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TPF: armi a Russia, pochi risultati in inchiesta su Ruag

Secondo il Tribunale penale federale (TPF) mancano elementi da parte della Procura federale contro un dirigente del gruppo Ruag indiziato di violazioni della legge sul materiale bellico a favore della Russia. KEYSTONE/TI-PRESS/ALESSANDRO CRINARI sda-ats

(Keystone-ATS) Il Tribunale penale federale (TPF) rileva una sostanziale carenza di elementi da parte della Procura federale contro un dirigente del gruppo Ruag indiziato di presunte violazioni della legge sul materiale bellico a favore della Russia.

Concretamente, il TPF in una decisione pubblicata oggi annulla il blocco del registro fondiario per un appartamento del sospettato, che il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) riteneva fosse stato acquistato con denaro proveniente dalle attività illecite.

I contorni della vicenda, emersa in marzo in seguito a rivelazioni di stampa, restano per ora assai vaghi. Le varie parti coinvolte si sono espresse con parsimonia, visto che sull’accaduto è in corso un’inchiesta dell’MPC. Nella sentenza, il tribunale con sede a Bellinzona nota che la procura di fatto dispone di ben pochi elementi a carico dell’accusato.

In marzo, la Handelszeitung aveva scritto che un quadro dirigente della divisione munizioni Ammotec di Ruag (società di proprietà della Confederazione attiva negli armamenti e nella tecnologia aerospaziale) avrebbe fatto affari per milioni di franchi con il commercio di equipaggiamenti tecnici e armi per il servizio di sicurezza del presidente russo Vladimi Putin. E sarebbero state pagate tangenti.

Ruag era stata informata in gennaio, tramite un proprio servizio di allarme, che esistevano contratti sospetti con la Russia. Aveva allora inoltrato una denuncia penale all’MPC. Quest’ultimo ha poi messo sotto sequestro diverse informazioni e supporti informatici nel corso di perquisizioni. Il manager di Ruag è stato sospeso. L’azienda ha inoltre avviato una causa civile.

Oggi la decisione della Corte dei reclami penali del tribunale di Bellinzona illustra una sostanziale vacuità degli elementi raccolti dall’MPC. Innanzitutto, e su questo era chiamato ad esprimersi il TPF, negli atti forniti dalla procura non vi è alcun indizio sufficiente che possa corroborare l’ipotesi dell’acquisto dell’appartamento con fondi provenienti da attività delittuose. In assenza di tali solidi indizi una misura coercitiva come il blocco del registro fondiario è inammissibile.

La Corte dei reclami rileva inoltre che l’MPC non ha saputo indicare quali violazioni concrete alla legge sul materiale bellico (LMB) il sospettato abbia effettivamente commesso. La procura non ha neppure saputo precisare il ruolo del quadro nella vicenda, quali siano stati i destinatari dei prodotti della Ruag e perché questi ultimi debbano essere considerati oggetto della LMB.

I giudici di Bellinzona considerano poi insufficienti anche gli elementi addotti dall’MPC per sostenere le accuse contro il quadro di amministrazione infedele e infedeltà nella gestione pubblica.

La procura federale ha preso atto della decisione e non inoltrerà ricorso, ha indicato a Keystone-ATS. La decisione comunque non avrà effetti sul prosieguo della procedura, scrive l’MPC, precisando di non voler fornire ulteriori informazioni.

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