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27/05/2019 12:00:00

Processo a Messina Denaro, irreperibile il pentito Leonardo Messina

Lui, collaborante storico nisseno, è «fantasma». È introvabile da un paio di mesi. Di lui s'è persa ogni traccia. È come volatizzato. L'ex capodecina sancataldese, «Nardo» Messina, ormai un uomo libero che ha pagato il suo sospeso, ha dato anche forfait al processo al superlatitante di Castelvetrano, Matteo Messina Denaro, alla sbarra a Caltanissetta per le stragi di mafia del '92.

Il pentito nisseno, che ormai ha completato il suo percorso con la giustizia, era stato chiamato a testimoniare al processo al boss trapanese, «'U siccu», a giudizio perché ritenuto uno delle «menti» delle stragi di Capaci e via D'Amelio. Ma di Leonardo Messina si sono perse le tracce già da un paio di mesi e anche più. Non è più sotto l'ala del servizio di protezione centrale. Ma non perché sia tornato sui suoi passi quanto, piuttosto, perché è ormai un collaborante «capitalizzato».

L'ufficialità, in tal senso, è arrivata nel momento in cui la corte d'Assise di Caltanissetta (presieduta da Roberta Serio) ha spiegato in aula che lo stesso servizio centrale ha informato «che ha estinto il debito con la giustizia - ha ragguagliato lo stesso presidente della Corte - perché le pene che gli erano state irrogate sono state eseguite e allo stato non c'è indirizzo e non è reperibile… credo che questa situazione rimarrà nel tempo, è destinata a perpetuarsi». Da qui la proposta di acquisire agli atti del procedimento i verbali d'interrogatorio resi dallo stesso Leonardo Messina. Ma i difensori di Messina Denaro, gli avvocati Salvatore Baglio e Giovanni Pace, non hanno prestato il consenso e, piuttosto, hanno chiesto che l'ex uomo di Cosa nostra sancataldese venga nuovamente citato «per verificare - hanno sostenuto i legali - questa irreperibilità... pare esservi una nota del ministero dell'Interno, ma non si capisce che tipo di ricerche siano state fatte».

L'ex capomafia di San Cataldo è stato l'anima della maxi inchiesta antimafia «Leopardo». Operazione dalle proporzioni elefantiache che nel novembre del '92 fece scattare 203 arresti. Leonardo Messina, il 30 giugno di quello stesso anno, aveva reso prime dichiarazioni a Paolo Borsellino.

Ora, l'ex mafioso sancataldese avrebbe dovuto deporre per videoconferenza al processo a «Diabolik» - com'è stato ribattezzato l'inacciuffabile Messina Denaro - perché il suo nome figura nella lunga lista di collaboratori di giustizia che la procura nissena, attraverso l'aggiunto Gabriele Paci, ha chiesto alla corte d'Assise di sentire. Di recente il processo s'è trasferito per quattro giorni a Firenze - dal 3 al 6 aprile - per l'audizione di una sfila di collaboranti: Mario Santo Di Matteo, Vincenzo Sinacori, Francesco Geraci, Armando Palmeri, Gaspare Spatuzza, Fabio Tranchina, Giuseppe Ferro e Maurizio Avola e Antonio Patti. La ripresa era fissata a Caltanissetta con l'audizione di Leonardo Messina del quale, però, non v'è più neanche ombra. Quale terra calchi, da un po' di tempo, pare essere un vero e proprio mistero. Sembra più introvabile adesso che quando aveva ostentava ancora la «patente» di mafioso.

La Corte lo ha citato ancora per il prossimo 18 giugno quando, oltre allo stesso ex uomo d'onore di Cosa nostra dovrebbe essere ascoltato, sempre per videoconferenza, anche il collaboratore di giustizia di Altofonte, Gioacchino La Barbera. Intanto proseguono le ricerche di «Nardo» Messina. 



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