Vita Chiesa

Usa: lettera aperta del vescovo di Harrisburg su abusi compiuti da 71 tra sacerdoti e seminaristi

Dopo le dimissioni di Theodore McCarrick dal collegio dei cardinali a seguito delle accuse di ripetuti abusi verso alcuni fedeli, un nuovo scandalo travolge la Chiesa americana e stavolta al centro dei riflettori è finita una realtà pastorale dove questi delitti venivano compiuti e coperti fin dal 1947.

Il vescovo di Harrisburg ha intanto annunciato la decisione di rendere pubblica la lista degli accusati. Anche se la Corte suprema della Pennsylvania è ancora in attesa del rapporto completo del Gran Giurì prima di esprimersi, ma per mons. Gainer è urgente che i parrocchiani sappiano che questo elenco è il «risultato di una grande mole di lavoro da parte di consulenti esterni e investigatori professionisti». Il vescovo avrebbe già voluto pubblicare la nota nel 2016, ma il Procuratore generale aveva chiesto il silenzio per proteggere l’inchiesta in corso. Oggi invece quei nomi sono consultabili su un sito web, con accanto i capi di accusa. Scorrendo l’elenco si scopre che alcuni degli imputati sono morti, ma la loro morte non ha chiuso l’indagine, né ha sanato il dolore delle vittime.

Mons. Gainer ha confessato di aver letto la «lista con grande tristezza, perché ancora una volta ci troviamo faccia a faccia con l’orrore vissuto da bambini innocenti, vittime di atti ignobili commessi contro di loro: bambini preziosi agli occhi di Dio e che sono stati feriti proprio da chi meglio conosceva questi orrendi peccati». Il card. Daniel DiNardo, presidente della Conferenza episcopale americana, proprio martedì scorso aveva dichiarato pubblicamente «il grave fallimento morale all’interno della Chiesa» dopo il caso McCarrick. Il vescovo Gainer è consapevole delle responsabilità non solo di chi ha agito ma anche della leadership della sua diocesi, che per anni non ha fatto nulla e non è riuscita a protegge i bambini che le erano stati affidati. E proprio in virtù di questa inazione che Gainer ha ordinato la rimozione immediata, da qualsiasi edificio, scuola o struttura, dei nomi dei suoi predeccesori fino al 1947, data di inizio delle indagini del Gran Giurì. Tutti, ad eccezione del vescovo McDevitt sono rei di aver insabbiato inchieste e segnalazioni o di non aver agito con sufficiente determinazione, sottovalutando le denunce delle vittime e, purtroppo, gli archivi storici della diocesi testimoniano non pochi segnali a riguardo. I fascicoli presi in esame hanno infatti rivelato che prima del 2002, la diocesi aveva stipulato, di volta in volta, degli accordi transattivi con le vittime degli abusi sessuali e in alcuni di questi documenti c’erano severe disposizioni sulla riservatezza, un diritto a cui Gainer ha deciso di rinunciare per lasciare alle vittime la libertà «di raccontare le loro storie a chiunque e in qualsiasi momento lo desiderino, perché anche questo sia un passo nel percorso verso la guarigione».

Nella lettera mons. Grainer fa ammenda dei peccati presenti e futuri e a nome suo e della Chiesa diocesana esprime «un profondo dolore. Mi scuso con i sopravvissuti agli abusi sessuali, con i fedeli cattolici e tutti» ed invita a lavorare «per migliorare i cambiamenti già in atto perché queste atrocità non si ripetano mai più. Voglio che i bambini, i genitori, i nostri parrocchiani, gli studenti, lo staff, il clero e l’opinione pubblica sappiano che le nostre chiese e le nostre scuole sono al sicuro e che prendiamo sul serio la loro protezione». Il vescovo è determinato sulla «tolleranza zero nei confronti degli abusi sessuali su minori» e chiede che «si denuncino i casi rilevati alle autorità competenti in attesa che le indagini della polizia facciano chiarezza».

Il documento si conclude illustrando le linee guida su riconciliazione, guarigione, responsabilità e prevenzione di futuri atti di abuso e impone restrizioni durissime nella selezione del clero e del personale impiegato in strutture ecclesiali: basta una sola dimostrazione accertata per l’esclusione permanente dal clero e da qualunque occupazione. La diocesi ha istituito, inoltre, un programma di formazione certificato dallo Stato per riconoscere e segnalare gli abusi e questo percorso educativo è obbligatorio non solo per i dipendenti, ma anche per i volontari. L’aspetto giuridico viene delegato al procuratore distrettuale ma c’è anche un numero verde diocesano per segnalare gli abusi e qualora le forze dell’ordine decidessero di non intervenire, la diocesi stessa con investigatori professionisti aprirebbe un’indagine indipendente e approfondita. Un’attenzione tutta particolare è riservata alle vittime «che vanno aiutate a guarire con percorsi specifici e l’aiuto di assistenti esperti che la stessa diocesi si impegna a segnalare e coordinare».

Card. DiNardo (presidente vescovi), su abusi «grave fallimento morale all’interno della Chiesa»

«Un grave fallimento morale all’interno della Chiesa, che provoca rabbia, tristezza e vergogna in me e nei vescovi». Così si è espresso il card. Daniel DiNardo, presidente della Conferenza episcopale statunitense, a seguito delle dimissioni dal collegio cardianalizio dell’arcivescovo Theodore McCarrick, sospeso a divinis perché accusato di abusi sessuali, anche lui come altri 71 tra sacerdoti e seminaristi della diocesi di Harrisburg in Pennsylvania, i cui nomi sono stati pubblicati direttamente dal vescovo locale.

DiNardo assieme ai vescovi americani continua a chiedersi cosa si possa fare di più per proteggere il popolo di Dio. E con pena ammette che «non solo gli abusi ma anche il fatto che siano rimasti nascosti per decenni, hanno causato gravi danni alle vite delle persone e rappresentano gravi fallimenti morali e di giudizio da parte di chi direge la Chiesa». Il presidente della Conferenza episcopale si chiede seriamente le ragioni che hanno spinto a non rivelare «queste accuse di peccato contro la castità e la dignità umana quando sono state presentate per la prima volta ai pastori della Chiesa». E si domanda il perché per decenni non si sia affrontata una situazione così eclatante con giustizia e si interroga se i seminari abbiano davvero accompagnato il discernimento nella vocazione sacerdotale senza abusi di potere.

DiNardo sa che la risposta a queste questioni fondamentali può essere solo collegiale e per questo ha convocato il Comitato esecutivo della Conferenza episcopale, annunciando che sarà solo il primo di molti incontri e che il tema verrà affrontato durante l’incontro del Comitato amministrativo in settembre e all’Assemblea generale dei vescovi il prossimo novembre. Intanto ha suggerito quattro piste operative da mettere in atto. Anzitutto il cardinale chiede che i vescovi rispondano «con compassione e giustizia a chiunque sia stato vittima di abusi sessuali o molestato da appartenenti alla Chiesa» e sollecita a riguardo un adeguato accompagnamento. Come secondo punto chiede alle vittime di farsi avanti e se nel tentativo di molestia si ravvisasse un crimine, DiNardo domanda di rivolgersi direttamente alle forze dell’ordine. Annuncia poi che la Conferenza episcopale seguirà da vicino il caso dell’arcivescovo McCarrick e sosterrà le autorità preposte alle indagini. Infine, il presidente dei vescovi riconosce necessaria una conversione spirituale e un rinnovamento «perché la nostra Chiesa soffre di una crisi di moralità in campo sessuale e bisogna apprendere dagli errori e dai peccati del passato».