Filippo V, il primo re Borbone di Spagna

Nel 1700, mentre l'ultimo monarca spagnolo della dinastia Asburgo, Carlo II, spirava nel suo palazzo a Madrid, Luigi XIV faceva ricorso alla diplomazia per assicurarsi che suo nipote, Filippo d'Angiò, diventasse il nuovo re di Spagna

Il 9 novembre 1700 la notizia della morte del re di Spagna, Carlo II, raggiunse la corte di Francia. Non era un evento inaspettato. In vari momenti della sua vita la debole costituzione del sovrano spagnolo ne aveva fatto temere una morte prematura, ma a partire dall'agosto 1700 le sue condizioni si erano aggravate. Il 26 settembre l'ambasciatore francese scriveva a Luigi XIV: «Il Re Cattolico sta peggiorando [...] Mi dicono che sembra un cadavere». Tre giorni dopo gli fu data l'estrema unzione e il 14 ottobre l'ambasciatore dichiarava: «Non gli resta che la pelle sulle ossa».

Jean Ranc, Ritratto di Filippo V di Spagna, 1723, Museo del Prado

Jean Ranc, Ritratto di Filippo V di Spagna, 1723, Museo del Prado

Foto: Pubblico dominio

Non solo il re di Francia, ma tutti i governi europei erano in attesa di conoscere lo stato del re e il destino della monarchia spagnola alla sua morte. In effetti, Carlo II non aveva discendenti diretti. Il re non riuscì a generare un figlio, né con la prima moglie, Maria Luisa d'Orléans, che aveva sposato nel 1679, né con la seconda, Maria Anna del Palatinato-Neuburg, scelta proprio per l'alta fertilità della sua famiglia (la madre aveva dato alla luce ben diciassette figli). Tutto fu inutile e per diversi anni si speculò su quale principe avrebbe ereditato la monarchia ispanica, con i suoi numerosi possedimenti in Europa e nelle Americhe.

Carlo II non aveva discendenti diretti. Il re non fu in grado di generare un figlio, né con la prima moglie né con la seconda

Fino al 1699 le opzioni principali erano due. Da un lato, un Borbone francese, il duca d'Angiò, nipote della sorella maggiore di Carlo II, Maria Teresa d'Austria, che nel 1660 aveva sposato Luigi XIV. Dall'altro, Giuseppe Ferdinando di Baviera, nipote della sorella minore di Carlo II, che aveva sposato l'imperatore d'Austria Leopoldo I nel 1666. Il monarca spagnolo, influenzato da gran parte del suo governo, che preferiva che il suo successore rimanesse un austriaco (cioè un membro della dinastia degli Asburgo), favorì Giuseppe Ferdinando e lo designò come suo erede nel testamento che firmò nel 1698.

Il monarca spagnolo, influenzato da gran parte del suo governo, che preferiva che il suo successore rimanesse un austriaco (cioè un membro della dinastia degli Asburgo), favorì Giuseppe Ferdinando e lo designò come suo erede nel testamento che firmò nel 1698

Ma nel 1699, quando la strada sembrava spianata, Giuseppe Ferdinando, un bambino di sei anni, morì. I sostenitori degli Asburgo rivolsero allora lo sguardo all'arciduca Carlo d'Austria, figlio dell'imperatore Leopoldo. La tradizionale alleanza tra i due rami della casa d'Austria e la presenza alla corte spagnola di un partito vicino agli interessi dell'imperatore sembravano poter far pendere la decisione del monarca a favore dell'arciduca. Ma il nuovo ambasciatore francese a Madrid, il duca di Harcourt, reagì immediatamente. Approfittando dell'immagine di efficienza e modernità della monarchia del Re Sole, reclutò a corte forti sostenitori della causa francese, come il cardinale Portocarrero.

Ritratto del re Filippo V di Spagna di Antonio Palomino, oggi all'università di Salamanca

Ritratto del re Filippo V di Spagna di Antonio Palomino, oggi all'università di Salamanca

Foto: Pubblico dominio

La decisione finale spettava al re, sempre più indebolito. I sostenitori degli Asburgo di Vienna e dei Borboni francesi gli facevano pressione, ciascuno per la propria parte, affinché redigesse un nuovo testamento e designasse un successore. La tensione divenne insopportabile. Non appena il re morì, il 1° novembre, tra grandi aspettative fu aperto il testamento, che era stato redatto un mese prima, ma era rimasto segreto. La  clausola principale recitava: «Dichiaro il duca d'Angiò mio successore e come tale lo chiamo alla successione di tutti i miei regni e domini, senza eccezione alcuna».

