"Non senti nessuno che bussa dietro? Sono ancora vivi quelli": così trasportavano migranti clandestini • Terzo Binario News

Una rete fitta di contatti, il mercato parallelo del carburante, la sottrazione dagli oleodotti, lo stoccaggio. All’alba di giovedì 11 aprile è stata sgominata la banda dei Vampiri del Gasolio (la maggior parte di origini romena, con a centro un imprenditore italiano di 42 anni). I furti, va detto, provocavano una serie di danni: in primis all’azienda che li subiva. Poi dalla necessità di intervenire per riparare la linea e sanare i danni ambientali (il costo di ogni bonifica oscilla tra i 250-300mila euro). Infine, non bisogna dimenticare i gravi pericoli per l’incolumità pubblica. Non a caso, il 1 dicembre 2018 ci fu un incendio come conseguenza di un tentativo di saccheggio in un punto dell’oleodotto vicino all’Autostrada A12.

Ma come agiva la banda? Come descritto nell’ordinanza del Gip, Elvira Tamburelli, è necessaria una organizzazione. Da una parte, quindi, apparecchiature senza le quali non si può né rubare né recuperare il carburante. Per esempio, tra le attrezzature sequestrate troviamo le pompe per estrarre il carburante e porlo “nei contenitori per la vendita a terzi”. Attrezzature che vengono trasportate con vari mezzi di trasporto, tra cui un camion, “messi a disposizione da un sodale”.

Il primo episodio registrato è il tentativo di furto all’oleodotto della società Raffineria di Roma del 28 dicembre 2017, a Fiumicino. Nell’occasione, la vigilanza mette in fuga tre persone non identificate. Il giorno dopo, i carabinieri sequestrano gli attrezzi utilizzati per lo scavo e il perforamento della condotta. In una busta, i militari scovano uno scontrino per l’acquisto effettuato in un supermercato che porta a uno degli indagati, P.V.C. Da un’attenta analisi dei tabulati delle utenze telefoniche, i carabinieri risalgono ad altri due indagati, M.B. e R.R.. Questi tre sono poi collegati al furto all’oleodotto Eni in via della Muratella, il 3 gennaio 2018. Il 1 dicembre 2018, come detto, divampa l’incendio a seguito di un tentativo di furto a ridosso della A12, a cui prendono parte P.V.C., M.V.B. e G.S.

L’indagine inoltre consente di appurare l’esistenza di un’organizzazione criminale volta a procurare, anche mediante la produzione di documenti di identificazione falsi, l’ingresso illegale nel territorio dello Stato italiano, attraverso il confine italo-sloveno, di immigrati privi di titolo di soggiorno, provenienti dall’area asiatica e mediorientale.

Il 16 novembre 2018 alcuni degli indagati si trovano all’estero, per il trasporto di migranti clandestini dalla Croazia all’Italia. Grazie ai dati dai colloqui intercettati, R.R. e M.R. vengono arrestati dalla polizia croata mentre trasportano i migranti, che sono stipati in un Doblò.

“Non senti nessuno che bussa dietro? Sono ancora vivi quelli” chiede R.R. “E cosa gli posso fare?” domanda M.R. “Ma bussa qualcuno, no?” insiste il primo, che poi aggiunge “Dai, che ci manca poco e siamo arrivati cazzo. Dai, baci! Ciao! Ciao! “

Un altro trasporto è datato 4 dicembre 2018. Il viaggio terminerà con l’arresto di Y.A.M. a Monrupino (Trieste) dopo il controllo del Doblò, proveniente dalla Slovenia, con all’interno tredici persone, di nazionalità pakistana e iraniana. (“Quando tu fai lavoro e vieni direttamente a noi come ti a prima te pagato prima, tu hai visto quando ti ha detto…soldi, così, lui non mangia un euro per te”). Nell’intercettazione Y.A.M. a un certo punto passa il cellulare a un soggetto, che nell’ordinanza appare come ‘sconosciuto’, che dice “vai a Roma, tu vai a Roma, amici mia a Roma lui paghi con te Roma…mille euro”.

Pubblicato giovedì, 11 Aprile 2019 @ 13:18:17     © RIPRODUZIONE RISERVATA