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Iraq: Alta Corte, militari Gb commisero crimini di guerra

Un soldato britannico in Iraq KEYSTONE/AP/NABIL AL-JURANI sda-ats

(Keystone-ATS) L’Alta Corte di Londra ha riconosciuto oggi la responsabilità di militari britannici per crimini di guerra compiuti in Iraq anni fa.

Il verdetto – riporta il Guardian online – si riferisce a quattro denunce relative a casi di maltrattamento di prigionieri iracheni, ma potrebbe estendersi ad altre centinaia di vicende giudiziarie ancora aperte nei confronti di soldati di Sua Maestà dislocati in Iraq all’epoca dell’occupazione anglo-americana del Paese.

Stando ai giudici, i militari coinvolti in questi quattro casi hanno violato la Convenzione di Ginevra sui prigionieri di guerra e detenuto civili (nessuno dei quali risultato “coinvolto in attività terroristiche o accusato di porre alcuna reale minaccia alla sicurezza”, stando alle parole del giudice relatore Leggatt) in condizioni crudeli e disumane.

Mentre il ministero della Difesa si è macchiato anche di violazione dello Human Rights Act del 1998, la legge britannica per la tutela dei diritti umani, nell’organizzazione delle strutture detentive seguita all’invasione del 2003.

Già 10 giorni or sono, la Corte penale internazionale aveva concluso che vi fossero “basi ragionevoli” per perseguire per crimini di guerra militari britannici reduci dall’Iraq. Ma la pronuncia di oggi dell’Alta Corte londinese è destinata, potenzialmente, ad avere effetti più concreti se verrà invocata come precedente per altre 628 cause aperte nel Regno Unito nei riguardi di militari impegnati in Iraq.

Ulteriori 331 casi, ricorda il Guardian, sono stati invece chiusi attraverso transazioni extragiudiziali con il pagamento complessivo di risarcimenti governativi pari a 22 milioni di sterline.

Gli avvocati della difesa hanno salutato la sentenza odierna come una rivincita contro “la campagna diffamatoria” rilanciata negli ultimi tempi in Gran Bretagna, ai danni di molti protagonisti di denunce sul dossier iracheno, da ambienti “politici, militari e media”.

Un portavoce del ministero della Difesa ha viceversa cercato di minimizzare l’accaduto in questi termini: “Il nostro personale militare ha servito con grande coraggio in Iraq, spesso in situazioni estremamente difficili: prendiamo atto del verdetto della Corte secondo cui questi quattro detenuti non sono stati trattati come avrebbero dovuto e e ne stiamo studiando le motivazioni”.

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