Vangeli apocrifi e infanzia di Gesù, ne parla l'ultimo libro di don Mario Colavita

gio 29 novembre 2018
Flash News di La Redazione
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Locandina ©TermoliOnline.it
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PETACCIATO. Sabato 1 dicembre 2018, alle 17.30, nell'antica chiesa di Santa Maria (secolo XIII) in piazza Belgioioso a Petacciato sarà presentato il nuovo libro di don Mario Colavita dal titolo “I vangeli apocrifi dell’infanzia di Gesù: per entrare nel mistero del Natale” - Tau editrice.

Il programma dell'incontro prevede gli interventi del vescovo della Diocesi di Termoli-Larino, mons. Gianfranco De Luca, del biblista don Gianni Carozza e le conclusioni dell'autore.

Don Mario, parroco della chiesa di San Rocco a Petacciato, evidenzia così il senso e i contenuti del volume che ha curato: “Che cosa è un apocrifo? La parola deriva dal termine greco Apòkryphos, che vuol dire “nascosto, occulto”. Un libro apocrifo è un testo storico non canonico. Esistono vari tipi di apocrifi da quelli gnostici (eretici) a quelli giudeo-cristiani. I vangeli apocrifi ci dicono come il cristianesimo, dall’inizio era pluralista come il giudaismo dal quale deriva.

Gli apocrifi dell’infanzia ci aiutano ad entrare nel clima del Natale e a conoscere le fonti della nostra tradizione. Dalla grotta in cui è nato Gesù, al nome dei genitori della vergine, dei magi, alla vita miracolistica del fanciullo Gesù, tutto è descritto e narrato in questi testi che vanno riscoperti senza paura.

Questi testi ci fanno capire e ci tramandano delle tradizioni antiche che raccolte dai primi cristiani sono divenute un ricco tesoro di quella tradizione comunicata prima verbalmente poi codificata nell’arte, nella liturgia e nella pietà popolare.

Il silenzio della scrittura circa i dettagli della nascita di Gesù sono colmati da questi scritti. Se all’inizio gli apocrifi sono stati visti come pericolosi, con il tempo il popolo e i pastori li hanno favoriti, divenendo fonti di calendari liturgici, di feste e di tradizioni locali. Non solo, questi testi sono stati poi resi visibili, fatti conoscere al popolo attraverso le pitture, i mosaici, i racconti, i luoghi di culto (vedi alcuni santuari della terra santa).

L’ufficio catechistico nazionale nel 1996 fece un documento dal titolo: incontro alla Bibbia, degli apocrifi si dice: “Gli apocrifi contengono in ogni caso preziose testimonianze di pietà popolare e di tendenze teologiche diverse e, se non ci forniscono nuove informazioni credibili su Gesù né dati dottrinali inediti, ci informano indirettamente sull’ambiente spirituale delle comunità in cui vennero scritti”.

Gli apocrifi ad esempio colmano il vuoto dei vangeli canonici circa il percorso compiuto da Giuseppe e Maria per andare a Betlemme. Essi preparano la scena della nascita di Gesù ambientata una grotta avvolta da una nube luminosa dove Giuseppe e l’ostetrica non fanno altro che contemplare il mistero della nascita del figlio di Dio. Mistero e storia sono come avvinchiati un’unica trama dove il lettore è portato a leggervi l’intervento di Dio nella storia della nascita del bambino Gesù.

Letti nel loro contesto gli scritti apocrifi evidenziano una forte dimensione teologica concentrata soprattutto nella perenne verginità di Maria, la sua divina maternità, l’umanità e divinità di Gesù.

Nel vangelo dello pseudo Matteo, la levatrice Zelomi, dopo essere stata guarita da Gesù per la sua incredulità per la verginità di Maria fa la professione di fede e dice di Maria: “ha concepito vergine, vergine ha generato e vergine è rimasta” (13,3). Tale affermazione sembra confermare il sinodo Lateranense del 649 che proclamò la verginità perpetua di Maria: la santa sempre vergine e immacolata Maria, genitrice di Dio, “in senso proprio e veracemente negli ultimi tempi ha concepito senza seme dallo Spirito Santo e ha partorito senza corruzione colui che è generato da Dio Padre prima di tutti i secoli, Dio il Verbo, rimanendo inviolata anche dopo il parto la sua verginità” (DS, 503). Gli apocrifi non potevano non evocare la storia dei tre magi. Il vangelo apocrifo armeno dell’infanzia assegna loro anche i nomi: “il primo era Melkon, re dei Persiani, il secondo Gaspar, re degli Indi, e il terzo Balthasar, re degli Arabi” (11,1).

L’influsso che questi testi hanno avuto sull’arte è particolarmente ampio e vistoso: fin dai primi inizi l’arte palestinese, quella delle catacombe romane come l’arte bizantina è stata “catturata” dai racconti degli apocrifi. Questi testi hanno avuto un influsso sulla letteratura in occidente, basti pensare alla Legenda aurea, il best seller del domenicano Iacopo da Varagine del XIII sec. che per tutto il medioevo ha influenzato culto, tradizioni e feste dell’Europa cristiana.

Un fatto strano: a soli trent’anni dalla condanna degli apocrifi fatta da Innocenzo I (405), sotto papa Sisto III i mosaici di S. Maria Maggiore si arricchivano di scene la cui descrizione è contenuta nei vangeli apocrifi dell’infanzia.

L’importanza degli apocrifi dell’infanzia sta in questo: sono una testimonianza dello sviluppo del cristianesimo maturato anche grazie alla confluenza-scontro di diverse correnti teologiche e religiose. La lettura di questa scritti ci aiuta a comprendere il variegato mondo culturale, religioso del cristianesimo primitivo, tenendo presente il monito dell’autore della lettera agli Ebrei che dice: “Non lasciatevi sviare da dottrine varie ed estranee” (Eb 13,9)”.

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