche all'Egeo, dove l'Italia occupò l'isola di Rodi e l'arcipelago detto del Dodecanneso. La pace di Losanna (18 ottobre 1912) riconobbe la sovranità italiana sulla Libia, ma per la resistenza delle popolazioni indigene la conquista poté essere completata solo durante il periodo fascista.
Il colonialismo del Belgio, invece, fu portato avanti per un'iniziativa personale del Re Leopoldo II (1865- 1909); venne così costituito lo Stato indipendente del Congo, amministrato dal sovrano belga come una proprietà privata ed utilizzato soprattutto per l'estrazione di caucciù e per il traffico d'avorio. L'opinione pubblica, però, denunciò il carattere disumano con cui veniva amministrato il Congo e proprio per questo motivo, nel 1908, il Parlamento belga decise di far assumere direttamente allo Stato la sovranità della colonia, che divenne Congo belga (odierna Repubblica Democratica del Congo con capitale Kinshasa).
La Russia invece, nonostante la sua situazione arretrata rispetto al resto dell'Europa, cercò di espandersi verso territori poco battuti dagli altri Stati, ovvero verso l'est europeo; completata la colonizzazione della Siberia l'attenzione dello Zar russo si spostò nella regione dell'Amur (da dove il porto di Vladivostok fu unito a Mosca nel 1904 con il completamento della ferrovia transiberiana) ed occupò l'isola di Sakhalin, entrando però in conflitto con l'espansionismo del Giappone (portando alla guerra russo-giapponese del 1904-1905).
Altri importanti possedimenti appartenevano ad all'Olanda (i più rilevanti in Indonesia e Nuova Guinea), al Portogallo (in Africa possedevano l'Angola ed il Mozambico) ed alla Spagna, che fu sconfitta militarmente del 1898 dagli Stati Uniti e dovette concedere l'indipendenza a Cuba e Puerto Rico (divenute protettorato americano) e cedere agli Usa le Filippine e l'isola di Guam nel Pacifico.