Una guerra civile senza fine sta lacerando lo Yemen ormai da tre anni. A fronteggiarsi i ribelli Huthi e le autorità yemenite sostenute dall’Arabia Saudita, vicina all’ex presidente Abd Rabbo Mansour Hadi. Un conflitto che ha già causato, secondo quanto riportato dall’Onu, oltre seimila morti e provocato una crisi umanitaria senza precedenti: le persone colpite da insicurezza alimentare e che necessitano di assistenza urgente sono 17,8 milioni, il 5% in più rispetto allo scorso anno. Più di cinque milioni di bambini sono a rischio di carestia ed epidemie – come ha denunciato anche Helle Thorning Schmidt, ceo di Save the Children International. Tra questi, non pochi sono anche vittime indiscriminate di persecuzioni religiose. L’ultimo caso, denunciato prontamente dall’organizzazione non governativa Amnesty International, riguarda una ragazza minorenne che insieme ad altri 23 cittadini yemeniti, tra cui 8 donne, sono stati arrestati alcuni giorni fa dalle milizie Huthi e ora rischiano la condanna a morte. La loro colpa? Il credo religioso, la fede baha’i.
Come ha ricordato infatti Lynn Maalouf, direttrice delle ricerche sul Medio Oriente di Amnesty International, «ancora una volta, accuse fabbricate e processi clamorosamente irregolari vengono usati per perseguitare i baha’i yemeniti unicamente a causa della loro fede. È particolarmente agghiacciante che alcuni degli imputati rischino di essere condannati a morte solo per la loro religione e per attività del tutto pacifiche. «Gli imputati – prosegue Maalouf – tra cui una minorenne, sono accusati di reati gravi, tra cui lo spionaggio per un paese straniero, per alcuni dei quali è prevista la pena di morte. Le autorità Huthi devono annullare queste false accuse, rilasciare coloro che sono stati arrestati in modo arbitrario e porre fine all’uso del sistema giudiziario per punire la libertà di fede e perseguitare voci critiche, giornalisti, attivisti e appartenenti alla minoranza baha’i e ad altri gruppi minoritari».
Alla denuncia di Amnesty ha fatto seguito quella dell’Assemblea Spirituale della Comunità Baha’i d’Italia, prontamente raccolta nelle ultime ore dal ministro degli Affari esteri Enzo Moavero Milanesi.
«Il caso dei 24 yemeniti perseguitati per la loro fede religiosa segue il più noto caso Hamed bin Haydara, altro yemenita che professa la fede bahai, ingiustamente imprigionato quattro anni fa e condannato a morte in Yemen lo scorso gennaio solo e soltanto per il suo credo religioso», ricorda in una nota la Comunità Bahai d’Italia. «La fede Baha’i – spiega Neda Parsa, Presidente dell’Assemblea Spirituale della Comunità Baha’i d’Italia – è dopo il Cristianesimo l’espressione religiosa geograficamente più diffusa al mondo con otto milioni di credenti: professa l’esistenza di un unico Dio, la pace, la tolleranza, l’unità dei popoli, la parità tra uomo e donna, il rifiuto di ogni forma di violenza e il superamento di qualsiasi frammentazione razziale, politica e sociale». È quindi il responsabile relazioni esterne dei Bahai italiani, Guido Morisco, a rivolgere un appello «ai vertici delle istituzioni italiane dal presidente della Camera, Roberto Fico, al ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, perché richiamino le autorità yemenite al rispetto dei più elementari diritti umani».
A rispondere prontamente è proprio il ministro Moavero Milanesi. È infatti la stessa Farnesina a diramare una nota in cui si sottolinea come il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale “esprime seria preoccupazione in relazione alle gravi notizie circa la possibile condanna a morte di 24 cittadini yemeniti di fede baha’i, tra i quali c’è anche una minorenne, che si trovano attualmente sotto processo innanzi al Tribunale Penale Speciale di Sanaa”.
“La tutela della libertà religiosa e dei diritti fondamentali degli appartenenti alle minoranze – prosegue la nota della Farnesina – sono una priorità della nostra politica estera. L’Italia è fortemente impegnata nella campagna internazionale a favore di una moratoria delle esecuzioni capitali e nella lotta contro ogni forma di discriminazione e intolleranza”. “La Farnesina – afferma ancora il ministro degli Esteri – segue la situazione dei diritti umani in Yemen con la massima attenzione e si attiva sempre nelle competenti sedi internazionali. In questa occasione abbiamo chiesto all’Unione Europea e al Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, di unirsi alle nostre iniziative volte a scongiurare che il Tribunale Penale Speciale di Sana’a condanni a morte i 24 fedeli baha’i”.
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