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Trapani | Cronaca

Indagini sull'eolico, arrestato Nicastri

18 Aprile 2019 14:29, di
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La Dia di Trapani indaga anche sul sottosegretario leghista Siri

Dagli arresti domiciliari avrebbe continuato a gestire i suoi affari, per i quali i magistrati hanno  ipotizzato  l’aggravante dell’agevolazione di Cosa nostra. Così Vito Nicastri, imprenditore alcamese dell’eolico, sottoposto agli arresti domiciliari, si è visto revocare tale provvedimento ed è stato portato in carcere. Nell’ambito della stessa inchiesta spunta anche un nome eccellente, quello del sottosegretario leghista ai Trasporti Armando Siri, 47 anni, di Genova, che secondo i magistrati di Roma e Palermo avrebbe presentato degli emendamenti per favorire le leggi in cambio di una promessa di 30mila euro. L’indagine, condotta in parallelo anche dai pm di Roma, ipotizza uno scambio di favori, utilità e denaro per agevolare aziende vicine a Nicastri. Leggi in cambio di denaro, pratica che sarebbe emersa da alcune intercettazioni di colloqui tra gli imprenditori che chiedevano aiuto per i loro affari. Secondo i magistrati «Siri avrebbe messo in atto alcune attività parlamentari e di governo per favorire le richieste». Il sottosegretario finisce sotto inchiesta per corruzione con altre nove persone, nell’ambito di accertamenti svolti dalla Direzione investigativa antimafia di Trapani, per conto della procura di Palermo. Immediata la replica di Siri  che ha detto di non sapere assolutamente nulla, di non avere idea di tutte queste cose. "E' una follia, mi viene da ridere". Ma non la pensa così il Movimento 5 Stelle visto che il vice premier Di Maio si è espresso per la richiesta di dimissioni ritenute “opportune, mentre il ministro Toninelli, responsabile delle infrastrutture, ha  ritirato le deleghe al suo (ormai ex) vice indagato.  Intanto sono state effettuate perquisizioni in contemporanea a  Palermo, negli uffici dell’assessorato regionale all’Energia,  a Roma, e  nell’abitazione e nelle pertinenze dello stesso Nicastri, imprenditore di cui si occupò anche il  Financial Times che lo battezzò come il «signore del vento» e ritenuto uno dei  prestanome del superlatitante Matteo Messina Denaro.

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