Vita Chiesa

Papa in Lituania: al Santuario Mater Misericordiae, «Abbiamo costruito troppe fortezze nel nostro passato»

Davanti a «quello che rimane delle mura di questa città che servivano per difendersi da qualsiasi pericolo e provocazione, e che nel 1799 l’esercito invasore distrusse totalmente, lasciando solo questa porta», Francesco – prima di guidare la recita di una parte del Rosario, il terzo mistero della gioia – ha ammonito (testo integrale): «Quando ci chiudiamo in noi stessi per paura degli altri, quando costruiamo muri e barricate, finiamo per privarci della Buona Notizia di Gesù che conduce la storia e la vita degli altri». «Abbiamo costruito troppe fortezze nel nostro passato – la denuncia – ma oggi sentiamo il bisogno di guardarci in faccia e riconoscerci come fratelli, di camminare insieme scoprendo e sperimentando con gioia e pace il valore della fraternità».

«Ogni giorno in questo luogo visita la Madre della Misericordia una moltitudine di persone provenienti da tanti Paesi», ha sottolineato a proposito di uno dei luoghi più venerati del Paese: «Lituani, polacchi, bielorussi e russi; cattolici e ortodossi. Oggi lo rende possibile la facilità delle comunicazioni, la libertà di circolazione tra i nostri Paesi». «Come sarebbe bello se a questa facilità di muoversi da un posto all’altro si aggiungesse anche la facilità di stabilire punti d’incontro e solidarietà fra tutti, di far circolare i doni che gratuitamente abbiamo ricevuto, di uscire da noi stessi e donarci agli altri, accogliendo a nostra volta la presenza e la diversità degli altri come un dono e una ricchezza nella nostra vita», il sogno di Francesco. «A volte sembra che aprirci al mondo ci proietti in spazi di competizione, dove ‘l’uomo è lupo per l’uomo’ e dove c’è posto solo per il conflitto che ci divide, per le tensioni che ci consumano, per l’odio e l’inimicizia che non ci portano da nessuna parte», il monito del Papa: «La Madre della Misericordia, come ogni buona madre, tenta di riunire la famiglia e ci dice all’orecchio: ‘cerca tuo fratello’. Così ci apre la porta a un’alba nuova, a una nuova aurora. Ci porta fino alla soglia, come alla porta del ricco Epulone del Vangelo».

All’arrivo al Santuario Mater Misericordiae, il Papa è stato accolto dal metropolita ortodosso e dal parroco della chiesa cattolica di Santa Teresa. Lungo la strada che porta alla cappellina del Santuario erano presenti alcune centinaia di bambini orfani e di famiglie affidatarie, oltre ad un gruppo di malati. Al termine della recita del terzo mistero gioioso del Rosario, i bambini e le famiglie hanno pregato una decina del Rosario in lituano. Prima di affacciarsi alla finestra per benedire i fedeli, Francesco ha lasciato in dono alla Vergine un Rosario d’oro. Poi il trasferimento in auto alla cattedrale di Vilnius per l’Incontro con i giovani.

«Oggi ci aspettano bambini e famiglie con le piaghe sanguinanti; non sono quelle di Lazzaro nella parabola, sono quelle di Gesù; sono reali, concrete e, dal loro dolore e dalla loro oscurità, gridano perché noi portiamo ad esse la luce risanatrice della carità. Perché è la carità la chiave che ci apre la porta del cielo», ha detto il Papa. «Che, attraversando questa soglia, possiamo sperimentare la forza che purifica il nostro modo di rapportarci agli altri e la Madre ci conceda di guardare i loro limiti e difetti con misericordia e umiltà, senza crederci superiori a nessuno», la preghiera di Francesco: «Che, nel contemplare i misteri del Rosario, le chiediamo di essere una comunità che sa annunciare Gesù Cristo, nostra speranza, al fine di costruire una patria capace di accogliere tutti, di ricevere dalla Vergine Madre i doni del dialogo e della pazienza, della vicinanza e dell’accoglienza che ama, perdona e non condanna; una Patria che sceglie di costruire ponti e non muri, che preferisce la misericordia e non il giudizio. Che Maria sia sempre la Porta dell’Aurora per tutta questa terra benedetta!».