Luigi XIV prende una decisione

Questa fu la notizia che Luigi XIV ricevette mentre si trovava a Fontainebleau, in riunione con il Consiglio delle finanze. Secondo i testimoni, il suo volto non mostrò la minima alterazione nel riceverla. Continuò la sua routine quotidiana, anche se annullò la caccia che aveva programmato. Nonostante la sua abituale inclinazione a prendere decisioni rapide senza consultare i suoi consiglieri, in questo caso non dimostrò fretta.

Rifletté con calma se accettare il lascito spagnolo per il nipote, perché sapeva che farlo avrebbe significato inevitabilmente una guerra con gli altri Paesi europei: con l'Austria, che non avrebbe accettato l'emarginazione del proprio candidato alla successione, e con l'Inghilterra e l'Olanda, per il timore che il potere di Luigi XIV aumentasse. Alla fine il re diede ascolto a madame de Maintenon, la sua sposa morganatica, che difendeva i diritti del duca d'Angiò, e anche alle informazioni secondo cui suo nipote sarebbe stato ben accolto in Spagna.

Filippo d'Angiò riceve la delegazione spagnola presso la reggia di Versailles il 16 novembre 1700

Filippo d'Angiò riceve la delegazione spagnola presso la reggia di Versailles il 16 novembre 1700

Foto: Pubblico dominio

Il 16 novembre, dopo la cerimonia di alzarsi dal letto (lever du roi), Luigi fece entrare nella sua camera il duca d'Angiò e l'ambasciatore spagnolo, il marchese di Castelldosrius. Rivolgendosi a Filippo in tono pomposo, disse: «Il re di Spagna ha conferito una corona a Vostra Maestà. I nobili vi acclamano, il popolo vuole vedervi e io acconsento. Regnerete, sire, nella più vasta monarchia del mondo e detterete le leggi a un popolo laborioso e generoso, famoso in tutti i tempi per il suo onore e la sua fedeltà. Vi invito ad amarlo e a meritare il suo amore e la sua fiducia con la dolcezza del vostro governo».

«Il re di Spagna ha conferito una corona a Vostra Maestà. I nobili vi acclamano, il popolo vuole vedervi e io acconsento. Regnerete, sire, nella più grande monarchia del mondo»

Castelldosrius s'inginocchiò quindi, alla maniera spagnola, davanti al nuovo monarca e gli fece un complimento cerimonioso in castigliano. Poiché il re di Spagna non comprendeva ancora la lingua dei suoi sudditi, fu Luigi stesso a rispondere all'ambasciatore.

Il monarca francese ordinò dunque di aprire le due ante della porta del gabinetto che conducevano direttamente alla Grande galleria, dove era radunata una folla di cortigiani in attesa. «Signori, ecco il re di Spagna», annunciò. E rivolgendosi al nipote gli consigliò: «Comportati bene in Spagna, che è il tuo primo dovere, ma ricorda che sei nato in Francia per mantenere l'unione tra le nostre due nazioni e preservare la pace in Europa». Secondo il duca di Saint-Simon, presente alla cerimonia, tutti iniziarono a congratularsi e ad abbracciare il nuovo monarca. La giornata si concluse con una messa di ringraziamento nella cappella del palazzo.

Filippo ritratto da Hyacinthe Rigaud nel 1701, l'anno della sua ascensione al trono di Spagna

Filippo ritratto da Hyacinthe Rigaud nel 1701, l'anno della sua ascensione al trono di Spagna

Foto: Pubblico dominio

Un bambino solitario

Il principale interessato dell'intero processo, il duca d'Angiò, un giovane non ancora diciassettenne, non prese parte alla sua designazione a re di Spagna. Nessuno chiese il suo parere; anzi, quando il seguito reale si spostò da Fontainebleau a Versailles, non fu nemmeno invitato a viaggiare nella carrozza del nonno. Filippo di Borbone era nato a Versailles il 19 dicembre 1683, secondogenito di Luigi, Gran delfino di Francia, e di Anna Maria di Baviera; pochi mesi prima, il 30 luglio, era morta la nonna spagnola. Era cresciuto nel sontuoso frastuono della corte di Versailles, dove il nonno brillava nei saloni dei Grandi appartamenti, decorati con dipinti che esaltavano la maestà del Re Sole.

Filippo di Borbone nacque a Versailles il 19 dicembre 1683, secondogenito di Luigi, Gran delfino di Francia

Il duca d'Angiò crebbe nella morsa di un rigido cerimoniale volto a esaltare la figura dell'augusto nonno. La sua prima infanzia trascorse tra gli agi e l'adolescenza fu governata da maestri e precettori il cui programma pedagogico comprendeva l'educazione intellettuale e l'addestramento fisico, finalizzato alla sua preparazione come soldato, attraverso esercizi di equitazione e di nuoto.

