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13/05/2018 06:00:00

Il lavoro, la famiglia, poi la jihad. La storia del tunisino espulso da Trapani

 Viveva a Trapani da anni. Si era creato una famiglia, aveva un figlio piccolo, una moglie, e un lavoro in un ristorante. Una vita tranquilla, di quelle che conducono molti degli extracomunitari che riescono ad integrarsi in Italia.

Poi qualcosa cambia. Succede dopo gli attentati in Francia del 2015.Il giovane tunisino di 30 anni, comincia ad avvicinarsi alla jihad. Si fa allungare la barba, pratica sempre più frequentemente la religione musulmana, va spesso in moschea. Ma non solo. Osservano gli investigatori che ogni giorno, nella sua casa al centro di Trapani, in piena notte, dopo essere rincasato dal lavoro, guardava e ascoltava i sermoni dei predicatori jihadisti sul proprio tablet.
Il giovane tunisino è stato espulso e rimpatriato nei giorni scorsi sopo mesi di indagini della Digos che hanno tenuto sotto occhio l'uomo. Si tratta della seconda persona residente a Trapani rimpatriata negli ultimi anni per comportamenti pericolosi e di simpatia allo jihadismo. Il primo è stato un marocchino che aveva espresso la volontà di investire la folla con un furgone. 


L'uomo aveva cominciato a manifestare comportamenti strani, a cambiare opinione sulla cultura occidentale. Il tutto destava preoccupazione alla sua famiglia italiana e a quella d'origine, in Tunisia. Cominciavano ad essere frequenti gli atteggiamenti di intolleranza verso la donna, la esortava a non vestire troppo “occidentale”, poi non doveva andare in giro con parti del corpo scoperte. Poi doveva convertirsi alla religione islamica. Ma i familiari erano preoccupati soprattutto per quello che poteva accadere al piccolo figlio della coppia. L'uomo infatti, quando il figlio avrebbe compiuto tredici anni, voleva portarlo con sé in Siria o in Iraq per combattere la cosiddetta guerra santa. Un desiderio che ha fatto preoccupare i suoi familiari. Un desiderio molto estremo per un giovane che si era stabilito a Trapani da tempo, che aveva costruito buone relazioni sociali e di lavoro. Ma le cose erano cambiate, e il rischio di portar via il figlio diventava più concreto quando la scorsa estate la famiglia fece un viaggio di vacanza in Tunisia. L'uomo infatti aveva organizzato la circoncisione del figlio proprio per l'11 settembre, il giorno dell'anniversario degli attacchi terroristici della Torri Gemelle.


Il rischio che potesse compiere atti pericolosi quindi si è fatto sempre più concreto, e questo ha portato la Digos a suggerire al Ministero dell'Interno ad attuare la misura dell'espulsione dal territorio italiano. Troppo imprudente lasciare sul territorio un soggetto che aveva radicalizzato così il suo pensiero, tanto da stravolgere la vita dei familiari.


Una propaganda, quella jihadista, che l'uomo seguiva giorno dopo giorno con i sermoni dell'estremista Kamel Zarrouk, che sarebbe rimasto ucciso nel 2015, in uno dei bombardamenti degli americani e considerato il numero due di Ansar Al Sharia, l'organizzazione terroristica islamica tunisina connessa ad Al Qaeda.
Gli audio che ascoltava il giovane tunisino erano quelli in cui il predicatore esaltva il Califfo Abu Bakr Al Bagdadi e gli attentati terroristici compiuti. “Avete visto cosa abbiamo fatto in Canada e come abbiamo colpito in Francia, in Australia e in Belgio e in altri paesi con la Croce e che promettiamo di cancellazione con la benedizione di Dio” per poi continuare con le testuali parole: “verremo ad ammazzarvi così saprete cosa è la legge di dio, la sharia.”
E' questa condivisione delle idee estremiste che ha fatto scattare l'allarme e portato all'espulsione. E' la 48esima dall'inizio dell'anno in Italia.
L'indagine però ha svelato anche altri particolari. L'uomo infatti non sarebbe stato solo simpatizzante, non sarebbe stato soltanto un sostenitore delle teorie dell'estremismo islamico.


Avrebbe infatti fatto anche parte di una organizzazione internazionale che si occupava di procacciare e vendere documenti falsi per extracomunitari legati all'estremismo islamico.
E questo rimarrà un filone aperto per le indagini degli inquirenti. Un dettaglio che si ricollega a quanto successo qualche mese fa a Trapani, dove sono stati rubati dei documenti in bianco, circa 400, dalla questura, e vennero arrestati un marocchino e un poliziotto (poi scarcerato). Gli inquirenti sono al lavoro per unire i puntini.