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01/04/2019 06:00:00

Mafia, Mazara: la villa a Tonnarella di Totò Riina. La storia / 1

 – Dalla lettura delle 33 pagine del decreto di confisca – nei confronti di Antonina Bagarella, Giuseppe Salvatore Riina, Maria Concetta Riina, Lucia Riina e Giovanni Riina, familiari ed eredi del capo mafia Salvatore Riina, deceduto il 17 novembre 2017 – emergono fatti che appartengono ormai un po’ alla storia della mafia anche mazarese, ma che è sempre bene tenere in mente per il futuro.

LA MAFIA A MAZARA? NON ESISTE! – Pare, infatti, che, negli ultimi decenni post scioglimento per mafia del Comune, avvenuto nel 1993,  i termini ‘Cosa Nostra’ e ‘Mafia’ siano spariti totalmente dalle cronache cittadine (ma così non è, viste le periodiche operazioni antimafia operate dalle forze dell’ordine) e, soprattutto, dal dibattito politico. Ma non solo. Il fenomeno mafioso è stato espulso anche dal più semplice dei dibattiti della narcolettica Società civile mazarese, che, in tal senso, non ha proposto granché negli ultimi vent’anni. Un problema di cui nessuno sta parlando anche durante le prime avvisaglie di questa buonista e scialbissima, al momento, campagna elettorale per l’elezione del nuovo sindaco.

IL DECRETO DI CONFISCA E LA CASA A TONNARELLA – Ben più ampio nei contenuti complessivi, l’atto è stato emesso, qualche giorno fa, dalla prima sezione per le misure di prevenzione del Tribunale di Palermo. Noi ci soffermiamo su quella parte che riguarda la casa dei Riina a Tonnarella. “Già in sede di sequestro – come si può leggere dalla sentenza di confisca nei confronti del boss – gli elementi evidenziati consentono di ricondurre a Salvatore Riina la disponibilità di tale immobile, ove dal 1993 dimora la famiglia del fratello, Gaetano, per altro anch’egli già definitivamente condannato per il delitto di associazione mafiosa”. Il suddetto immobile risulta formalmente intestato a Vito Calandrino (mazarese classe ‘41, avente precedenti per reati contro il patrimonio), che lo ha acquistato nel 1990 da Matteo La Manno (cognato del capomafia di Roccamena, Cascio Bartolomeo, da sempre legato ai corleonesi). Il Calandrino, lo ha ceduto in locazione (pochi mesi dopo l'arresto di Totò Riina) l’11/6/1993 a Vita Cardinetto, moglie del predetto Gaetano Riina, e da costoro adibita da allora a loro abitazione familiare.

LE ‘CONFESSIONI’ EMERGONO DALLE INTERCETTAZIONI AMBIENTALI – Gli elementi posti a fondamento della proposta sono costituiti innanzitutto dalla conversazione ambientale intercettata il 23 maggio 2011 (colloquio svoltosi all’interno della cucina dell'abitazione di Gaetano RIINA, tra quest’ultimo e la moglie Vita Cardinetto).  I due, nel corso di questa chiacchierata (e, come indicato dal proponente, dopo aver fatto cenno a una somma di denaro relativa alla vendita di alcuni terreni che non gli era stata corrisposta dalla cognata Antonina Bagarella, moglie del proposto), facevano chiaro riferimento alla casa da loro abitata. Gaetano riferendo alla moglie che quest’ultima (la Bagarella) la voleva restituita, aggiungendo che già in altre occasioni la cognata gli aveva detto in modo chiaro di essere la proprietaria dell'immobile’.

° Legenda: V: CARDINETTO Vita R: RIINA Gaetano

R: O le sembra perchè me ne approfitto perchè ho le cose in mano?

V: Le dici... quando io già ti dò questi...metà ti bastano...

R: Controrisposta...vuole lasciato qua.... ed io le dico va bene... ad ottobre... ah...ad ottobre...a giugno del 2012...tu avrai la casa... prima non me ne vado...

V: Perché ti ha detto che la vuole?

R: Già...perché una volta sola mi ha detto che la casa è sua?....

Domani pubblicheremo la seconda e penultima parte di questa storia.

 

Alessandro Accardo Palumbo

www.facebook.com/AlessandroAccardoPalumbo

         Twitter: @AleAccardoP