L'infanzia del figlio del Delfino fu solitaria e fredda, priva di affetti che lo aiutassero ad affrontare un mondo sconosciuto. Crebbe senza la madre, morta quando lui aveva sei anni, e con un padre che non rimpiangeva una vedovanza, che trascorse disordinatamente tra la caccia e gli esercizi amatoriali, senza prestare la minima attenzione ai figli. Il futuro re di Spagna era un giovane abulico, insicuro, indeciso, timido, arcigno, incline alla noia, affetto da tendenze depressive, con periodici "vapori" di malinconica svogliatezza.

Il Gran delfino di Francia con la moglie e i tre figli, Luigi, Filippo e Carlo. Pierre Mignard, 1687

Il Gran delfino di Francia con la moglie e i tre figli, Luigi, Filippo e Carlo. Pierre Mignard, 1687

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Matrigna protettiva

Fortunatamente, ci furono almeno tre persone che stabilirono alcuni legami di affetto con Filippo: la duchessa d'Orléans, la marchesa di Maintenon e Fénelon. La prima, la prozia, era una donna intelligente, originale, sincera e divertente che si affezionò a quel bambino sperduto nel palazzo, al quale leggeva storie, che portava a teatro e faceva sedere accanto a sé a tavola. Per affermare l'autostima del nipote e aiutarlo a superare la timidezza, ne incoraggiava le qualità: la gentilezza, la docilità, i modi dolci e la devozione, cercando intanto d'instillargli delle passioni come la lettura e la musica. Di lui soleva dire che assomigliava più a un Asburgo che a un Borbone.

Allarmata dal comportamento del giovane duca era anche Françoise d'Aubigné, marchesa di Maintenon, la "moglie segreta" del monarca, che aveva sposato due mesi prima della nascita di Filippo. Sebbene né il suo stile di vita né la sua posizione a corte fossero adatti a seguire lo sviluppo del bambino, sembra che si sforzò sinceramente di avvicinarlo e che gli offrì un po' di affetto nei loro sporadici incontri. Fu lei a nominare il suo precettore, lo scrittore e teologo François de Salignac de la Mothe, meglio noto come Fénelon, una delle figure più controverse del cattolicesimo francese dell'epoca, che sarebbe diventato arcivescovo di Cambrai.

Fénelon trasmise al suo allievo una morale intransigente e scrupolosa, che avrebbe segnato fortemente la sua personalità negli anni successivi

Quando Fénelon iniziò il suo compito di precettore, la personalità di Filippo, un bambino di sei anni, era scoraggiante: conoscenze rudimentali, mancanza di buone maniere, difficoltà di parola, intonazione sgradevole e dizione lenta. Negli otto anni trascorsi al suo fianco, Fénelon gli inculcò l'idea che la condotta retta dovesse basarsi su una fervente religiosità, un concetto che l'allievo avrebbe ricordato per il resto dei suoi giorni. Ma con il suo ardente zelo per l'indottrinamento, trasmise all'allievo una moralità intransigente e scrupolosa, che avrebbe segnato fortemente la sua personalità da allora in poi.

Filippo, duca d'Angiò, ritratto da Pierre Mignard nel 1686

Filippo, duca d'Angiò, ritratto da Pierre Mignard nel 1686

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Un Borbone a Madrid

Il 4 dicembre 1700 Filippo V lasciò Versailles, con i consigli del nonno e un piccolo seguito. Arrivò a Madrid il 22 gennaio 1701. Tutti i problemi internazionali sembravano essersi fermati, mentre ogni parte aspettava che l'altra organizzasse le proprie forze. Questo diede a Filippo il tempo di formare il suo Consiglio, che comprendeva il suo grande difensore in Spagna, il cardinale Portocarrero, e l'ambasciatore francese a Madrid, il duca di Harcourt.

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L'apparizione del nuovo monarca, giovane e bello - in contrasto con il malaticcio e malandato Carlo II - fu percepita dai sudditi come un segno di speranza per una monarchia assediata da tanti leoni ruggenti. Ma l'entusiasmo non fu generale, né in Spagna né tanto meno all'estero. Nel settembre 1701 Austria, Inghilterra e Olanda formarono una coalizione contro Luigi XIV e le ostilità scoppiarono immediatamente in Italia. Dal 1705 la Guerra di successione si spostò in Spagna, dove per quasi dieci anni Filippo V dovette difendere con la forza il trono che doveva agli intrighi diplomatici del nonno.

Il trattato che mise fine alla guerra di successione spagnola è articolato in più accordi sottoscritti a Utrecht dai Paesi coinvolti nel conflitto

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