Tutte le dipendenze degli svizzeri sotto la lente di SafeZone, che compie 5 anni. La coordinatrice Lucia Galgano: «Anche in Ticino problemi con gioco d’azzardo, droghe e pornografia»
BELLINZONA – Droghe, gioco d’azzardo, internet e pornografia. Tutte le dipendenze degli svizzeri sotto la lente di SafeZone.ch, piattaforma voluta dall’Ufficio federale della salute pubblica che nel 2019 compie cinque anni. La lotta alle dipendenze in Svizzera è sempre più serrata. A Basilea nasce il primo reparto per curare le dipendenze senza sostanze. SafeZone, intanto, è di fronte a una crescita costante di richieste. «L’aumento oscilla tra il 10% e il 15% ogni anno – evidenzia la coordinatrice Lucia Galgano –. In media trattiamo circa cinque nuovi casi al giorno, weekend compreso».
Circa il 25% della gente fuma, 250.000 persone hanno problemi di alcol. Senza contare il boom di internet e dei giochi online, che tiene centinaia di teenagers incollati agli schermi. Parliamo di cifre?
Il 14% dei casi che trattiamo riguarda le dipendenze senza sostanze. Tra queste, ai primi tre posti, troviamo il gioco patologico, la dipendenza dai videogiochi e la dipendenza dalla pornografia e dal sesso. Questo vale anche per il Ticino.
Quali sono le sostanze per cui si fa appello a SafeZone.ch?
Alcol, cannabis e cocaina. Un trend rispecchiato dai dati emersi dalle inchieste nazionali. Nella metà dei casi ci contattano i famigliari di chi ne fa uso. Ci chiedono cosa devono fare, come si devono comportare. A volte sono i diretti interessati a scriverci. Ci domandano se determinati sintomi sono gravi o meno. Alcuni manifestano comportamenti violenti, altri buchi di memoria.
Torniamo alle altre dipendenze. Al gioco d’azzardo…
Diverse segnalazioni ci arrivano anche dalla Svizzera italiana. Alcune persone chiedono informazioni sulle modalità di diffida dai casinò. Spesso si tratta degli stessi giocatori. Di recente abbiamo trattato il caso di una persona che ha perso mezzo milione di franchi in una casa da gioco. Anche il gioco online è un problema.
Il web ci sta trasformando. Anche per quanto riguarda le dipendenze?
Pensiamo alla pornografia. Oggi, con internet, è facilmente accessibile per chiunque. Ci sono tanti svizzeri che non riescono a smettere di guardare filmati e immagini porno. E per questo ci chiedono aiuto.
Ma in circostanze simili non subentra anche la vergogna?
È vero, c’è la paura di essere giudicati, soprattutto in realtà piuttosto piccole come quella ticinese. Il nostro, però, è un servizio anonimo, oltre che gratuito. Le nostre chat non richiedono dati personali. E questo permette di potersi confidare con un professionista su tematiche che possono essere particolarmente delicate. Tutto resta inoltre coperto dal segreto professionale.
Cinque anni di SafeZone.ch. Questo servizio, pagato sostanzialmente dai contribuenti di tutta la Svizzera, ha portato risultati concreti?
Sì. Il nostro è un team di esperti attivi in servizi specializzati nelle dipendenze di vari settori. In molti casi i nostri interlocutori trovano lo stesso accompagnamento possibile in un servizio ambulatoriale specializzato nelle dipendenze, che può durare nel tempo, fintanto che la persona lo desidera.
E se qualcuno volesse andare oltre?
Chiaramente, nei casi in cui le persone ci chiedono di potere vedere qualcuno, le indirizziamo ai servizi presenti sul territorio. Questo servizio online vuole infatti essere complementare a quanto già esiste e permettere di raggiungere quelle persone che, per diverse ragioni, non si recherebbero presso un servizio specializzato. A onor del vero, va anche detto che ci sono persone che, a un certo punto, interrompono la consulenza, senza più darci notizie.
Chi sono gli interlocutori che si rivolgono a voi?
Il 60% è di sesso femminile. Ci sono anche tanti ragazzi (circa il 18%) di età compresa tra i 19 e i 25 anni. La fascia più rappresentata, con un 30%, comunque, è quella delle persone tra i 26 e i 30 anni. Probabilmente si tratta di una fase della vita in cui si inizia a prendere coscienza della necessità di dovere chiedere aiuto.