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Rapimento p. Maccalli: p. Dass (confratello) ad Acs, «sapevamo presenza jihadisti del Mali»

Il drammatico racconto ad Aiuto alla Chiesa che Soffre di padre John Dass, religioso indiano che opera nella missione di Bamoanga – a circa 125 chilometri dalla capitale Niamey – assieme a padre Pierluigi Maccalli, il sacerdote rapito in Niger lo scorso lunedì 17 settembre.

«Poco dopo le 9,30 di lunedì sera ho sentito urlare, poi la voce di padre Luigi che gridava ‘andate via!’ e subito dopo dei colpi di pistola. Mi sono affacciato alla finestra della mia stanza ma era buio pesto e non si vedeva nulla. Dopo alcuni minuti ho sentito nuovamente degli spari provenienti dalla residenza delle suore». È il racconto ad Aiuto alla Chiesa che Soffre di padre John Dass, religioso indiano che opera nella missione di Bamoanga – a circa 125 chilometri dalla capitale Niamey – assieme a padre Pierluigi Maccalli, il sacerdote rapito in Niger lo scorso lunedì 17 settembre.

L’abitazione di padre Dass si trova a pochi metri da quella del religioso originario del cremonese e ha potuto sentire i rapitori bussare alla porta di padre «Luigi». «Lui ha aperto, credendo che fosse qualcuno bisognoso di aiuto. Poi lo hanno portato via». Il religioso racconta che «i sequestratori sono entrati facilmente». «Padre Maccalli, infatti, teneva sempre il cancello della missione aperto. Voleva così, perché a tutte le ore del giorno e della notte venivano persone in cerca di medicine o altro tipo di sostegno. Qualche giorno fa gli avevo detto che sarebbe stato meglio chiuderlo, ma lui mi ha risposto che un cancello chiuso avrebbe spaventato la gente in cerca di aiuto». Padre Dass afferma che «da mesi il sacerdote è stato informato dai suoi fedeli della presenza di jihadisti provenienti dal Mali che si erano insediati nel villaggio di Tangunga, a 35 chilometri da Bamoanga». «Sono stato in quel villaggio due o tre volte. Mi avevano detto che i jihadisti non attaccavano i civili, ma soltanto gli agenti di sicurezza. Nessuno si aspettava un simile attacco, neanche padre Luigi che operava in Niger dal 2007».