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20/02/2019 08:39:00

La giunta del Senato dice no al processo a Salvini (che fa un'offerta a Di Maio)

Con 16 voti contro 6, la giunta per le Immunità del Senato ha detto no alla richiesta del Tribunale dei ministri di Catania di poter processare Matteo Salvini con l’accusa di «sequestro di persona aggravato» per non aver fatto sbarcare per 5 giorni 177 migranti dalla nave Diciotti.

Reazione del ministro dell’Interno: «Avrei accettato qualunque risposta». Rissa sfiorata quando il senatore del M5s Mario Michele Giarrusso ha mimato il gesto delle manette rivolto a quelli del Pd che lo contestavano e ha detto, riferendosi a Renzi: «Io non ho i miei genitori agli arresti domiciliari». C’è molto malumore nei Cinquestelle per il no in commissione.

Di Maio ha usato toni duri ma chiari: «Chi si schiera contro è fuori dal Movimento». Anche Beppe Grillo è stato contestato al Teatro Brancaccio di Roma, prima del suo spettacolo.

 
Offerta di Salvini a Di Maio: alleati anche in Europa
Salvini è pronto a proporre al M5s di presentarsi nello stesso gruppo alle elezioni europee. «Tra me e Luigi è una storia destinata a non finire mai», ha detto scendendo dall’aereo che lo ha riportato dalla Sardegna a Roma. Scrivono Ciriaco e Lopapa su Rep: «L’obiettivo di Salvini è portarli nel gruppone dei sovranisti al quale intende dare vita con Marine Le Pen, con i polacchi di JarosĹ‚aw KaczyĹ„ski e tanti altri. Di Maio però è assalito dai dubbi. Valuta costi e benefici di un’operazione ad altissimo rischio. Allearsi anche in Europa con Salvini spaccherebbe il Movimento, ma avrebbe il vantaggio di evitargli l’isolamento nel quale si è cacciato in Europa. Gli eurodeputati uscenti, ostili al progetto già quando il governo Conte è nato, sono pronti a opporsi di nuovo, ora che il dilemma ritorna. Ecco perché il capo del M5S assieme a Di Battista lavora da settimane a una rete di alleanze per dar vita a un altro gruppo di euroscettici. Ma servono 25 eletti di 7 Paesi diversi. E le quattro forze incontrate dal capo del Movimento non sono sufficienti».
 
Renzi: «Abnorme privare della libertà i miei genitori»
«Non grido ai complotti: chiedo che i processi si facciano nelle aule dei tribunali e non sul web o nelle redazioni dei giornali». Così Matteo Renzi ha commentato a freddo ieri l’arresto ai domiciliari dei suoi genitori nell’inchiesta per bancarotta fraudolenta e false fatture, in cui sono 15 in tutto le persone indagate. «Chi ha letto le carte e ha un minimo di conoscenza giuridica sa che privare persone della libertà personale per una cosa come questa è abnorme» ha aggiunto l’ex premier, che definisce l’arresto «un capolavoro mediatico» che ha oscurato anche il voto online sul caso Diciotti.
«Una cooperativa inghiottita dentro un’altra, come una matrioska russa, perché “non appena maturava la difficoltà economica veniva caricata di debiti previdenziali e fiscali fino al fallimento”. A questo puntavano, secondo l’accusa, i genitori dell’ex premier Matteo Renzi ritenuti “amministratori di fatto” delle varie cooperative intestate a prestanome spesso inconsapevoli. Tutto per arricchire la loro diretta società Eventi 6 che, infatti, dal 2014 al 2018 ha visto lievitare il suo volume d’affari da 1 a 7 milioni di euro, con un numero di dipendenti “modestissimo” (da 3 a 7), operando sostanzialmente attraverso le cooperative che fornivano alla società il personale per la distribuzione dei volantini pubblicitari». Questa la ricostruzione de La Stampa.
 
Ecco il commento su Giarrusso di Massimo Gramellini, per il Corriere della Sera:

Mi chiamo Michele Giarrusso, sono il capogruppo dei Cinquestelle e ho mimato il gesto delle manette ai colleghi del Pd che mi aspettavano all’uscita. Ho alzato i polsi e li ho incrociati a favore di telecamera. Come Mourinho, ma senza guadagnare come Mourinho. Ho anche sghignazzato, affinché tutti vedessero quanto sono spiritoso e spietato. Un attimo prima ero dentro il Palazzo per vietare che il leader del partito mio alleato andasse a processo. E un attimo dopo ero fuori dal Palazzo per canzonare i genitori di un leader dell’opposizione che a processo ci stanno andando davvero. Al caldo indossavo una giacca garantista nuova di zecca, preparatami dagli stilisti della Casaleggio & Assoggettati. Ma appena uscito al freddo, mi sono rimesso il vecchio cappottone giustizialista, pieno di medaglie e di toppe. Dentro ho inneggiato ai sacri principi del diritto e alla nobiltà dell’azione politica. Fuori ho irriso un avversario in disgrazia e una condizione umana, la privazione della libertà personale, su cui solo i fanatici e i carciofini sott’odio riescono a fare ironia. Dentro i giudici mi stavano antipatici. Fuori mi stavano simpatici pure i secondini.
Che devo dirvi? Mi sento dalla parte giusta della storia, qualunque sia la parte e qualunque sia la storia. Tanto la storia siamo noi e la riscriviamo come ci pare. Anche quel vecchio coro che adesso ci rilanciano addosso come un boomerang: «Onestà! Onestà!». Avevate capito male. Era: «Dove sta? Dove sta?». La poltrona, eccola qua.

Ecco il commento invece di Mattia Feltri su La Stampa:

Ma tu guarda che deve succedere: che proprio sulla piattaforma Casaleggio-Rousseau si ristabilisca un principio antichissimo, secondo cui politica e onestà sono consorti infedeli, e condividono un tetto solo per presentabilità sociale. La politica ha bisogno delle sue scappatelle, sennò non sarebbe politica, e lo ha certificato il popolo, nientemeno, decidendo non che Matteo Salvini è innocente, ma che la questione non si pone nemmeno: Salvini non va processato, le ragioni della politica sono superiori alle ragioni della giustizia. Non è fantastico? Le ragioni della politica sono estranee anche alle ragioni della morale (come diceva quel fiorentino là, non Renzi, quell’altro), e se un centinaio e mezzo di migranti sono rimasti in mare una decina di giorni potrà essere brutto, ma fu necessario. Precisamente, fu necessario alla politica. Poi in realtà noi sappiamo che fu necessario al ghigno del ceffo, e ora alla stabilità di governo, ma che importa?, sempre politica è, quella cosa brutta e sporca che può essere la politica, se vuole essere politica. Prevale il godimento di vedere il naufragio di quel precetto del piffero dell’uno vale uno, e non nel senso stupido di una testa un voto, ma nel senso che saremmo tutti uguali, anche davanti alla legge. Per niente, ci dicono i grillini (i grillini!), qualcuno vale di più per il ruolo che ricopre, e questo qualcuno è il politico per il motivo che ci rappresenta tutti, ha la responsabilità di tutti noi e la sua carica va oltre la sua persona, e può dunque capitare che egli sia immune alla legge. Una musica. Resta un dubbio: lo hanno fatto, ma lo hanno capito?




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