Vita Chiesa

Giornata mondiale sordo: Papa, «persone più fragili vittime della cultura dello scarto»

Tra le vittime di questa cultura, osserva, «ci sono le persone più fragili, i bambini che hanno difficoltà a partecipare alla vita scolastica, gli anziani che sperimentano la solitudine e l’abbandono, i giovani che smarriscono il senso della vita e si vedono rubare il futuro e i sogni migliori». Rivolgendosi ai membri dell’associazione Francesco sottolinea che «essere e fare associazione è in sé stesso un valore» perché «essere uniti e solidali, incontrarsi, condividere le esperienze, successi e fallimenti, mettere in comune risorse, tutto questo contribuisce ad accrescere il patrimonio umano, sociale e culturale di un popolo». Le associazioni «stimolano tutti a fare comunità, anzi, ad essere comunità, ad accoglierci a vicenda con i nostri limiti e le nostre fatiche, ma anche con le nostre gioie e i nostri sorrisi. Perché tutti abbiamo capacità e limiti!».

«Siamo chiamati insieme ad andare controcorrente, lottando anzitutto perché sia sempre tutelato il diritto di ogni uomo e ogni donna a una vita dignitosa» e «la sfida è che l’inclusione diventi mentalità e cultura, e che i legislatori e i governanti non facciano mancare a questa causa il loro coerente e concreto sostegno», scrive ancora il Papa nel messaggio. Non basta lottare contro le barriere architettoniche: per Francesco «bisogna impegnarsi per abbattere tutte le barriere che impediscono la possibilità di relazione e di incontro in autonomia e per giungere a un’autentica cultura e pratica dell’inclusione. Questo vale sia per la società civile, sia per la comunità ecclesiale».

Nel richiamare i traguardi sociali e professionali raggiunti da molti aderenti all’Ente, il Papa afferma: «Come sono contento quando vedo che voi, come pure altre persone con disabilità, in forza del vostro Battesimo raggiungete tali traguardi anche nell’ambito della Chiesa, soprattutto nel campo dell’evangelizzazione! Questo diventa esempio e stimolo per le comunità cristiane nella loro vita quotidiana».

Di qui l’auspicio che in ogni diocesi i sordi collaborino insieme con «operatori pastorali preparati in lingua dei segni, labiolettura e sottotitolazione», affinché le persone sorde «siano pienamente inserite nella comunità cristiana e cresca in esse il senso di appartenenza. Per questo è necessaria una pastorale inclusiva nelle parrocchie, nelle associazioni e nelle scuole». Primo luogo di inclusione «è, però, come sempre, la famiglia». Per questo «le famiglie con persone sorde sono protagoniste del rinnovamento della mentalità e dello stile di vita» sia come «destinatarie di servizi» sia come «soggetti di azione promozionale in ambito civile, sociale ed ecclesiale».