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Londra

Tutti gli avvertimenti di Johnson alla Russia sull’Ucraina

Perché il Regno Unito si schiera al fianco dell'Ucraina contro la Russia. L'articolo di Daniele Meloni.

 

“Mosca rischia una nuova Cecenia”. “La nostra intelligence è stata chiara: la Russia ha 60 battaglioni al confine ucraino e vorrebbe scatenare una guerra-lampo con Kiev”. Le parole del Primo Ministro britannico Boris Johnson lasciano poco spazio ai dubbi: l’escalation tra russi e ucraini preoccupa le capitali occidentali e muove la diplomazia internazionale. Il Regno Unito, che ha parlato di “conseguenze disastrose in caso di invasione”, è particolarmente attivo nella difesa di Kiev. Non solo a parole ma anche nei fatti.

Dopo che il Foreign Office ha accusato il Presidente russo Vladimir Putin di volere installare un “regime fantoccio” in Ucraina al posto dell’attuale, espressione del voto popolare che ha portato Volodymir Zelenskiy alla presidenza della nazione, Londra ha agito di conseguenza, annunciando l’invio di missili a breve gittata anti-tank e un piccolo contingente di militari addetti al training dell’esercito di Kiev. Il Ministro della Difesa, Ben Wallace, ha anche aggiunto che la “fonte di preoccupazione è legittima e concreta”. Allo stesso modo, la titolare del Foreign Office, Liz Truss, impegnata in Australia per rafforzare i rapporti bilaterali tra lo UK e Canberra, ha spostato la valutazione dei fatti sul piano ideologico, sostenendo che “l’obiettivo delle autocrazie sempre più assertive è quello di esportare la dittatura nel mondo”. Echi thatcheriana da “Impero del Male” per Truss o la reale constatazione di un impegno sul campo per Londra atto a sostenere una Ostpolitik all’inglese?

Dal 2015 Londra e Kiev hanno intensificato i rapporti. Truppe britanniche sono già presenti in Ucraina per il training dell’esercito locale e il governo di Cameron si impegnò già allora a ricostruire la marina militare ucraina dopo la guerra di Crimea. Il governo britannico persegue un triplice obiettivo. Il primo è quello di fermare l’avanzata di uno stato nemico, resosi responsabile – a detta degli inglesi – di omicidi attraverso avvelenamenti sul territorio britannico (casi Litvinenko e Skripal su tutti). Il secondo, è quello di sostenere l’azione di contenimento degli Stati Uniti nei confronti di Putin nella zona che proprio sta più a cuore per ragioni storico-ideologiche alla Russia. Il terzo, è quello di mostrare che, mentre l’Unione Europea – entità senza Stato e, quindi, senza esercito – si limita a parole di sostegno a Zelenskyi e all’Ucraina, guardando dalla finestra quello che accade sul campo, il Regno Unito è ancora in grado di dispiegare la sua forza a sostegno diretto di un alleato, dando valore compiuto a quella “difesa della democrazia e dell’ordine internazionale” che è stato esposto da Johnson alla Camera dei Comuni nel marzo 2021 ed è contenuto nell’Integrated Review, il documento base della nuova politica estera britannica.

Le nazioni più prossime alla Russia – gli stati baltici, la Polonia, la Finlandia, l’Ucraina e la Georgia – guardano più al mondo anglosassone che non a Bruxelles per la difesa dell’integrità del loro territorio. Washington e Londra hanno premuto per l’ingresso di Estonia, Lettonia e Lituania nell’UE con il duplice scopo di integrare queste nazioni all’economia occidentale e di sottrarle all’influenza russa. Una volta dentro l’UE, le divisioni sul modo di trattare con la Russia tra i 27 – basti pensare alla Germania e alla questione del Nord Stream 2 – hanno spinto gli Stati che una volta erano aldilà della Cortina di Ferro ad appoggiarsi più a Usa e a UK che non a un’unione tutta da costruire.

Diverso è il caso dell’Ucraina, una “linea rossa” che Putin non intende sacrificare e terra di mezzo che l’Occidente non può abbandonare ma non vuole nemmeno integrare nel suo sistema di difesa militare (la Nato). La Ostpolitik di Johnson mira, dunque, a consolidare la posizione privilegiata del mondo anglosassone come difensore dei paesi confinanti con Mosca e a far emergere tutte le lacune della costruzione europea. Non è un caso che nel novembre 2021 Londra abbia annunciato una nuova fase di collaborazione nella difesa con l’Ucraina e con la Polonia (con quest’ultima in particolare nella difesa antimissilistica aerea).

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